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La teoria del prospetto è una teoria della decisione formulata dagli psicologi israeliani Daniel Kahneman e Amos Tversky nel 1979[1]. Essa rappresenta un'alternativa "descrittiva" alla teoria dell'utilità attesa di John von Neumann e Oskar Morgenstern.
Ciò significa che, mentre la teoria classica aveva il fine di stabilire le condizioni ideali ("normative") secondo cui una decisione può essere definita "razionale", la teoria del prospetto si propone invece di fornire una descrizione di come gli individui effettivamente si comportano di fronte a una decisione. La teoria del prospetto si focalizza in particolare sulle decisioni in condizione di rischio, che sono definite come le decisioni in cui è conosciuta (o si può stimare) la probabilità associata ai possibili esiti di ogni alternativa a disposizione[2].
L'aspetto più innovativo di questa formulazione sta nel fatto che essa si basa su evidenze empiriche. Attraverso numerosi esperimenti di psicologia cognitiva, infatti, Kahneman e Tversky dimostrarono come le scelte degli esseri umani violassero sistematicamente i principi della razionalità economica[3]. In particolare i due autori posero l'accento su tre importanti fenomeni psicologici, in realtà collegati tra loro:
Riflessione: Kahneman e Tversky raggiunsero, con la Teoria del Prospetto, due conclusioni: le persone attribuiscono valori ai guadagni e alle perdite, piuttosto che alla ricchezza in sé e i pesi decisionali sono assegnati ai risultati con diverse probabilità.[6] In particolare nel dominio positivo della funzione di valore l'uomo dimostra un'avversione alle perdite. Invece in presenza di premi negativi il soggetto tende ad effettuare un “Reflection Effect” cioè a invertire l'ordine delle preferenze in quanto le lotterie sono valutate considerando solo la situazione finale di ricchezza e non la eventuale perdita che vi ha portato. L'inversione delle preferenze nel dominio negativo implica che, se il soggetto è avverso al rischio per premi positivi esso sarà ora propenso al rischio[7] in contrasto con la teoria normativa neoclassica di John von Neumann che vorrebbe l'indipendenza dell'ordine di preferenza nei domini positivo e negativo.
L'euristica della rappresentatività sembra influenzare anche la soluzione di problemi che richiedono l'uso del seguente principio:
Dati due eventi e , la probabilità dell'evento congiunto è minore o uguale alla probabilità che i due eventi si presentino singolarmente:
Posto che di due caratteristiche e , la caratteristica viene considerata più rappresentativa di una persona sulla base di una sua descrizione, la maggior parte degli individui tende a ritenere la descrizione più probabile della descrizione da sola. Gli individui anche qui basano la loro stima di probabilità sulla rappresentatività dell'evento, trascurando il principio di base.
Ciò è quanto sembra emergere dalle ricerche condotte utilizzando il problema di Linda, strutturato nel modo che segue:
Linda ha 31 anni, nubile, estroversa, brillante, laureata in filosofia, da studentessa molto impegnata politicamente e di ideologia anti-nucleare.
I soggetti devono mettere in ordine di probabilità i seguenti enunciati:
Nel 90% dei casi l'enunciato A veniva considerato meno probabile dell'enunciato , e cioè maggiore uguale a , laddove è noto che e .
Secondo gli autori la condizione è considerata più probabile della condizione (fa la commessa) perché la prima è percepita più rappresentativa della seconda.
Il problema quindi provoca un conflitto tra l’intuizione della rappresentatività e la logica della probabilità. I giudizi di probabilità dati da chi ha risposto al quesito corrispondevano esattamente ai giudizi di rappresentatività, cioè di somiglianza con gli stereotipi: i risultati più rappresentativi si combinano con la descrizione della personalità per produrre le storie più coerenti.
La teoria del prospetto integra in una formulazione matematica gli aspetti più propriamente psicologici della valutazione individuale con il principio fondamentale della teoria dell'utilità attesa, secondo cui la scelta più razionale è quella che massimizza il prodotto del valore atteso di ogni evento per la sua probabilità. Kahneman e Tversky introducono infatti una value function, in cui le probabilità degli eventi possibili viene ponderata attraverso il valore , che rappresenta il ‘'peso'’ che ogni esito ha nella valutazione dell'individuo. La value function è descritta dall'equazione
dove è una trasformazione, non lineare, delle probabilità .
Come risulta chiaro dalla rappresentazione, la value function ha un andamento non lineare: in particolare, considerando il centro del grafico come la situazione di partenza del decisore (status quo), la funzione è concava nella regione dei guadagni e convessa nella regione delle perdite: questo significa che piccole variazioni vicine al punto di partenza (in entrambe le regioni) hanno un impatto maggiore sulla scelta rispetto a grosse variazioni lontane dal punto stesso. Inoltre, la curva ha una pendenza maggiore nella regione delle perdite, il che permette di spiegare il fenomeno descritto precedentemente come avversione alle perdite: Un guadagno e una perdita dello stesso valore assoluto non hanno lo stesso effetto sulla scelta, ma una perdita ha proporzionalmente un impatto maggiore.
La teoria del prospetto ha avuto un notevole successo, soprattutto in ambito economico, tanto che uno dei suoi autori, Daniel Kahneman, ha vinto nel 2002 il Premio Nobel per l'economia. Le sue previsioni si sono rivelate efficaci, soprattutto, nel descrivere il comportamento degli investitori e degli agenti economici, e nel fornire una spiegazione ad alcune violazioni della teoria dell'Utilità come l'effetto costo sommerso (sunk cost) e l'effetto possesso (endowement). Tuttavia la sua validità psicologica, e in particolare la sua estendibilità a contesti diversi da quello finanziario non sono universalmente condivise. Una possibile applicazione della teoria del prospetto al di fuori del contesto economico è stata tuttavia fornita dallo storico militare John A. Lynn, il quale sostiene che la teoria fornisce un'interessante, anche se non direttamente verificabile, interpretazione della politica estera di Luigi XIV negli ultimi anni del suo regno[8].
Dal punto di vista della teoria della decisione, la teoria del prospetto, pur avendo meriti indiscutibili, vìola il principio della dominanza stocastica, che si applica alle situazioni in cui una determinata distribuzione di probabilità sugli esiti è superiore ad un'altra. Nel 1992 è stata sviluppata dagli stessi autori una versione riveduta della teoria, detta teoria del prospetto cumulativo[9], che include le situazioni di dominanza stocastica.