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Libero consorzio comunale di Caltanissetta Libero consorzio comunale | |
---|---|
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Sicilia |
Amministrazione | |
Capoluogo | Caltanissetta |
Presidente | Duilio Alongi (commissario straordinario) dal 9-1-2020 |
Data di istituzione | 4 agosto 2015 |
Territorio | |
Coordinate del capoluogo | 37°29′20″N 14°02′45″E |
Altitudine | 568 m s.l.m. |
Superficie | 2 138,37 km² |
Abitanti | 248 699[2] (31-12-2022) |
Densità | 116,3 ab./km² |
Comuni | 22 comuni |
Province confinanti | Palermo, Catania, Enna, Ragusa, Agrigento |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 93100 Caltanissetta, 93010-93019 altri comuni |
Prefisso | 0922, 0933, 0934 |
Fuso orario | UTC+1 |
ISO 3166-2 | IT-CL |
Codice ISTAT | 085 |
PIL | (nominale) 4 473,48 mln €[1](2021) |
PIL procapite | (nominale) 17 772 €[1](2021) |
Cartografia | |
Posizione del libero consorzio comunale di Caltanissetta all'interno della Sicilia. | |
Sito istituzionale | |
Il libero consorzio comunale di Caltanissetta[3] è un libero consorzio comunale di 248 699 abitanti[2] della Sicilia. Ha una superficie di 2.124 km² ed è subentrato nel 2015 alla soppressa provincia regionale di Caltanissetta.
Il libero consorzio comunale di Caltanissetta confina a nord con la città metropolitana di Palermo, a est con il libero consorzio comunale di Enna, la città metropolitana di Catania e il libero consorzio comunale di Ragusa e ad ovest con il libero consorzio comunale di Agrigento.
È uno dei pochi casi, in Italia, di ente territoriale sovracomunale che ha un'exclave. Il territorio del comune di Resuttano, infatti, è spezzato in due: una parte è al confine tra il libero consorzio comunale di Caltanissetta e la città metropolitana di Palermo, un'altra parte (che non confina con la prima) è un'isola amministrativa nella città metropolitana di Palermo. Il libero consorzio comunale di Caltanissetta ha inoltre una piccola enclave: la località di Corfidato, frazione del comune di Enna (da cui dista in linea d'aria circa 15 km) che si trova fra i territori dei comuni di Caltanissetta e Santa Caterina Villarmosa.
Il territorio è prevalentemente collinare. Tuttavia si possono distinguere due zone geografiche ben distinte da caratteristiche morfologico-climatiche molto differenti:
La prima è un'area geografica morfologicamente difficile ad alto impatto visivo caratterizzata da ampi valloni (vadduna in siciliano) e profondi dirupi; i valloni sono aperture improvvise in zone montagnose, specie di altopiani o terrazzamenti più o meno ad alta quota, tipici della Sicilia centrale e in particolare di questa zona. L'aspra morfologia del territorio ha condizionato l'insediamento abitativo caratterizzato da centri piuttosto piccoli e scarsamente popolati ad eccezione del capoluogo, di San Cataldo e di Mussomeli.
L'ex provincia è anche definita "provincia dei valloni" o provincia "dei castelli", visto l'uso di costruire in queste zone castelli usati come dimore estive o come roccaforti, di cui sono esempi il "Castello di Pietrarossa" e quello di Mussomeli, il meglio conservato.
La zona meridionale del Libero Consorzio Comunale di Caltanissetta si presenta molto diversa da quella settentrionale in quanto caratterizzata da colline che digradano dolcemente verso la più fertile Piana di Gela, seconda della Sicilia per estensione, che include la costa meridionale e supera i limiti consorziali estendendosi anche nel vicino Libero consorzio comunale di Ragusa e alla Città metropolitana di Catania. La zona conta i comuni più popolosi del libero consorzio: Gela (la cui popolazione supera quella del capoluogo), Butera, Niscemi, Riesi e Mazzarino. Il territorio, tipicamente mediterraneo, appare in netto contrasto con la zona settentrionale completamente dissimile. Anche le condizioni climatiche mostrano sostanziali differenze per l'influsso del mare.
Tutto il territorio ha prevalenza collinare all'interno mantenendosi a livelli che raramente superano i 500 m s.l.m. Solamente a nord, al confine con la Città metropolitana di Palermo si rilevano alcune cime che sfiorano i 900 m; si tratta del Monte San Vito di 888 m che domina Mussomeli, di Monte San Paolino di 813, presso Sutera, della Montagnola di 877 m, di Monte Mimiani di 855, Monte delle Rocche di 832 m, Monte Fagaria di 813 e Monte Matarazzo di 825 m.
