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Pianta del campo di Leopoli

Il campo di concentramento di Leopoli è situato a Leopoli, in Ucraina. Il campo era noto anche con il nome di campo di concentramento di Janowska, dalla vicina via Janowska nella periferia di Lwów, fu costruito nel settembre 1941 dai nazisti ed era un campo di concentramento che combinava le caratteristiche dei campi di lavoro, di transito e di sterminio.[1].

Il campo fu liquidato nel novembre 1943, con le prove dell'omicidio di massa in gran parte distrutte nel programma nazista di Sonderaktion 1005. Le stime indicano che il numero totale di prigionieri che sono passati attraverso il campo di Janowska varia tra 100.000 e 120.000 persone, per lo più ebrei polacchi e sovietici.[2] Il numero delle vittime uccise nel campo è stimato tra 35.000 e 40.000 persone.

Il contesto storico

Lwów era una città multiculturale appena prima della seconda guerra mondiale, con una popolazione di 312.231 abitanti. I 157.490 polacchi etnici della città costituivano poco più del 50%, con gli ebrei al 32% (99.595) e gli ucraini al 16% (49.747).[3] Il 28 settembre 1939, dopo l'invasione congiunta sovietico-tedesca, l'URSS e la Germania nazista firmarono il Trattato di frontiera tedesco-sovietico, che assegnò circa 200.000 kmq di territorio polacco, abitato da 13,5 milioni di persone in tutto, all'Unione Sovietica. Leopoli fu quindi annessa all'Unione Sovietica come parte della SSR ucraina.[4]

Al momento dell'attacco tedesco all'Unione Sovietica nel giugno 1941, nella città vivevano circa 160.000 ebrei;[5] il numero era aumentato di decine di migliaia a causa dell'arrivo dei rifugiati ebrei dalla Polonia occupata dai tedeschi alla fine del 1939.[6] Leopoli fu occupata dalla Wehrmacht il 30 giugno 1941. Gli ebrei furono costretti dai tedeschi a rimuovere i corpi delle vittime dei massacri di prigionieri del NKVD, per i quali la propaganda nazista ed i nazionalisti ucraini hanno accusato gli ebrei.[3] Nei successivi pogrom di luglio e nelle concomitanti uccisioni delle Einsatzgruppen, furono assassinati migliaia di ebrei.[7]

Il ghetto di Leopoli

All'inizio del novembre 1941, i nazisti chiusero le porzioni settentrionali della città, formando così il ghetto di Lwów.[8] Durante il trasferimento forzato delle famiglie ebree nel ghetto appena creato, la polizia tedesca ha sparato e ucciso migliaia di ebrei anziani e malati mentre attraversavano il ponte ferroviario su via Pełtewna, divenuto tristemente noto come il ponte della morte per gli ebrei. Diversi mesi dopo, nel marzo 1942, la polizia nazista di Fritz Katzmann iniziò a deportare gli ebrei dal ghetto al campo di sterminio di Belzec. Nell'agosto 1942, più di 65.000 ebrei di Lwów erano stati mandati via a bordo dei treni dell'Olocausto e uccisi. All'inizio di giugno 1943, i tedeschi distrussero e liquidarono il ghetto.[9]

Il campo di lavoro e di transito

Nel settembre 1941, oltre al ghetto di Leopoli, le autorità di occupazione costruirono una fabbrica di armamenti, la DAW (Deutsche Ausrüstungswerke), nella Steinhaus Milling Machines Merchants (Maszyny młyńskie - Sprzedaż) in via Janowska 134 (indirizzo Grodecka 10a),[10] nella periferia nord-occidentale di Lwów. Questa fabbrica entrò a far parte di una rete di fabbriche di proprietà e gestite dalle SS. Il comandante del campo era l'SS-Haupsturmführer Fritz Gebauer. Gli ebrei che lavoravano in questa fabbrica venivano usati come schiavi, lavorando principalmente nella falegnameria e nella lavorazione dei metalli.

Nell'ottobre 1941, i nazisti stabilirono un campo di concentramento vicino alla fabbrica, che ospitava i lavoratori forzati insieme ad altri prigionieri. Migliaia di ebrei del ghetto furono costretti a lavorare come schiavi in questo complesso. Quando il ghetto fu liquidato dai nazisti, gli abitanti del ghetto che erano idonei al lavoro furono mandati al campo Janowska; gli altri furono deportati a Belzec per essere sterminati. Il campo di concentramento era sorvegliato da un battaglione SS-Sonderdienst delle guardie Hiwi addestrate dalle SS conosciute come uomini Trawniki, provenienti dai prigionieri di guerra sovietici.[11]

