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Umberto Malvano | |||||||||||||
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Nazionalità | Italia | ||||||||||||
Calcio | |||||||||||||
Ruolo | Attaccante | ||||||||||||
Termine carriera | 1913 | ||||||||||||
Carriera | |||||||||||||
Squadre di club1 | |||||||||||||
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1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato. Il simbolo → indica un trasferimento in prestito. | |||||||||||||
Umberto Malvano | |||||||
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Informazioni personali | |||||||
Arbitro di | Calcio | ||||||
Sezione | Non esistevano le sezioni all'epoca. | ||||||
Professione | Ingegnere | ||||||
Attività nazionale | |||||||
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Premi | |||||||
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Umberto Malvano (Moncalieri, 17 luglio 1884 – Milano, 15 settembre 1971) è stato un calciatore, arbitro di calcio e dirigente sportivo italiano. Da studente tredicenne di ginnasio partecipò alla fondazione della Juventus nel 1897, divenendone in seguito presidente[2].
Diciassettesimo figlio di Alessandro, deputato[3] e assessore alle finanze del Comune di Torino[4][5], Malvano giocò per quattro stagioni tra i bianconeri prima di trasferirsi a Pavia per il servizio di leva. In Lombardia conobbe i dirigenti del Milan, che lo tesserarono come ala sinistra per la fortunata campagna agonistica del 1906 che sfociò nel secondo scudetto dei rossoneri, vinto proprio contro la Juventus: dopo gli insulti che ricevette nella trasferta al Velodromo Umberto I l'11 marzo[6], Malvano preferì non ripresentarsi quando, il 29 aprile, a Torino fu in programma lo spareggio per il titolo. Finito l'impegno di leva col grado di tenente di complemento d'artiglieria, tornò a giocare con la Juventus fino al 1913. Nel 1909 venne eletto Presidente del club per le due stagioni successive[7].
Laureatosi in ingegneria, mantenne i propri interessi a cavallo fra le due più ricche regioni italiane e la sua ampia rete di conoscenze gli permise di intercedere per ottenere, nel 1913, la provvisoria iscrizione della Juventus nel girone di Prima Categoria gestito dal Comitato Regionale Lombardo per le sole qualifiche regionali. Malvano fu poi anche arbitro e vicepresidente della FIGC.
Nel 1948 in occasione del 50º anniversario della F.I.G.C. fu insignito del titolo di pioniere del calcio italiano.[8]
Nel 1956, a seguito delle voci che paventavano una fusione tra le due maggiori squadre cittadine, scrisse una lettera aperta al Presidente del tempo contro tale eventualità:
«Abbiamo letto nella stampa di ieri la chiara smentita che ella ha dato alle voci nuovamente circolanti di una fusione col Torino. Dio sia lodato! Speriamo che non se ne parli mai più. Per noi che da tanti, tanti anni, ci sentiamo orgogliosi dei nostri colori sarebbe stato come se la Juventus, nostra amorosa madre sportiva, abbandonasse noi, suoi figli di sempre, per sposare uno sconosciuto, che non potremmo mai, assolutamente mai, amare neanche in minimissima parte. La preghiamo tanto: ci preservi da così grande jattura e voglia scusare questo sfogo dettato dal cuore»
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Morì a Milano il 15 settembre 1971.