Fa eccezione l'area della piana di Gela che è delimitata da una cordigliera collinare lungo il litorale, sul Golfo di Gela.
Il Salso è il fiume principale del territorio nisseno. È lungo 122 km e nasce nel territorio della città metropolitana di Palermo, nelle Madonie da cui si dipana con il suo ramo sinistro, lambisce Caltanissetta e, solcando la valle del Salso ampio vallone che costituisce un vasto terrazzamento naturale, sfocia nel Mediterraneo a Licata, in territorio agrigentino. La sua portata si è molto ridotta rispetto al remoto passato quando era in parte navigabile[4]. Il fiume, detto anche Imera Meridionale, segna per un buon tratto il confine con il Libero Consorzio Comunale di Enna e con il Libero Consorzio Comunale di Agrigento.
La maggior parte degli altri corsi d'acqua è a carattere torrentizio:
I laghi sono tutti artificiali eccetto il Biviere di Gela, che è una palude costiera, e il lago Sfondato, di sprofondamento e origine non chiara (si formò nel 1907) e che pur non alimentato da immissari visibili è probabilmente sostenuto da acque di falda. Il lago, posto ad est del Monte Mimiani a 370 m s.l.m., ha un perimetro di 219 metri e una profondità di 13,5 m.
Il Lago Disueri e il Lago Comunelli sono formati da sbarramenti; costituiscono delle riserve d'acqua per le esigenze della zona, spesso sottoposta a lunghi periodi di siccità.
La zona nord del Nisseno si distingue per temperature medie piuttosto basse durante l'anno rispetto a quelle del resto dell'isola.
Caltanissetta si aggiudica il titolo di capoluogo siciliano più ventilato e più freddo subito dopo Enna. Nebbia e, più raramente, ghiaccio e neve caratterizzano gli inverni brevi ma intensi. Il capoluogo presenta minime piuttosto basse durante l'anno (0-3 °C in inverno e 15-20 °C in estate) ma picchi di massime durante l'estate (40-45 °C) che però è mai umida e afosa ma ventilata e secca. Dal clima tendenzialmente continentale del nord del territorio nisseno si passa al clima caldo-afoso della parte meridionale dove le temperature restano sempre abbastanza alte durante l'anno raggiungendo medie di 25 °C in estate e di 10 °C in inverno. Anche per quanto riguarda le precipitazioni si ha una sostanziale differenza tra nord e sud del libero consorzio. Dai 700 mm annui della parte settentrionale (500 mm nel capoluogo) si passa ai 400 mm annui della parte meridionale che sovente patisce gravi periodi di siccità.
Frequente è la presenza di nebbie e foschie.
La storia del territorio di Caltanissetta è comune a quella delle aree contigue; l'insediamento umano più testimoniato sembra quello sicano con una persistenza nel tempo maggiore nelle aree interne che nelle zone costiere dove appare già nel VII secolo a.C. ben chiaro l'elemento greco. I Siculi sembrano aver colonizzato principalmente le zone costiere spingendosi verso l'interno sotto la pressione dei greci.
La Costituzione siciliana del 1812 abolì definitivamente l'antica ripartizione del Regno di Sicilia in tre valli: Vallo di Mazara, Val Demone e Val di Noto, le tre macro aree, il cui confine era definito in senso nord-sud dalla linea dei due fiumi, Imera Settentrionale e Imera Meridionale.
Solo pochi anni dopo, nel dicembre del 1816, il Regno di Sicilia venne soppresso e incorporato nel nuovo Regno delle due Sicilie, che durò fino al 1861. La provincia di Caltanissetta nacque quando il nuovo Stato, nel 1818, suddivise la Sicilia in sette province creando anche quelle di Palermo, Catania, Messina, Siracusa, Trapani e Agrigento. La provincia di Caltanissetta allora comprendeva il 40% di quella che dal 1926 fu provincia di Enna, compreso il capoluogo (allora Castrogiovanni) e il 10% del territorio poi assegnato alla provincia di Ragusa.
Negli anni tra il 1816 al 1861, la storia della provincia fu strettamente legata a quella dello sfruttamento dei giacimenti di zolfo la cui proprietà era mano ad alcune famiglie nobili ma la cui concessione per lo sfruttamento era in mano a società straniere (soprattutto inglesi) e che fu funestata da immani tragedie per incendi e crolli in cui perirono molti sconosciuti e sfruttati minatori locali, a volte poco più che bambini. In funzione delle miniere la provincia fu interessata dalle costruzioni ferroviarie della società ferroviaria settentrionale Vittorio Emanuele prima ancora che in altre zone con le direttrici, Catania-Caltanissetta-Canicattì e Canicattì-Licata completate tra il 1876 e il 1878, verso i due porti estremi di Catania e di Licata.
