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Raymond Poulidor | |||||||||||||||||||
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Raymond Poulidor nel 2004 | |||||||||||||||||||
Nazionalità | Francia | ||||||||||||||||||
Ciclismo | |||||||||||||||||||
Specialità | Strada | ||||||||||||||||||
Termine carriera | 1977 | ||||||||||||||||||
Carriera | |||||||||||||||||||
Squadre di club | |||||||||||||||||||
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Nazionale | |||||||||||||||||||
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Raymond Poulidor (Masbaraud-Mérignat, 15 aprile 1936 – Saint-Léonard-de-Noblat, 13 novembre 2019[1]) è stato un ciclista su strada francese. Professionista dal 1960 al 1977, vinse una Vuelta a España, sette tappe al Tour de France, una Milano-Sanremo e una Freccia Vallone. È noto in tutto il mondo come "L'Eterno Secondo" (L'Éternel Second), per i suoi svariati piazzamenti sul podio, ma scarse vittorie, nonostante le sue ottime qualità.[2]
Nei suoi diciotto anni di carriera da professionista ha avuto modo di correre a fianco di Louison Bobet, Jacques Anquetil, Federico Bahamontes, Rik Van Looy, Eddy Merckx, Felice Gimondi, Joop Zoetemelk (per anni suo compagno di squadra), Bernard Hinault. La rivalità tra Anquetil e Poulidor è una delle più note nell'intera storia dello sport francese e ha assunto anche aspetti extrasportivi, travalicando in parte le personalità in gioco. L'opinione pubblica vedeva in Poulidor l'espressione di una Francia arcaica, generosa, maniacalmente dedita alla propria occupazione; Anquetil rappresentava invece una Francia modernizzatrice, calcolatrice, in cui il successo nel ciclismo era un mezzo per una rapida ascesa sociale. Insieme a Merckx, Gimondi (suoi contemporanei) e Hinault (molto più giovane), Poulidor rappresenta il modo tradizionale d'intendere il ciclismo nei decenni del secondo dopoguerra: una continua presenza in sella da febbraio a ottobre, attraverso classiche, grandi Giri, campionato mondiale e brevi corse a tappe (come la Parigi-Nizza).
Raymond Poulidor vinse la Vuelta a España 1964 e si aggiudicò sette tappe al Tour de France. Nella corsa francese ha il record di piazzamenti sul podio (otto), l'ultimo dei quali nel 1976 all'età di 40 anni: inoltre fra il primo suo podio, nel 1962, e l'ottavo suo podio, nel 1976, intercorrono 14 anni (record per il Tour). Tuttavia non ha mai indossato nemmeno per un giorno la maglia gialla, simbolo del leader della classifica generale alla Grande Boucle. Due volte la mancò per poco: nei prologhi a cronometro del Tour del 1967 (ad Angers, staccato di 6" da José Maria Errandonea) e del Tour del 1973 (a Scheveningen, nei Paesi Bassi, staccato di un solo secondo da Joop Zoetemelk). In ogni caso, il suo Tour più bello fu quello del 1964, considerato uno dei più drammatici di tutti i tempi dai cronisti, dai tifosi e dagli storici, quando dopo una dura lotta Jacques Anquetil lo precedette di 55".
A cronometro Poulidor era abbastanza competitivo, ma non al punto da mettere in dubbio la superiorità di Anquetil in questa specialità. Anquetil, così, nelle tre tappe a cronometro del Tour del 1964 (da lui tutte vinte) diede a Poulidor un distacco complessivo di 1'24", che nella classifica finale fece pendere la bilancia a favore del corridore normanno. Retrospettivamente, però, il momento decisivo del Tour 1964 ebbe luogo alla fine della 9ª tappa, Briançon-Monaco. Alla fine di 239 km. molto faticosi (all'inizio della tappa si erano affrontate le difficili cime alpine del Col du Vars e del Col de la Bonette) Poulidor sprintò, credendo di vincere la tappa. Invece c'era ancora da completare un giro di pista. Poulidor fu sorpreso e Anquetil ne approfittò per aggiudicarsi la frazione e ottenere il minuto di abbuono che allora spettava ai vincitori di tappa. Questo minuto di abbuono alla fine fece la differenza nella classifica generale.
Poulidor è stato anche un buon specialista di classiche, vincendo la Milano-Sanremo 1961 e la Freccia Vallone 1963. Ha inoltre partecipato per diciotto anni consecutivi, dal 1960 al 1977, ai campionati del mondo di ciclismo su strada, salendo quattro volte sul podio e ritirandosi una sola volta (a San Sebastián nel 1965). Fra il primo suo podio (Berna, 1961) e il quarto (Montréal, 1974) sono intercorsi tredici anni, e anche questo è un record di longevità. È ricordato oggi anche per essere stato, all'inizio degli anni 1960, il primo corridore sottoposto a un regolare test antidoping.[3]
Aveva due nipoti, i ciclocrossisti e ciclisti su strada David e Mathieu van der Poel, nati in Belgio ma di nazionalità olandese, figli del genero Adrie van der Poel.
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