Oltre ad essere un campo di lavoro forzato per gli ebrei, Janowska era un campo di transito (Durchgangslager Janowska) durante le deportazioni di massa degli ebrei polacchi nei centri di sterminio nel 1942 da tutta la Polonia sud-orientale occupata dai tedeschi. Gli ebrei sono stati sottoposti a un processo di selezione nel campo di Janowska simile a quello utilizzato nei campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau e Majdanek: i classificati come idonei al lavoro sono rimasti a Janowska per i lavori forzati; la maggior parte, respinta in quanto inabile al lavoro, fu deportata a Belzec e uccisa, oppure fu fucilata al burrone di Piaski, situato appena a nord del campo. Nell'estate e nell'autunno del 1942, migliaia di ebrei (principalmente dal ghetto di Lwów) furono deportati a Janowska e uccisi nella gola di Piaski.

Di tanto in tanto, i nazisti permettevano a piccoli gruppi di ebrei di andare in città per assenze di un giorno. Avrebbero usato questa libertà temporanea per dissotterrare la Torah nascosta nel cimitero ebraico di Lwów, tagliarla in pezzi che hanno nascosto sotto i loro vestiti e poi introdotti di nascosto nel campo. Dopo la guerra i sopravvissuti assemblarono i vari pezzi in un unico rotolo, la Yanov Torah. È conservata in California.[12]

La liquidazione

I sopravvissuti dell'unità Sonderkommando 1005 del campo ritratti accanto a una macchina per frantumare le ossa

Prima dell'avanzata sovietica, nel novembre 1943 il nuovo comandante del campo SS-Hauptsturmführer, Friedrich Warzok, fu incaricato dell'evacuazione dei detenuti da Janowska a Przemyśl.[13] I tedeschi tentarono di distruggere le tracce dello sterminio di massa durante la Sonderaktion 1005. I prigionieri sono stati costretti ad aprire le fosse comuni nella foresta di Lesienicki e a bruciarne i corpi. Il 19 novembre 1943, i detenuti del Sonderkommando organizzarono una rivolta contro i nazisti e tentarono una fuga di massa. Alcuni riuscirono a fuggire, ma la maggior parte fu catturata e uccisa. Al momento della liquidazione del campo, le SS ed i loro ausiliari locali, uccisero almeno 6.000 ebrei sopravvissuti alla rivolta di Janowska, nonché gli ebrei negli altri campi di lavoro forzato in Galizia.[14]

La Commissione di Stato straordinaria sovietica ha stabilito che oltre 200.000 persone sono state uccise a Janowska nel corso delle operazioni nel campo. Le ceneri mescolate con le ossa frantumate furono seppellite in vari luoghi.[15] Leon Weliczker Wells disse alla Commissione che tra il 6 giugno e il 20 novembre 1943, la sua "squadra ha bruciato più di 310.000 corpi", di cui 170.000 nelle immediate vicinanze del campo e altri 140.000 o più nell'area di Lysynychi. di Lwów orientale.[16] Weliczker ripeté l'affermazione di "poche centinaia di migliaia" al processo di Adolf Eichmann nel 1961.[17] Weliczker ha anche descritto il suo lavoro come parte della Sonderaktion 1005 nel suo libro di memorie Death Brigade (The Janowska road) (1978).

Le strutture rimanenti a Janowska, furono usate dai sovietici come campo di prigionia dopo la sua liberazione.[15]

Tango della morte

Lo stesso argomento in dettaglio: Tango della morte.
L'orchestra esegue un tango identificato per l'occasione come "Tango della morte"

Nel campo di concentramento di Janowska, i nazisti condussero torture e uccisioni insieme a esecuzioni musicali. I membri dell'orchestra, i quali erano loro stessi in maggioranza prigionieri, dovevano suonare un tango conosciuto e famoso come il tango argentino "Plegaria" o come il tango polacco "To Ostatnia Niedziela"» identificati per l'occasione come Tango della Morte[18][19]. Tra i membri c'erano il professore Shtriks del Teatro dell'Opera di Leopoli, il direttore dell'opera Mund e altri noti musicisti ebrei.

Durante le impiccagioni, i nazisti ordinarono all'orchestra di suonare il tango, mentre durante le torture i musicisti dovevano suonare il foxtrot. Alcune sere i musicisti dell'orchestra venivano fatti suonare sotto le finestre del comandante del campo per ore e ore.

Alla vigilia della liberazione di Leopoli, i nazisti tedeschi ordinarono a 40 musicisti d'orchestra di formare un cerchio. Le guardie di sicurezza erano intorno ai musicisti e hanno ordinato loro di suonare. Per prima cosa è stato giustiziato il direttore d'orchestra, Mund. Quindi il comandante ordinò ai musicisti di venire uno ad uno al centro del cerchio, di mettere a terra il loro strumento e di spogliarsi nudi, dopodiché furono uccisi con un colpo alla testa.