Con la legge Regionale nº 15 del 2015 è stata soppressa la provincia regionale e sostituita dal libero consorzio comunale di Caltanissetta. Inoltre, nel quadro della riorganizzazione amministrativa dell'Isola, ai sensi del 1° comma dell'art. 44 della predetta legge, il legislatore ha consentito ai comuni di Gela e Niscemi di deliberare a maggioranza assoluta, per mezzo dei rispettivi consigli comunali, il passaggio alla Città metropolitana di Catania: entrambe le votazioni, svoltesi il 14 settembre a Gela[5] ed il 28 ottobre a Niscemi[6] si sono espresse per l'adesione alla Città metropolitana catanese. Le deliberazioni attendono ora di essere confermate dall'Assemblea regionale siciliana, ai sensi del 2° comma dell'art. 44.
La provincia di Caltanissetta è da sempre conosciuta come la provincia dello zolfo, le persone più anziane, bonariamente, appellano i nisseni, con il nomignolo i sulfarara (gli zolfatari). Nella miniera Trabia conosciuta anche come la Sulfara ranni i primi lavori estrattivi risalgono ai primi anni del Settecento; il minerale era così abbondante da essere visibile senza bisogno di scavare per cui bastavano una pala ed un piccone per raccoglierne grandi quantità. Secondo un censimento fatto nel 1834 le zolfare attive in Sicilia erano quasi 200; di queste ben 88 ricadevano nel comprensorio nisseno. Le più importanti erano la già citata miniera Trabia accomunata nella proprietà all'altra grande miniera Tallarita. Il grande bacino minerario, sito tra Riesi e Sommatino è attraversato dal fiume Imera Meridionale alla cui sinistra si trova la Tallarita e alla destra la Trabia. Nel 1904 oltre all'introduzione di metodi meccanici venne costruita anche una teleferica lunga 10 km che collegava la stazione ferroviaria di Campobello di Licata, della linea Canicattì-Licata con il bacino minerario Trabia-Tallarita.
Altre miniere importanti, quella di Gessolungo nella quale vi fu una strage di operai nel 1882 a causa di un terribile incendio, e la Trabonella, attiva sin dal 1825, che si trovava sulla riva destra del fiume Imera, a 3 km dalla stazione ferroviaria omonima della Ferrovia Palermo-Catania.
Il minerale veniva incendiato nei Calcaroni, speciali cumuli con canalette di colata da cui colava lo zolfo fuso poi solidificato in panetti e pronto per la spedizione. Una variante più perfezionata era il cosiddetto forno Gill. Erano metodi altamente inquinanti per l'anidride solforosa immessa nell'atmosfera in quantità enormi che bruciava i polmoni di uomini e animali e la vegetazione circostante. Solo nel 1952, fu introdotto il metodo di flottazione che sostituì quello obsoleto di fusione. Nel 1957 un'esplosione di grisou fece franare il pozzo Scordia della Trabia-Tallarita mietendo molte vittime. Nel 1962 l'Ente Minerario siciliano assorbì le miniere rimaste in funzione, chiuse tuttavia definitivamente nel 1975. Nel 2009 presso il sito minerario di Trabia è stato inaugurato il Museo delle Solfare di Trabia Tallarita[8].
Le tremende condizioni di vita nelle miniere di zolfo sono ricordate in Ciàula scopre la luna, di Luigi Pirandello dove si evidenzia il dramma dello sfruttamento del lavoro, dei carusi, ragazzini usati per scendere anche a centinaia di metri nei caldi cunicoli sotto terra, completamente nudi, e portare all'esterno sulle spalle le sacche piene di zolfo. Venivano ceduti dalle misere famiglie in cambio dell'anticipo di una somma esigua divenendo uno strumento dei picconieri. Il caruso riceveva solo il vitto, spesso solo pane, in miniera per tutta la vita, subendo violenze di ogni tipo, con gli occhi bruciati dalla polvere di zolfo, e la colonna vertebrale deviata per sempre. La visita di leva, arrivava puntuale, ma tutti i ragazzi delle miniere di zolfo venivano riformati per rachitismo, deformità o cecità.
