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In linguistica, si intende per base (o anche forma base o base lessicale) un lessema passibile di trasformazione in parola complessa (per derivazione o composizione).[1]
Le basi sono oggetto di studio nell'analisi del rinnovamento lessicale interno delle lingue: dalla parola italiana forno, ad esempio, deriva il nomen agentis fornaio, nonché svariate altre forme (infornare, altoforno ecc.). Come si vede, tra la base e le forme derivate rimane un legame sia formale che semantico[1]: così da cane deriva canino, mentre nel caso di suppletivismo "debole" resta il legame semantico ma non quello formale (come nella coppia cavallo-equestre)[2].
Anche nel caso di derivati per composizione può esserci o meno un manifesto legame formale con le rispettive basi: così tra asciugamano, da un lato, e asciugare e mano, dall'altro, il legame formale è manifesto, mentre non è manifesto, ad esempio, in molte lingue speciali (così nel repertorio medico, che fa ampio utilizzo di basi etimologiche relative al greco classico).[1]
È considerata "base" anche la forma lessicale da cui per alterazione originano altre forme, le quali, talvolta, si rendono autonome (cioè si lessicalizzano), come nel caso dei sostantivi italiani palazzina e villino (in origine "piccolo palazzo" e "piccola villa", rispettivamente)[3].
Note
Bibliografia
- Gian Luigi Beccaria (a cura di), Dizionario di linguistica, ed. Einaudi, Torino, 2004, ISBN 978-88-06-16942-8