Una foto dei musicisti dell'orchestra era uno dei documenti incriminanti al processo di Norimberga. La storia di Jacob Mund è descritta nel libro intitolato Tango of Death.[20]

Persone legate al campo

Note

  1. ^ Beorn Waitman Wade, Last Stop in Lwów: Janowska as a Hybrid Camp, in Holocaust and Genocide Studies, vol. 32, n. 3, 2018, pp. 445–471, DOI:10.1093/hgs/dcy041.
  2. ^ Emil Kerenji, Jewish Responses to Persecution: 1942–1943, Rowman & Littlefield, 2014, pp. 69–70, 539, ISBN 978-1442236271.
  3. ^ a b Himka John-Paul, The Lviv Pogrom of 1941: The Germans, Ukrainian Nationalists, and the Carnival Crowd, in Canadian Slavonic Papers, vol. 53, 2–4, 2011, pp. 209–243, DOI:10.1080/00085006.2011.11092673, ISSN 0008-5006 (WC · ACNP), Taylor & Francis.
  4. ^ Gross Jan Tomasz, Revolution from Abroad: The Soviet Conquest of Poland's Western Ukraine and Western Belorussia, Princeton, Princeton University Press, 2002, pp. 17, 28–30, ISBN 0691096031.
  5. ^ Beorn Waitman Wade, The Holocaust in Eastern Europe: At the Epicenter of the Final Solution, Bloomsbury Publishing, 2018, p. 136, ISBN 978-1474232227.
  6. ^ Christine Kulke, Lwów, in Geoffrey P. Megargee (a cura di), Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945. Ghettos in German-Occupied Eastern Europe, II, part A, The United States Holocaust Memorial Museum, 2012, p. 802, ISBN 978-0-253-00202-0.
  7. ^ Christine Kulke, Lwów, in Geoffrey P. Megargee (a cura di), Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945. Ghettos in German-Occupied Eastern Europe, II, part A, The United States Holocaust Memorial Museum, 2012, ISBN 978-0-253-00202-0.
  8. ^ Claudia Koonz, SS Man Katzmann's "Solution of the Jewish Question in the District of Galicia" (PDF), in The Raul Hilberg Lecture, University of Vermont, 2 novembre 2005, pp. 2, 11, 16–18. URL consultato il 30 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2015).
  9. ^ Filip Friedman, Zagłada Żydów lwowskich (Extermination of the Jews of Lwów) OCLC 38706656.
  10. ^ Jewishgen.org (May 2005), Businesses, Partnerships and Addresses: Steinhaus Milling Machines-Merchants Archiviato il 29 gennaio 2018 in Internet Archive.
  11. ^ Holocaust Encyclopedia, Trawniki, su ushmm.org, United States Holocaust Memorial Museum. URL consultato il 21 luglio 2011.
  12. ^ Erwin Herman e Agnes Herman, The Yanov Torah, Kar-Ben Publishing, 1985, ISBN 978-0930494452.
  13. ^ Levy Alan, Nazi Hunter: The Wiesenthal File, 2002ª ed., Londra, Constable & Robinson, 2006, ISBN 978-1-84119-607-7.
  14. ^ USHMM, Janowska, United States Holocaust Memorial Museum. URL consultato il 18 novembre 2018. Ospitato su Holocaust Encyclopedia.
  15. ^ a b Carmelo Lisciotto, H.E.A.R.T., The Soviet Special Commission, su holocaustresearchproject.org, Holocaust Education & Archive Research Team, 2007. URL consultato il 28 gennaio 2018. Ospitato su Janowska – Lvov.
  16. ^ Avner Falk, Anti-semitism: A History and Psychoanalysis of Contemporary Hatred, ABC-CLIO, 2008, p. 191, ISBN 9780313353840.
  17. ^ The Trial of Adolf Eichmann Session #23, su nizkor.org, 2 maggio 1961. URL consultato il 23 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2019).
  18. ^ Dina Siegel e Frank Bovenkerk, Crime and Music pagg. 199-201, Berlino, Spinger Nature Switzerland AG, 2021, ISBN 978-30-3049-877-1.
  19. ^ Crime and Music pagg. 199-201, su books.google.it. URL consultato il 21 febbraio 2022.
  20. ^ (EN) O'Hare Vinny, Tango of Death: A True Story of a Holocaust Survivor [collegamento interrotto], su awesomegang.com. URL consultato il 15 aprile 2020.

Bibliografia

  • Dina Siegel e Frank Bovenkerk, Crime and Music, Berlino, Spinger Nature Switzerland AG, 2021, ISBN 978-30-3049-877-1.

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