In ottemperanza alla legge regionale del 24 marzo 2014, n. 8, recante il titolo “Istituzione dei liberi Consorzi comunali e delle Città metropolitane”[9] e disciplinata poi con la successiva legge regionale n. 15 del 4 agosto 2015, "Disposizioni in materia di liberi Consorzi comunali e Città metropolitane"[10], la provincia regionale di Caltanissetta è stata soppressa e sostituita dal libero consorzio comunale di Caltanissetta[11].
Il libero consorzio comunale di Caltanissetta anche in campo economico si divide nettamente in due aree con caratteristiche ben diverse: quella settentrionale facente capo al capoluogo e quella meridionale orbitante intorno alla città di Gela. La provincia di Caltanissetta nel 2010 ha dichiarato un Pil pro capite di 17.500 euro lordi[senza fonte].
L'economia del territorio era un tempo esclusivamente basata su tre settori fondamentali: agricoltura, pastorizia ed estrazione dello zolfo. Dopo la crisi del settore zolfifero che vedeva nei porti di Terranova (l'odierna Gela), Licata e Porto Empedocle i suoi maggiori sbocchi commerciali, l'economia provinciale è andata incontro ad un progressivo declino che perdura ancora oggi nella zona settentrionale della stessa. In particolar modo la città di Caltanissetta basa la propria economia sul terziario (in quanto capoluogo del libero consorzio comunale e quindi sede di uffici e attività commerciali di riferimento per il territorio circostante) e sulla pastorizia. Il resto dei centri, tutti di piccole dimensioni (sotto i 25.000 abitanti), basano la propria economia sempre sulla pastorizia e, marginalmente, sull'agricoltura.
Cosa ben diversa accade nel sud del libero consorzio dove l'economia risulta diversificata e, seppur rientrante nei canoni dell'asfittica economia del Mezzogiorno, più fiorente rispetto alla zona settentrionale del libero consorzio tanto che se nel territorio di Caltanissetta si può parlare di export lo si deve soprattutto alle attività industriali e commerciali ruotanti intorno a Gela.
La città di Gela è sede di uno dei tre poli petrolchimici siciliani che dà lavoro complessivamente a oltre 2000 addetti, oltre a numerose piccole e medie aziende insediate nelle due (prossimamente tre) aree del Consorzio di sviluppo industriale ASI. Inoltre la zona costiera compresa tra la città di Gela e diversi comuni del vicino libero consorzio comunale di Ragusa è una delle zone di più intensa coltivazione di prodotti agricoli (soprattutto ortaggi) in serra d'Europa. Attorno a Gela si segnala Niscemi che è un'importantissima zona agricola dove si segnala, tra gli altri prodotti, il carciofo, coltivato in grandi quantità.
Comunque sia l'economia del Nisseno si colloca agli ultimi posti in termine di Pil e Reddito pro-capite in Italia e questo lo si deve alla consolidata situazione di stagnamento economico della zona nissena e alla crisi dei settori agricolo e industriale del gelese.
L'agricoltura occupa un posto importante nell'economia del territorio, in particolare per la produzione di grano, uva, olive, agrumi. Rilevante è in particolare la viticoltura, che vanta la presenza di distretti enologici tra i più vivaci e produttivi d'Italia (Vallelunga, Riesi, Butera, Serradifalco, San Cataldo, Milena, Sommatino, Delia). Tipica la coltivazione del grano e del frumento a Gela e nel capoluogo. Rinomata la produzione dell'olio con frantoi d'eccellenza a San Cataldo e dei carciofi nell'area di Niscemi.
È Sviluppato anche l'allevamento a Caltanissetta, San Cataldo, Marianopoli, Resuttano, Villalba e Santa Caterina Villarmosa.
Antica e a suo tempo redditizia fu la produzione, estrazione e lavorazione dello zolfo che si esportava in tutto il mondo e che oltre a interessare il capoluogo primariamente e la parte alta dell'attuale libero consorzio interessava anche l'Ennese e l'Agrigentino.
Dopo il tracollo dell'industria zolfifera siciliana il Nisseno ha stentato a trovare una nuova dimensione industriale: questa si è concretizzata a partire dalla fine degli anni cinquanta con l'impianto dei complessi di raffinazione e lavorazione del petrolio e dei suoi derivati nella Piana di Gela. La scelta non è stata delle più felici dal punto di vista ecologico ed ambientale dato che il Polo petrolchimico gelese è nato in un'area ecologicamente importante, a ridosso del Biviere di Gela, ed ha precluso lo possibilità di ricerche archeologiche in un'area di grande rilevanza storica nel periodo greco. L'impianto industriale all'inizio ha prodotto un incremento rapido dell'occupazione e del reddito pro-capite, dato che l'area era una delle più povere della Sicilia, con coltivazioni agricole a bassa redditività (seminativo e cotone), ma alla lunga la diminuzione costante della manodopera assieme all'aumento vertiginoso del costo della vita, si sono rivelati un'arma a doppio taglio con il progressivo abbandono delle attività agricole e l'aumento del tasso di disoccupazione nel settore industriale.
