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Terremoto del Gran Sasso
del 1950-1952
Data5 settembre 1950
Ora04:08
Magnitudo Richter5,7
Magnitudo momento5.8[1]
EpicentroCampotosto
42°32′49.2″N 13°27′25.2″E
Stati colpitiItalia (bandiera) Italia
Intensità MercalliVIII
Vittime3
Mappa di localizzazione: Italia
Terremoto del Gran Sasso del 1950-1952
Posizione dell'epicentro

Il terremoto del Gran Sasso del 1950-1952 è stato un insieme di eventi sismici verificatisi tra il 1950 e il 1952 nell'area alle pendici del Gran Sasso d'Italia e dei Monti della Laga, tra le province dell'Aquila, di Rieti e di Teramo.

Eventi sismici

Si tratta di una delle più intense e durature crisi sismiche ad aver colpito l'area; l'origine sismotettonica è da collegarsi al complesso sistema di faglie dell'Appennino abruzzese ed in particolare alla serie composta dalla faglia dei Monti della Laga (Amatrice-Capitignano) e da quella del Gran Sasso d'Italia (Assergi-Campo Imperatore).[2]

La sequenza cominciò già all'inizio del 1950 come testimoniato da due eventi registrati a marzo nel distretto sismico dei Monti della Laga: il primo si verificò il 7 marzo ed ebbe una magnitudo momento di 4.7 con epicentro nei pressi di Amatrice,[3] mentre il secondo ebbe luogo il 12 marzo e fece registrare una magnitudo momento di 4.2 ed epicentro nei pressi di Accumoli.[4]

Il terremoto del 5 settembre 1950

La scossa principale si verificò il 5 settembre, intorno alle ore 04:08, facendo registrare una magnitudo momento di 5.8 ed un'intensità pari all'VIII grado della scala Mercalli.[1] Fu preceduta da una forte scossa premonitrice che, secondo le testimonianze dell'epoca, venne avvertita in numerose località.[2]

L'epicentro venne localizzato nella valle del Vomano, tra Campotosto e Nerito,[1] ma gli effetti si propagarono soprattutto sul versante nord-orientale del Gran Sasso.[2] Le località più colpite furono Accumoli e Amatrice nella provincia di Rieti, Arsita, Bisenti, Campli, Colledara, Fano Adriano e Isola del Gran Sasso d'Italia nella provincia di Teramo, Campotosto, Capitignano e Montereale nella provincia dell'Aquila. Si verificarono inoltre due vittime a Farindola, nel pescarese, e un centinaio di feriti in tutto il cratere sismico.[1]

Nonostante l'estensione dei danni, diffusi su tre regioni, il terremoto riscosse debolissimo eco sulla stampa nazionale; ciò viene ricondotto al fatto che il sisma colpì un'area poco densamente abitata, caratterizzata da piccoli centri montani, e i crolli verificatisi avvennero anche a causa di un'edilizia povera, di tipo rurale, già gravemente danneggiata dalla seconda guerra mondiale.

Al sisma del 5 settembre, seguirono numerose repliche che produssero nuovi danni: le più significative si verificarono il 18 settembre 1950 con danni a Montereale, l'8 marzo 1951 con danni a Pizzoli e il 21 maggio 1951 con danni a Campli.[2] Il 2 agosto 1951 si verificò un sisma avente magnitudo momento di 4.5 nei pressi di Amatrice.[5]

Il terremoto dell'8 agosto 1951

Un nuovo terremoto si verificò l'8 agosto 1951, alle ore 19:56.[6] Gli ultimi studi ritengono che l'area epicentrale, inizialmente collocata nel teramano, possa coincidere con quella dell'evento del 5 settembre ed è oggi localizzata tra la valle del Chiarino e la valle del Vasto.[2] Il sisma ebbe una magnitudo momento di 5.2 ed un'intensità pari al VII grado della scala Mercalli.[6]

Risultarono particolarmente colpite le località di Cagnano Amiterno e Paganica in provincia dell'Aquila, Isola del Gran Sasso e Nerito in provincia di Teramo.[6]

La sequenza sismica si protrasse anche nel 1952. Successivamente, si verificarono altri forti eventi che non vengono direttamente collegati alla sequenza del 1950-1952: il sisma del 7 ottobre 1956 con epicentro nei pressi di Cagnano Amiterno, il sisma del 24 giugno 1958 con epicentro nei pressi dell'Aquila e i terremoti del 16 marzo 1960 e 27 luglio 1963 con epicentro nei pressi di Amatrice.

Note