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Inoltre, per ragioni storiche,[3] sono consentite le operazioni di vinificazione, imbottigliamento (tiraggio), elaborazione, compresa la fermentazione in bottiglia, nella frazione di San Pancrazio di Palazzolo sull'Oglio.[4]
La Franciacorta ricade nella regione mesoclimatica insubrica e gode di alcuni caratteri di tipo mediterraneo che derivano da alcuni fattori specifici quali:
vicinanza del lago d'Iseo che funge da volano termico riducendo le escursioni termiche annue, diminuendo il rischio di gelate, intensificando le precipitazioni e influenzando il regime dei venti.
presenza a nord della Valcamonica, che assicura una pressoché continua ventilazione con un regolare apporto idrico, ma evitando pericolosi ristagni di umidità.[1]
Nel periodo vegetativo le precipitazioni sono ben distribuite e comprese tra 500 e 600 mm. Le temperature (indice bioclimatico di Winkler) sono comprese tra i 1 800 e i 2 300 gradi giorno tali quindi da garantire una adeguata maturazione delle uve.[1]
Il territorio della Franciacorta è compreso in un anfiteatro morenico risalente all'era secondaria e terziaria formatosi per effetto dei movimenti di espansione e arretramento del grande ghiacciaio proveniente dalla Val Camonica. Esso è delimitato a est dalle colline di Rodengo, Ome, Gussago e Cellatica, a nord dal Lago d'Iseo e dalle Alpi Retiche, a ovest dal fiume Oglio e sud dal Monte Orfano. Pur essendo tutto di origine morenica quindi alloctono, di discreta profondità, con drenaggio buono e riserva idrica buona o elevata, il suolo non è del tutto omogeneo, come non omogenee sono le altre condizioni ambientali per cui il territorio risulta suddiviso in sei zone o meglio, come le definisce il disciplinare, sei “unità vocazionali differenti”:
morenico sottile, con suoli superficiali situati sulle creste e sulle pendici molto scoscese delle colline moreniche. È la zona a minore produttività e maggiore precocità di maturazione; nei suoi vini prevale lo speziato-vegetale e la complessità;
depositi fini, con suoli profondi a tessitura limosa, situati nelle aree di ritiro del ghiacciaio e di deposito lacustre; nei suoi vini prevale la nota floreale;
fluvioglaciale, con suoli mediamente profondi, con scheletro grossolano, situati nelle aree degli scaricatori del ghiacciaio con massima produttività e minore precocità di maturazione; nei suoi vini prevale il fruttato secco e la media complessità;
colluvi gradonati, con suoli molto profondi, situati sui gradoni con media produttività e vini con media acidità totale;
colluvi distali, con suoli molto profondi, situati alla base quasi pianeggiante delle colline calcaree con alta produttività e vini con alta acidità totale;
morenico profondo, con suoli profondi, a tessitura media o moderatamente fine, situati sulle colline moreniche più esterne all'anfiteatro; nei suoi vini prevale il fruttato secco e lo speziato-vegetale.[1]
Storia
Nel territorio di Provaglio d'Iseo sono stati rinvenuti vinaccioli risalenti all'epoca delle palafitte: ciò dimostra che la vite era presente nella zona già nella preistoria. Per le epoche successive esistono le testimonianze di autori classici latini (Plinio, Colummella, Virgilio) e documenti del IX, X e XI secolo relativi ai monasteri della zona ad attestare l'importanza della viticoltura nell'economia medievale nella Franciacorta.[1]
Questo stesso toponimo deriva da “Franzacurta” che compare in un'ordinanza riportata negli “Statuti di Brescia” del 1277 e che a sua volta deriva dalla dicitura latina “francae curtae” cioè “corti” (nel senso di corti monastiche) “franche” (esenti dai tributi vescovili).[1]
Agli inizi del 1400 si verifica nella zona uno sviluppo dell'attività agricola e la concentrazione della viticoltura nella fascia collinare suburbana. L'attuale delimitazione del territorio (disciplinare del 2011), era già stata prescritta in un atto del Doge di VeneziaFrancesco Foscari del 1429, quando la zona era sotto il dominio della Serenissima.[1]
Nel 1570 il medico bresciano Gerolamo Conforti, ben prima dell'abate francese Dom Perignon, scrive il "Libellus de vino mordaci", descrive il metodo di produzione " della fermentazione in bottiglia per la preparazione dei vini spumanti[1]
Risale al 1852 il trattato sui vini di Gabriele Rosa che dei vini Franciacorta scrive come essi siano "eccellentissimi, racenti e garbi"[1]
Nel 1961 vengono elaborate le prime 3 000 bottiglie di spumante Franciacorta, con la tecnica del metodo classico, che hanno le caratteristiche volute da Ziliani, l'enologo di Berlucchi. Lo battezza "Pinot di Franciacorta" ed è la prima volta che il nome geografico della zona appare sull'etichetta di un vino. La base era costituita da pinot bianco allora molto diffuso nella zona per la produzione di vini bianchi fermi di consumo corrente.