L'industria oltre che essersi sviluppata a Gela è presente nel capoluogo con piccole e medie aziende, fino al 2014 presentava la fabbricazione di liquori esportati in tutto il mondo nonché produzione e lavorazione del sughero (Niscemi), polo tessile (Riesi) e fabbriche alimentari un po' disperse su tutto il nisseno. Negli ultimi decenni degli anni novanta del XX secolo si è sviluppata un'area industriale e produttiva tra San Cataldo, Caltanissetta e Serradifalco.
La Prolat è l'azienda maggiore del capoluogo che commercializza i propri prodotti in Italia. In città, fino a pochi anni fa, veniva prodotto nello stabilimento di Caltanissetta anche l'Amaro de Fratelli Averna, azienda che è oggi passata al gruppo Campari di Milano. Il capoluogo è anche attivo nei settori elettronico, informatico e alimentare; notevole la produzione del miele per cui si è costituito il Consorzio Agricoltori Italiani di Caltanissetta. La produzione di miele di qualità è attiva anche a Serradifalco dove è insediata l'attività di raffinazione e confezionamento di sale alimentare proveniente in gran parte dal Trapanese.
Il territorio nisseno non presenta un movimento turistico rilevante: le statistiche regionali lo stimano, a livello isolano, appena all'1,76 % in termini di presenze, ed all'1,43 % per arrivi[12], risultato che, nonostante un trend in crescita, colloca questo territorio ben in fondo alla classifica dei territori siciliani per flussi turistici, davanti al solo territorio ennese. La Regione censisce nel libero consorzio 18 strutture di tipo alberghiero ed altre 83 strutture turistiche tra B&B, appartamenti per vacanze, agriturismi, ecc[12].
La zona a maggiore vocazione turistica è indubbiamente quella meridionale costiera, ove spicca la città di Gela, che può sfruttare le ricchezze archeologiche ed il suo vasto golfo con le attività legate al turismo balneare; in crescita sono anche le presenze nel capoluogo nisseno ed in altri centri, come Butera, Niscemi, Mazzarino, Mussomeli e Sutera (inserita nel circuito de I Borghi più belli d'Italia), luoghi ove sono presenti beni monumentali, musei e zone archeologiche, numerosi castelli ed alcuni esempi dell'arte barocca (con riguardo, particolarmente, a Mazzarino, che fa parte del Distretto Turistico Sud-Est e che potrebbe ottenere un riconoscimento UNESCO[13]). Negli ultimi anni ha anche preso avvio un turismo di nicchia legato al passato minerario del comprensorio nisseno (inserito nel Distretto Turistico delle Miniere), che beneficia della trasformazione di antiche miniere in museo (come quella Trabia-Tallarita di Riesi e Sommatino). Sono meta di un turismo naturalistico anche le riserve e le aree protette, e particolarmente quelle del Lago Biviere di Gela, della Sughereta di Niscemi, del Lago Sfondato e di Monte Capodarso a Caltanissetta, di Monte Conca a Milena, ecc.
Vanno segnalati, infine, dei flussi turistici stagionali nel periodo delle feste e sagre, particolarmente in quelle a sfondo religioso, come durante la celeberrima Settimana Santa di Caltanissetta, o per altre feste nel medesimo periodo e tipologia che si svolgono in tutto il territorio dell'ex-provincia: a Mussomeli, a Sommatino, a San Cataldo ecc.
L'orografia difficile del territorio, che obbliga qualunque itinerario a un continuo saliscendi con curve e tornanti, ha di fatto condizionato anche il sistema viario e ferroviario che risulta obsoleto e in condizioni precarie.
È costituita per un tratto di attraversamento a nord dall'Autostrada A19 Palermo-Catania, con i 3 svincoli di Caltanissetta, Ponte Cinque Archi e Resuttano, che serve discretamente il territorio settentrionale della zona (Caltanissetta, San Cataldo, Santa Caterina Villarmosa, Marianopoli, Resuttano, Villalba e Vallelunga Pratameno).
