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Sarasvatī, o Saraswatī, (in sanscrito सरस्वती, lett. "colei che scorre"), è la prima delle tre grandi dee dell'induismo, insieme a Lakṣmī e Pārvatī[1][2], e la consorte (o śakti) di Śrī Brahmā, il Creatore.
Origine e contesto nell'induismo
Nei Veda
Sarasvatī è venerata sin dall'epoca vedica come dea della conoscenza e delle arti, della letteratura, musica, pittura e poesia, ma anche della verità, del perdono, delle guarigioni e delle nascite; è spesso menzionata nel Rig Veda e nei Purāṇa come divinità fluviale.
Gli inni del Rig Veda dedicati a Sarasvatī la citano come un possente fiume dalle acque creatrici, purificanti e nutrienti; la teoria più accreditata al riguardo è che l'antico fiume Sarasvati fosse costituito dal vecchio percorso dell'attuale fiume Yamuna, che scorreva per un tratto parallelamente al fiume Indo sul letto dell'attuale fiume Ghaggar-Hakra, per andare poi a sfociare nel Rann di Kutch, che all'epoca era parte integrante del Mar Arabico.
Nel Vedānta viene invece citata come energia femminile e aspetto (śakti) di Brahmā, in particolare come personificazione della sua conoscenza; come nei testi più antichi, è venerata anche come dea delle arti. I fedeli che seguono l'insegnamento del Vedānta credono che solo attraverso la conoscenza è possibile la realizzazione del Sè o mokṣa, liberazione dal Saṃsāra, e quindi solo pregando Sarasvatī di concedere la vera conoscenza è possibile raggiungere l'illuminazione.
Epoca Post-Vedica
Come divinità fluviale Sarasvatī è sempre stata associata alla fertilità e alla prosperità, ma anche alla purezza e alla creatività. Nell'epoca post-vedica, avendo perso il suo status di divinità fluviale, il suo nome "colei che scorre" fu applicato al pensiero e alla parola, associandola alle arti letterarie e figurative; divenne Madre Divina e consorte di Brahmā il Creatore, elevando ulteriormente la sua simbologia, come personificazione di creatività e conoscenza, venerata non solo per la conoscenza del mondo, ma anche e soprattutto per quella del divino, chiave di volta del mokṣa.
Il Sarasvatī Stuti dichiara che la dea è l'unica ad essere venerata da tutti i tre elementi della trimurti, Brahmā, Visnù, e Śiva, così come da tutti i deva, gli asura, i gandharva e i nāga.
Raffigurazione
Sarasvatī è spesso rappresentata come una bella donna vestita di bianco, spesso seduta su un fiore di loto bianco o sul suo veicolo (vaahan), un cigno; è associata al bianco in quanto colore della purezza della vera conoscenza, ma occasionalmente anche al giallo, colore dei fiori di senape, che fioriscono nel periodo delle sue festività. Non è generalmente adornata da gioielli e preziosi come Lakṣmī, ed anzi è spesso in abiti austeri.
Spesso ha quattro braccia che rappresentano la mente, l'intelletto, la coscienza e l'ego, i quattro aspetti della persona coinvolti nell'apprendimento. Le mani in questi casi reggono:
- I Veda, che rappresentano l'universale, divina, eterna e vera conoscenza.
- Un mālā di perle bianche, che rappresentano il potere della meditazione e della spiritualità.
- Un'ampolla di acqua sacra, che rappresenta la forza creatrice e purificatrice.
- Una vina, che rappresenta le arti.
Il suo veicolo, un cigno bianco, simboleggia il discernimento tra bene e male e tra l'eterno e l'effimero: si dice che se gli si offre una mistura di acqua e latte egli riesca a bere solo il latte.
È spesso rappresentata accanto a un fiume, in relazione alle sue origini di divinità fluviale ed al suo stesso nome; anche il cigno potrebbe essere collegato alle sue origini.