tutte le operazioni devono essere effettuate all'interno del territorio dei comuni, che ricadono anche in parte, nella zona di produzione;
l'ammostatura deve avvenire senza la diraspatura ad eccezione delle uve di Pinot nero vinificate in rosato o in rosso;
la separazione del deposito può avvenire esclusivamente mediante sboccatura: non è consentita la filtrazione;[1]
Disciplinare
Precedentemente l'attuale disciplinare DOCG era state prodotte queste versioni:
Approvato DOC con DPR 21.07.1967 G.U. 209 - 21.08.1967
Approvato DOCG con DM 01.09.1995 G.U. 249 - 24.10.1995
Errata Corrige G.U. 288 - 11.12.1995
Modificato con DM 02.09.1996 G.U. 217 - 16.09.1996
Modificato con DM 07.04.2004 G.U. 93 - 21.04.2004
Modificato con DM 25.06.2008 G.U. 157 - 07.07.2008
Modificato con DM 08.09.2008 G.U. 223 - 23.09.2008
Modificato con DM 13.10.2010 G.U. 249 - 23.10.2010
Modificato con DM 31.03.2011 G.U. 93- 22.04.2011[1]
Tipologie
Il disciplinare della DOCG Franciacorta prevede tre versioni di spumante: bianco, rosé, satèn. Una versione di Franciacorta unica al mondo nel genere è quella satèn. In origine, quando non era ancora DOCG, si definiva cremànt, cremoso, per la produzione più bassa di CO2. Il satèn, con la minore percezione della pungenza, dà una sensazione più morbida, setosa, rotonda.
In tutti i franciacorta è obbligatoria l'indicazione in etichetta posteriore dell'anno (almeno, o elemento temporale più preciso) della sboccatura; molti produttori indicano anche il momento del tiraggio.
colore: dal giallo paglierino più o meno intenso, fino al dorato;
odore: fine, delicato ampio e complesso con note proprie della rifermentazione in bottiglia;
sapore: sapido, fresco, fine ed armonico;
acidità totale minima: 5,00 g/l;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;
estratto non riduttore minimo: 14,00 g/l;
tipologie di sapore: dosaggio zero, extra brut, brut, extra dry, sec e demi-sec.[1]
Caratteristiche organolettiche del “Franciacorta” millesimato
spuma: fine, intensa;
colore: dal giallo paglierino più o meno intenso fino al giallo dorato;
profumo: fine, delicato, ampio e complesso con note proprie della rifermentazione in bottiglia;
sapore: sapido, fine ed armonico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo 11,50% vol;
acidità totale minima: 5,00 g/l;
estratto non riduttore minimo: 15,00 g/l;
tipologie di sapore: dosaggio zero, extra brut, brut, extra dry.[1]
Caratteristiche organolettiche del “Franciacorta” riserva
spuma: fine, intensa;
colore: dal giallo paglierino più o meno intenso, fino al giallo dorato con eventuali riflessi ramati;
odore: note complesse ed evolute proprie di un lungo affinamento in bottiglia;
sapore: sapido, fine ed armonico;
titolo alcolometrico volumico effettivo minimo: 11,50% vol; ::acidità totale minima: 5,00 g/l;
estratto non riduttore minimo: 15,00 g/l.
tipologie di sapore: dosaggio zero, extra brut, brut.[1]
Franciacorta Satèn
Il marchio - è stato registrato dal Consorzio per la tutela del Franciacorta nel 1995 per individuare questa particolare tipologia di prodotto. Il nome poteva essere usato dai soli produttori associati al Consorzio. Col Disciplinare pubblicato in G.U. il 7 luglio 2008 il Franciacorta Satèn diventa a tutti gli effetti una nuova tipologia che può essere prodotta da tutti i fruitori della Denominazione, associati e non al Consorzio.
Uvaggio: uve Chardonnay (prevalenti) e Pinot bianco fino ad un massimo del 50% (blanc de blanc)[5].
Unicità: rispetto agli altri Franciacorta è caratterizzato da una minore pressione in bottiglia, inferiore a 5 atmosfere, che ne determina la peculiare morbidezza gustativa. È consentita l'immissione al consumo esclusivamente nella tipologia “brut”.
Per il satèn si possono al massimo aggiungere 20 gr/L di zucchero all'atto della presa di spuma.
Satèn
Satèn millesimato
Satèn riserva
uvaggio
Chardonnay min. 50%, ammesso Pinot bianco max.50%
titolo alcolometrico minimo
11,50% vol.
titolo alcolometrico svolto
9,5% vol.
acidità totale minima
5,00 g/l
5,00 g/l
5,00 g/l
estratto secco minimo
14,5 g/l
14,5 g/l
15,0 g/l
resa massima di uva per ettaro
120 q.
resa massima di uva in vino
65%
Tempi di affinamento sui lieviti (dall'imbottigliamento alla sboccatura)
Il nuovo Disciplinare, per meglio caratterizzare la tipologia ma anche per codificare una situazione di fatto già in essere, impone una percentuale minima di Pinot nero superiore rispetto a quello del 1995. Di fatto è frequente che i Franciacorta Rosé abbiano una quota di Pinot nero anche di molto superiore al 35%.[1] Particolarmente rinomati e ricercati dai puristi, i Franciacorta rosé da pinot nero in purezza.