La parte meridionale del Nisseno invece ha solo un progetto di attraversamento dell'Autostrada A18 Siracusa-Gela bloccato da decenni, la cui esecuzione dei lavori è ferma al confine tra i liberi consorzi di Siracusa e Ragusa e di cui non è possibile alcuna previsione.
Tra le altre strade, la trafficata ma pericolosa Strada statale 640 di Porto Empedocle per Canicattì ed Agrigento, essendo una delle strade siciliane più importanti e con i più alti tassi incidenti stradali (tra le prime 20 in Italia più pericolose) ha un grosso traffico poiché[senza fonte]collega il capoluogo nisseno al territorio di Agrigento, nonché con Palermo e Catania allacciandosi alla A19 Palermo-Catania.
Nel maggio e nel giugno del 2009 è stato approvato il progetto del raddoppio dell'intero tracciato della strada statale, che nel 2021 è privo solo della galleria sotto l'abitato di Caltanissetta[senza fonte][14]. A livello locale rivestono una certa importanza la Strada statale 122 Agrigentina (Caltanissetta-San Cataldo-Serradifalco-Canicattì), nonché la Caltanissetta-SS117 bis-Enna, la Strada Statale 122 Bis Caltanissetta-Santa Caterina Villarmosa, la Strada statale 190 delle Solfare che collega Canicattì al bivio per Gela della Strada statale 117bis Centrale Sicula e attraversa Delia, Sommatino e Riesi, la Strada Statale 121 Catanese che collega Palermo con Catania attraversando i comuni nisseni di Vallelunga Pratameno, Marianopoli e Santa Caterina Villarmosa, il tratto costiero di attraversamento della Strada statale 115 Sud Occidentale Sicula, la strada statale più lunga della Sicilia e una delle più importanti e anche questa una delle più pericolose[senza fonte] che collega Gela con Vittoria, Ragusa e Siracusa da un lato e con Licata, Agrigento e Trapani dall'altro lato. Ricade nel consorzio comunale di Caltanissetta la parte finale della Strada Statale 191 di Pietraperzia che collega il comune ennese di Pietraperzia con la SS190 al Bivio Vanasco attraversando Barrafranca e Mazzarino. Lungo il confine nord-occidentale con l'Agrigentino corre la Strada Statale 189 della Valle del Platani che collega Agrigento con Palermo e le suddette città con i comuni del Vallone nisseno: Mussomeli, Acquaviva Platani, Sutera, Camprofanco, Milena e Bompensiere.
Infine inizia dalla SS190 nei pressi di Sommatino la Strada Statale 557 di Ravanusa che collega il comune nisseno con il vicino comune agrigentino.
La vicina valle del Salso è attraversata dalla Strada statale 626 dir Licata-Braemi della quale il tratto finale compreso tra la SS190 e la SS626 (Caltanissetta-Gela) da decenni attende di essere aperto al transito. Gela è inoltre collegata tramite la già citata SS117 Bis con Piazza Armerina e Enna. La medesima strada fa parte del tratto terminale del trafficato collegamento Catania-Gela (in un progetto questo collegamento dovrebbe diventare una moderna superstrada), la quale collega Gela a Caltagirone attraverso la Strada Statale 417 di Caltagirone, che ha origine dal bivio della SS117 bis in territorio di Niscemi.
Le strade provinciali sono vecchie e malridotte; anche la SS122 tra il capoluogo nisseno con Mussomeli, soffre specie d'inverno lunghi periodi di inagibilità.
Di recente costruzione è la Strada statale 626 della Valle del Salso (Caltanissetta-Gela) che con viadotti lunghi e alti collega il capoluogo con i maggiori centri del settore meridionale del territorio; ma l'incidente del 2009 che ha visto il crollo di una travata di un viadotto, ne ha ridotta l'agibilità per qualche tempo.[15]
Il Nisseno è attraversato da un discreto numero di linee ferroviarie, tutte a semplice binario, costruite tra la seconda metà e la fine del XIX secolo in virtù della presenza di miniere di zolfo in grande quantità che spinsero gli investitori a costruire linee ferrate verso i porti di Licata e Catania dato che per un certo periodo la Sicilia fu leader mondiale nella produzione del prezioso minerale, pur se a costi umani esorbitanti.
Le ferrovie che interessano il territorio nisseno sono:
Non è mai entrata in funzione la ferrovia Canicattì-Caltagirone, costruita inizialmente a scartamento ridotto e per buona parte già ultimata, di cui era già prevista la trasformazione a scartamento ordinario; questa avrebbe realizzato il più breve collegamento tra Agrigento e Catania passando per Canicattì, per i grossi centri nisseni di Delia, Sommatino, Riesi, Mazzarino e Caltagirone: il progetto fu poi abbandonato per caduta di interesse dovuto agli alti costi necessari per il completamento e l'adeguamento allo scartamento ordinario.