Talvolta è seduta su un pavone, che rappresenta l'arroganza e la vanità; sedendo su di esso dimostra di essere superiore a queste qualità, e simboleggia il distacco dalle apparenze esteriori.
Festività
La festa principale in onore di Sarasvatī cade durante il Navaratri; in particolare nel Sud dell'India, il Sarasvatī Pūjā è una cerimonia molto sentita; gli ultimi tre giorni del Navaratri, a partire dal Mahalaya Amavasya (il giorno di luna nuova) sono dedicati alla dea; nel nono giorno di Navaratri (Mahanavami), tutti i libri e gli strumenti musicali sono raccolti vicino alle statue della dea all'alba e venerati con preghiere speciali, e non è permesso studiare né praticare le arti, perché la dea lasci la sua benedizione sui libri e sugli strumenti. Il puja si conclude nel decimo giorno di Navaratri (Vijaya Dashami) e la dea è nuovamente venerata prima che si proceda a portar via libri e strumenti; è tradizione che questo giorno sia speso studiando e praticando le arti, ed esso è noto come Vidya-aarambham (inizio della conoscenza).
Durante il Basant Panchmi, che cade alla fine di gennaio o all'inizio di febbraio, le si rivolgono preghiere e puja, specialmente da parte di artisti, scienziati, dottori e avvocati.
A Pushkar, nel Rajasthan, c'è un tempio a lei dedicato su una montagna più alta di quella del tempio di Brahmā.
Sarasvatī al di fuori dell'induismo
Come già per Tara, anche il culto di Sarasvatī fu assorbito nel pantheon buddhista e in particolare nel Sutra della Luce Dorata, che ha una sezione a lei dedicata; attraverso le prime traduzioni in cinese si diffuse in Cina, dove oggi è per lo più scomparso, e da qui in Giappone dove la dea è tuttora venerata col nome Benzaiten.
Tra gli altri nomi con cui è nota citiamo:
- Arya
- Bharati: "Colei che irradia conoscenza e saggezza"
- Brāhmī o Brāhmani: "Sposa di Brahmā"
- Hamsavahini: "Colei che cavalca un cigno (hamsa)"
- Shāradā
- Shonapunya
- Vagishvari: "Dea della parola"
- Vānī
- Vinidra: "Colei che è sempre sveglia"
La ḍākinī del buddhismo tibetano Yeshey Tsogyel è talvolta considerata manifestazione di Sarasvatī.
Sarasvatī è venerata in Myanmar come Thuyathati (သူရသ္သတီ), ed è rappresentata come una vergine seduta su uno hintha (hamsa); è molto venerata nel buddhismo burmese, soprattutto prima di prove ed esami.
Altri significati
- "Sarasvati" (o varianti del nome) è tuttora un nome di donna diffuso in India.
- Esistono altri fiumi col nome di Sarasvati; uno di loro scorre tuttora in India dall'estremità occidentale dei monti Aravalli all'estremità orientale del Rann di Kutch.
Note
- ^ Encyclopaedia of Hinduism, Sarup & Sons, 1999, p. 1214, ISBN 978-81-7625-064-1.
- ^ Female Hindu deities – the Tridevi - Nature of Ultimate Reality in Hinduism - GCSE Religious Studies Revision - Edexcel, su BBC Bitesize. URL consultato il 23 marzo 2022.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sarasvati
Collegamenti esterni
- Sarasvatī, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- (EN) Sarasvati, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Sarasvati.it: Sito degli appassionati di strumenti musicali induisti, su sarasvati.it.
- Sarasvatī su IlCerchioDellaLuna.it, su ilcerchiodellaluna.it.
- (EN) Il Mantra di Sarasvatī, su rudraksha-ratna.com. URL consultato il 10 ottobre 2006 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).
- (EN) Sarasvati, The Goddess of Learning, su stephen-knapp.com.
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