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Fu una delle poche donne a lavorare negli anni cinquanta come regista. Spesso indicata come femminista, toccò nei propri film argomenti controversi per l'epoca, come la gravidanza non desiderata, lo stupro, la bigamia. È ricordata anche per essere stata la seconda donna a diventare membro della Directors Guild of America.[2]
Biografia
Origini
Ida Lupino, dalla data di nascita incerta, nacque in una famiglia inglese dedita da generazioni all'arte dello spettacolo. Di antiche origini italiane, la famiglia discendeva da un certo Giorgio Luppino, un attore e burattinaio,[3]che rese noto al pubblico inglese il personaggio della commedia dell'arte italiana di Pulcinella che, trasformato in inglese, divenne Punchinello o Punch[senza fonte]. Attori, ballerini, clown, acrobati, la famiglia Lupino ebbe importanti protagonisti nello spettacolo come il figlio di Giorgio, il mimo George William (1632-1693), così come Thomas William (1791-1859) acrobata che si esibì al Covent Garden e all'Astley's Circus di Philip Astley, il creatore del circo moderno. Nel 1850, col matrimonio di Louisa Lane con John Drew, i Lupino/Lane si imparentarono con un'altra famosa famiglia teatrale, i Drew.
Carriera
Incoraggiata dai suoi stessi genitori, gli attori Connie Emerald e Stanley Lupino, oltre che dallo zio Lupino Lane, Ida continuò la tradizione di famiglia iscrivendosi alla Royal Academy of Dramatic Art (RADA) di Londra nel 1931. La bambina aveva dimostrato fin da giovane uno spiccato talento. Viene spesso ricordato che a soli sette anni scrisse e diresse uno spettacolo teatrale per la scuola intitolato Mademoiselle.[4] Esordì in teatro e nel cinema ad appena quattordici anni, nel film Altalena d'amore di Allan Dwan (1932). L'occasione della sua prima interpretazione cinematografica fu casuale: Ida aveva accompagnato la madre che avrebbe dovuto sostenere un provino per una parte nel film di Dwan, e invece fu scelta la figlia che ottenne subito un buon successo, tanto da interpretare in Inghilterra altre cinque pellicole. Trasferitasi a Hollywood nell'agosto 1933, con un contratto per la Paramount, iniziò la carriera interpretando parti secondarie, come in Sogno di prigioniero (1935) di Henry Hathaway fino a raggiungere la notorietà con La luce che si spense (1939) di William A. Wellman, dopo una prova apprezzabile anche nella commedia brillante Artisti e modelle (1937) di Raoul Walsh.[5]
Nel 1949, sospesa dal lavoro dalla Warner Bros., Ida Lupino casualmente ottenne di sostituire il regista Elmer Clifton, che si era ammalato durante le riprese del film Non abbandonarmi. Con Collier Young, allora suo marito, creò la Emerald Productions, rinominata poi The Filmmakers, che produrrà film con temi molto delicati per l'epoca, affidandone l'interpretazione a giovani attori di talento. I film da lei diretti fondono l'immaginario e il linguaggio visivo del noir e del melodramma,[7] La Lupino abbandonò temporaneamente la recitazione, dedicandosi alla sceneggiatura di film con personaggi femminili inseriti in situazioni violente e drammatiche (tradimenti, gravidanze indesiderate, abusi familiari, stupro, ...), spesso volutamente trascurate nella considerazione del pubblico cinematografico che preferiva temi più leggeri.
Nel 1950 divenne, dopo Dorothy Arzner, la seconda donna a diventare membro della Directors Guild of America, la corporazione di registi cinematografici e televisivi statunitensi.[8] Il primo film in cui venne accreditata ufficialmente come regista fu Never Fear (1950), nel quale la poliomielite colpisce e distrugge la vita a una ballerina. Sempre del 1950 fu La preda della belva, incentrato sulla storia di una giovane stuprata poco prima delle nozze. Nel 1951 diresse Hard, Fast and Beautiful, film in cui una madre ambiziosa riversa sulla figlia le sue delusioni costringendola a intraprendere la carriera di tennista. Nel 1953 girò La belva dell'autostrada, un thriller con protagonisti due uomini d'affari che durante un viaggio danno un passaggio in auto a un criminale psicopatico, che si servirà di loro come ostaggi per la sua fuga. Questo film fu il primo film Thriller girato da una donna.[9] Nello stesso anno, diresse e interpretò La grande nebbia, dove affrontò apertamente il delicato tema della bigamia. Autorevole ma al tempo stesso affascinante, i ragazzi della troupe la chiamavano Mother, intimoriti dalla sua presenza dietro la macchina da presa. Sulla sua sedia da regista vi era scritto "La madre di tutti noi".[10]
L'attrice-regista morì di ictus mentre era in cura per un cancro al colon nella sua abitazione di Burbank, a Los Angeles, il 3 agosto 1995, all'età di 77 anni.[11] Le sue memorie, Ida Lupino: Beyond the Camera, furono editate dopo la sua morte e pubblicate dalla scrittrice Mary Ann Anderson.[12]
Critica
Ida Lupino fu una delle prime donne regista a imporsi in un universo cinematografico prevalentemente maschile, tanto che è stata vista come una femminista ante litteram e forse, come si è scritto, «per questo la sua stella ha sempre brillato nell'ombra».[13]
Martin Scorsese disse di lei: «C'è una sensazione di dolore, di panico e di crudeltà che colora ogni inquadratura di questi film, (...) Le sue eroine hanno sempre una grande dignità, così come la sua opera cinematografica. Contrassegnata dallo spirito di resistenza, con una straordinaria empatia per gli esseri fragili e per i cuori spezzati».[14]
Pino Bertelli, Dolci sorelle di rabbia. Cento anni di cinemadonna,Editore: Belforte Cultura, Collana: I 400 colpi, 2005 ISBN 88-89183-03-9
Martin Scorsese, Il bello del mio mestiere, a cura di Andreina Lombardi Bom, collana Minimum Fax cinema, minimum fax, 2010, ISBN978-88-7521-561-3.
Veronica Pravadelli, Le donne del cinema, collana Biblioteca universale Laterza, 2ª ed., Editori Laterza, 2014, ISBN978-88-581-1255-7.
Mariuccia Ciotta e Roberto Silvestri, Bambole perverse. Le ribelli che sconvolsero Hollywood, collana I fari, La nave di Teseo, 2018, ISBN978-88-9344-720-1.
Gianni Di Claudio, Il cinema north by northwest. Storia del cinema giallo, poliziesco, gangster film, noir, spy story, thriller, Libreria Univ. Editrice, 2001, ISBN978-88-86619-07-3.
(EN) Therese Grisham e Julie Grossman, Ida Lupino, Director: Her Art and Resilience in Times of Transition, 9ª ed., Rutgers Univ Pr, 30 maggio 2017, ISBN978-0-8135-7490-5.