Il traffico dei passeggeri sulle linee citate - eccezion fatta per la linea Palermo Catania - è molto scarso, mentre quello delle merci è pressoché inesistente. Nonostante siano stati operati nel tempo aggiornamenti tecnologici e alcuni ammodernamenti ai tracciati ed alle stazioni, specie in tempi recenti, questi restano complessivamente ancora poco competitivi col trasporto su strada, lasciando non servite la maggior parte delle località collinari interne. Della ventina di stazioni attive in passato ne restano aperte ormai la metà e quelle che mantengono una certa frequentazione pendolare sono soltanto quelle dei centri maggiori (Caltanissetta, Gela).
Il libero consorzio nisseno si affaccia sul mare soltanto a sud con predominanza di coste sabbiose pertanto non molto favorevoli ad insediamenti portuali. In conseguenza della nascita del Polo petrolchimico di Gela è stato costruito un apposito porto commerciale, il Porto Isola di Gela. A poca distanza, nella stessa area di Gela è presente un porto da pesca e diporto: il Porto Rifugio di Gela. A Gela si trova anche una Capitaneria di Porto.
Un rinnovato movimento culturale è oggi in atto nel capoluogo con la ristrutturazione e riapertura della Biblioteca Comunale Scarabelli e con la costituzione della Società Nissena di Storia Patria. I teatri e i cinema della città contribuiscono allo sviluppo del movimento culturale (Teatro Comunale Regina Margherita, Teatro Beauffremont).
Il Nisseno annovera letterati come Leonardo Sciascia, nativo di Racalmuto nell'agrigentino e che visse e operò a Caltanissetta per tanti anni dall'età di 8 anni, ma anche figure del passato come Ruggero Settimo e Rosso di San Secondo.
È presente un parco letterario Regalpetra dedicato a Sciascia.
Il territorio nisseno reca tracce molto antiche della presenza umana, risalenti anche al IV millennio a.C., testimoniate dalle numerose aree archeologiche presenti sul territorio, che rendono quella di Caltanissetta, insieme a quello di Siracusa, il territorio col maggiore numero di siti di questa natura attrezzati e gestiti dalla Regione di tutta l'isola. Le città in cui sono presenti scavi archeologici aperti al pubblico:
A questi si aggiungono molte altre aree di scavo, afferenti al complesso della Valle del fiume Imera meridionale, che non sono attrezzate ed aperte al pubblico o che lo sono soltanto su prenotazione, e i cui reperti sono custoditi nei musei archeologici della zona.
Fonte: Viaggio nel Palazzo
Nominativo | Carica | Periodo | Note |
---|---|---|---|
Damiano Li Vecchi | Commissario straordinario regionale | 2011-2013 | |
Raffaele Sirico | Comm. str. reg. | 29 aprile 2013 - 31 ottobre 2014 | [17] |
Rosaria Barresi | Comm. str. reg. | 4 maggio/31 luglio 2015 | [18] |
Luciana Giammanco | Comm. str. reg. | dall'8 luglio al 31 luglio 2015 dall'8 agosto al 22 agosto 2015 dal 31 agosto all'11 novembre 2015 |
[19] |
Alessandra Di Liberto | Comm. str. reg. | dal 2015 al 2016 | [20] |
Rosalba Panvini | Comm. str. reg. | dal marzo 2016 all'8 gennaio 2020 | [21] |
Duilio Alongi | Comm. str. reg. | dal 9 gennaio 2020 | [22] |
Appartengono al Libero Consorzio Comunale di Caltanissetta i seguenti 22 comuni:
Stemma | Città | Popolazione (ab) |
Superficie (km²) |
---|---|---|---|
Gela | 71 217 | 279,07 km² | |
Caltanissetta | 58 532 | 421,25 km² | |
Niscemi | 24 994 | 96,82 km² | |
San Cataldo | 20 998 | 72,78 km² | |
Mazzarino | 10 963 | 295,59 km² | |
Riesi | 10 521 | 67 km² | |
Mussomeli | 9 932 | 164,43 km² | |
Sommatino | 6 396 | 34,76 km² | |
Serradifalco | 5 495 | 131,02 km² | |
Santa Caterina Villarmosa | 4 702 | 75,82 km² | |
Butera | 4 179 | 298,55 km² | |
Delia | 3 877 | 12,4 km² | |
Vallelunga Pratameno | 3 128 | 39,37 km² | |
Milena | 2 700 | 24,63 km² | |
Campofranco | 2 664 | 36,11 km² | |
