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Miguel María Lasa Urquia | |||||||||||||||||||||||||||||||
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Nazionalità | Spagna | ||||||||||||||||||||||||||||||
Altezza | 173[1] cm | ||||||||||||||||||||||||||||||
Peso | 68[1] kg | ||||||||||||||||||||||||||||||
Ciclismo | |||||||||||||||||||||||||||||||
Specialità | Strada | ||||||||||||||||||||||||||||||
Termine carriera | 1981 | ||||||||||||||||||||||||||||||
Carriera | |||||||||||||||||||||||||||||||
Squadre di club | |||||||||||||||||||||||||||||||
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Nazionale | |||||||||||||||||||||||||||||||
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Miguel María Lasa Urquia (Oiartzun, 2 novembre 1947) è un ex ciclista su strada spagnolo, professionista dal 1969 al 1981. Atleta completo, in carriera vinse 77 corse, tra cui due tappe al Tour de France, tre al Giro d'Italia e sei alla Vuelta a España:[2] in quest'ultima competizione indossò per quindici giorni la maglia amarillo e ottenne anche quattro podi finali.
Anche il fratello maggiore, José Manuel Lasa, fu ciclista professionista.
Basco gipuzkoano, da dilettante ebbe modo di rappresentare la Spagna ai Giochi olimpici 1968 di Città del Messico: partecipò sia alla prova olimpica su strada, che concluse al quarantaduesimo posto, che alla cronosquadre, ove, insieme a Nemesio Jiménez, José Gómez Lucas e José Antonio González, si classificò dodicesimo. Passato professionista nel 1969 tra le file del team Pepsi Cola, già quell'anno vinse la Prueba Villafranca de Ordizia e fu quarto al prestigioso Tour de l'Avenir.
I primi risultati di rilievo arrivarono l'anno seguente, con il passaggio alla La Casera diretta da Federico Bahamontes: nella stagione 1970 corse infatti da protagonista sia la Vuelta a España che il Giro d'Italia. Alla Vuelta sfiorò per due volte – fu secondo nella nona e nella sedicesima frazione – il successo parziale, vestì per un giorno la maglia amarillo e concluse la corsa in settima posizione, riuscendo ad aggiudicarsi anche la classifica dei traguardi volanti, mentre nella gara italiana, che chiuse all'ottavo posto assoluto, ottenne il primo grande successo aggiudicandosi la tappa di Loreto. In terra spagnola conseguì ottimi risultati anche l'anno dopo, quando, oltre a far sua la Vuelta a Mallorca, fu quarto alla Vuelta a España, terzo alla Vuelta al País Vasco, sesto alla Setmana Catalana e settimo (era stato quarto nel 1970) alla Volta Ciclista a Catalunya.[3]
Passato alla forte KAS-Campagnolo, squadra di Vitoria, aprì il 1972 con il quinto posto alla Parigi-Nizza e la vittoria alla Setmana Catalana;[3] i due successi di tappa alla Vuelta a España, i due giorni in maglia amarillo e il secondo gradino del podio finale, pur con ben 6'34" di distacco dal vincitore e, almeno in partenza gregario, José Manuel Fuente, furono però i risultati di maggior rilievo della stagione,[4] unitamente al trionfo nella frazione in linea di Forte dei Marmi al Giro d'Italia, competizione che lo vide chiudere in nona posizione. L'anno dopo fu in evidenza soprattutto nelle gare in linea: fu infatti quinto alla Milano-Torino, primo alla Klasika Primavera, terzo al Giro dell'Emilia e settimo al Giro di Lombardia.
Nel 1974 si classificò terzo alla Vuelta a España (vinse ancora Fuente) e si aggiudicò l'importante Vuelta al País Vasco precedendo Jesús Manzaneque e Luis Ocaña, mentre in luglio chiuse al diciassettesimo posto il suo primo Tour de France.[3] Nella stagione successiva fu nuovamente terzo alla Vuelta a España, sconfitto dalla lotta a tre con il compagno di squadra Domingo Perurena e l'atleta della Super Ser Agustín Tamames. La gara fu subito accesa, e i due della KAS si alternarono, prima Lasa per dodici tappe, poi Perurena per sette, al comando della classifica generale.[5] All'ultimo giorno, al termine della cronometro di San Sebastián, ecco però la sorpresa, con la rimonta e la vittoria finale del terzo incomodo Tamames: Perurena, che al mattino guidava con 1'19" di margine, chiuse secondo a soli 14", mentre Lasa, che in quell'edizione della corsa poté comunque consolarsi con due vittorie di tappa e la maglia azzurra della classifica a punti, fu terzo a 34".[5]
Al termine dell'anno lasciò la KAS per accasarsi alla Scic, squadra italiana diretta da Carlo Chiappano e capitanata da Wladimiro Panizza e Gianbattista Baronchelli.
Nel 1976 Lasa partecipò al Giro d'Italia, non riuscendo però a ripetere le buone prestazioni passate, e al Tour de France, vincendo la quinta tappa, quella con arrivo a Verviers; durante l'anno mise comunque a referto anche un quinto posto alla Vuelta al País Vasco e la medaglia d'argento nella prova in linea dei campionati nazionali spagnoli (venne preceduto ancora da Tamames), oltre a numerosi piazzamenti nelle classiche italiane e all'undicesima piazza ai campionati del mondo di Ostuni.[3] L'anno dopo, trasferitosi al team spagnolo Teka, ritornò a gareggiare alla Vuelta e concluse ancora una volta secondo: in tale occasione – fu il suo quarto e ultimo podio – venne battuto dal belga Freddy Maertens, dominatore dal primo all'ultimo giorno e vincitore di ben tredici delle venti tappe.[6]
Nel 1978 ottenne ancora una vittoria di tappa al Tour de France, in quel di Biarritz, mentre al Giro d'Italia si ritirò; si rifece in terra spagnola vincendo diverse corse, tra cui il Gran Premio Navarra e la Prueba Villafranca de Ordizia.[3] Nel 1979 si aggiudicò ancora una frazione alla Vuelta a España, concludendo undicesimo nella generale; l'anno dopo ottenne invece solo un successo minore unitamente al secondo posto nei campionati nazionali e al nono nella Vuelta.[3] Si riscattò parzialmente nel 1981, quando fu nuovamente in evidenza sia alla Vuelta a España che al Giro d'Italia: nella gara spagnola vinse la tappa di Segovia concludendo decimo nella generale, nella "Corsa Rosa" si aggiudicò invece la frazione con arrivo a Dimaro.
Fu quella l'ultima stagione tra i professionisti per Lasa, che rimase tuttavia nel mondo del ciclismo dirigendo, nel 1992, la formazione spagnola Wigarma.