Resuttano | 1 755 | 38,27 km² | |
Marianopoli | 1 600 | 13,07 km² | |
Villalba | 1 413 | 41,82 km² | |
Montedoro | 1 390 | 14,53 km² | |
Sutera | 1 182 | 35,58 km² | |
Acquaviva Platani | 876 | 14,63 km² | |
Bompensiere | 495 | 19,95 km² |
I principali eventi sportivi che si sono tenuti nel libero consorzio di Caltanissetta si sono svolti principalmente nel capoluogo. Tra tutti si ricordano i seguenti: nel 1976 Caltanissetta è stata città d'arrivo e partenza, rispettivamente, nella 2ª e 3ª tappa del Giro d'Italia; lo stadio Marco Tomaselli, invece, nel 1994 ha ospitato una gara di qualificazione per gli Europei di calcio Under-21 del 1996 della Nazionale italiana, mentre nel 2003 è stato teatro della finale della Coppa Italia di rugby a 15 tra Arix Viadana e Ghial Calvisano; mel 2008 la 2ª tappa del Giro d'Italia tra Cefalù ed Agrigento si è snodata, lungo percorsi acclivi, tra Villalba, Mussomeli e Serradifalco; nel 2012 al PalaCarelli di Caltanissetta si sono disputati gli incontri di qualificazioni del gruppo 2 dei Mondiali di calcio a 5 del 2012; infine, nel 2014 si è svolta al PalaCossiga di Gela la sfida clou del mondiale di boxe a squadre, tra D&G Milano Thunder e gli ucraini degli Otamans, con la vittoria del team italiano per 5-0.
Per quanto riguarda, invece, gli appuntamenti sportivi fissi di maggior rilievo, in tema di automobilismo, la Coppa nissena è uno dei trofei più antichi dell'isola: la prima edizione risale al 1922. Si tratta di una cronoscalata di circa cinque chilometri che si svolge ogni anno. Anche il rally di Caltanissetta, anche se di più recente costituzione, è una manifestazione di rilievo[23]. Relativamente al tennis, invece, presso il Tennis Club Villa Amedeo si svolge annualmente il Torneo internazionale ATP Challenger Città di Caltanissetta, che senza dubbio è l'evento sportivo di maggior rilievo.
La principale società calcistica del Nisseno è il Gela, la squadra ha raggiunto come suo massimo traguardo la Serie C1 nel 2005-06, sfidando formazioni blasonate come Napoli e Perugia, ma dopo una sofferta salvezza ha dovuto rinunciarvi per problemi economici. Il Gela era assurto agli onori delle cronache anche per una campagna contro il pizzo e la criminalità locale, condotta dal sindaco Rosario Crocetta. Un'altra società importante è la Nissa, che ha vissuto il suo momento d'oro negli anni trenta-quaranta, e negli anni ottanta. Nella pallavolo invece la principale società è l'Eurotec Volley Gela di Gela militante nel campionato nazione di serie B1[24]. Per quanto riguarda la pallacanestro, la maggiore formazione è l'Enviroil Italia Gela militante nel campionato di serie C nazionale[25].
Il più importante stadio nisseno è il Pian del Lago, dal 2007 ribattezzato Marco Tomaselli. Si tratta di un impianto sportivo polivalente inaugurato nel 1990, che può ospitare 15.000 spettatori in tribuna e che è impiegato per l'atletica leggera, il calcio e il rugby[26]. Lo stadio principale di Gela, il Vincenzo Presti, è il secondo impianto per capienza del territorio nisseno, e può ospitare fino a 4.200 spettatori[27]. A San Cataldo, invece, sorge lo stadio Valentino Mazzola, con circa 3000 posti a sedere- recentemente ristrutturato-, l'unico della zona dotato di manto in erba sintetica.
Molti sono gli impianti sportivi esistenti nel Nisseno, soprattutto nei centri maggiori: per limitarsi ai principali si possono ricordare il PalaCarelli di Caltanissetta (gestito dal Libero consorzio), da 5.000 posti, i nuovi PalaLivatino (anch'esso gestito dal Libero consorzio) e PalaCossiga di Gela (da 2500 posti a sedere il primo e 2000 il secondo), i campi da tennis del Tennis Club Amedeo di Caltanissetta, la piscina comunale di Caltanissetta, ecc. Anche San Cataldo, Niscemi, Sommatino e Delia contano discreti impianti sportivi.