Metodo: 1) per assemblaggio di vino rosso con vino bianco. Le uve a bacca bianca e a bacca nera sono vinificate separatamente. 2) per vinificazione in rosato al 100%.
Il Franciacorta Rosé può essere prodotto esclusivamente con vino base Pinot nero vinificato in rosato oppure nascere dal suo assemblaggio, vinificato in rosso, con vini base Chardonnay e/o Pinot bianco e/o Pinot nero vinificato in bianco. Può essere dosato in tutte le tipologie di gusto.
Colorazione: dipende dalla tipologia e percentuali di combinazione del vino base oppure dal metodo e durata della macerazione nel caso di vino base ottenuto solo da Pinot nero vinificato in rosato.
Rosé
Rosé millesimato
Rosé riserva
uvaggio
Chardonnay max 65%, Pinot nero, Pinot blanc max.50%, Erbamat max 10%
titolo alcolometrico minimo
11,50% vol.
titolo alcolometrico svolto
9,5% vol.
acidità totale minima
5,00 g/l
5,00 g/l
5,00 g/l
estratto secco minimo
15,0 g/l
15,0 g/l
15,0 g/l
resa massima di uva per ettaro
120 q.
resa massima di uva in vino
65%
Tempi di affinamento sui lieviti (dall'imbottigliamento alla sboccatura)
Caratteristiche organolettiche del “Franciacorta” rosé
spuma: fine, intensa; colore: rosa più o meno intenso;
odore: fine, delicato, ampio, complesso, con sentori tipici del Pinot nero e con note proprie della rifermentazione in bottiglia;
sapore: sapido, fresco, fine ed armonico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;
acidità totale minima: 5,00 g/l;
estratto non riduttore minimo: 15,00 g/l.
tipologie di sapore: dosaggio zero, extra brut, brut, extra dry, sec e demi-sec.[1]
Caratteristiche organolettiche del “Franciacorta” rosé millesimato
spuma: fine, intensa;
colore: rosa più o meno intenso con possibili riflessi ramati;
profumo: ampio, complesso, con sentori tipici del Pinot nero e con note proprie della rifermentazione in bottiglia;
sapore: sapido, fresco, fine ed armonico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;
acidità totale minima: 5,00 g/l;
estratto non riduttore minimo: 15,00 g/l.
tipologie di sapore: dosaggio zero, extra brut, brut, extra dry.[1]
Caratteristiche organolettiche del “Franciacorta” rosé riserva
spuma: fine, intensa;
colore: rosa più o meno intenso con possibili riflessi ramati;
profumo: complesso, evoluto con sentori tipici del Pinot nero e con bouquet proprio di un lungo affinamento in bottiglia;
sapore: sapido, fresco, fine ed armonico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;
acidità totale minima: 5,00 g/l;
estratto non riduttore minimo: 15,00 g/l.
tipologie di sapore: dosaggio zero, extra brut, brut.
Note degustative: la presenza del Pinot nero conferisce a questo Franciacorta un corpo e un vigore particolari, ancor più rilevanti nel caso di rosé con Pinot nero in purezza.[1]
Franciacorta Millesimato
Produzione: è ottenuto da vini base di un'unica annata (cioè il millesimo) per almeno l'85%; perché un Franciacorta millesimato arrivi sullo scaffale ci vogliono almeno 37 mesi dalla vendemmia, 30 dei quali trascorsi in bottiglia a contatto dei lieviti per dare intensi profumi e aromi delicati e fini. Frequentemente i Franciacorta millesimati rimangono a contatto con i lieviti per un periodo molto superiore al limite minimo stabilito dal disciplinare di produzione. Da qui nasce il Franciacorta Riserva.
Unicità: sull'etichetta riporta l'indicazione dell'annata della vendemmia.
Note degustative: i Franciacorta millesimati hanno una personalità sensoriale e gustativa che rispecchia in maniera evidente le caratteristiche climatiche dell'annata e le espressioni qualitative delle uve di quella specifica vendemmia. Questo vino è ottenuto infatti da uve raccolte in condizioni climatiche e vendemmiali molto particolari, che hanno portato i grappoli ad una maturazione omogenea e giudicata ottimale.
Franciacorta Riserva
Si tratta di un millesimato, che può essere anche un Satèn o un Rosé, che ha riposato sui lieviti almeno 60 mesi, quindi viene immesso al consumo dopo ben 67 mesi (cinque anni e mezzo) dalla vendemmia. Poiché tanti Franciacorta millesimati vengono lasciati a contatto coi lieviti molto tempo in più rispetto ai canonici 30 mesi, si è inteso valorizzarli al massimo identificandoli in una tipologia specifica. Il Franciacorta Riserva rappresenta la massima espressione qualitativa del territorio. Un discreto numero di produttori ormai hanno prodotti riserva, al massimo livello della proposta commerciale, che vanno molto al di là dei 60 mesi obbligatori (8, 10 anni e anche più).
Tipologie di dolcezza
Dal punto di vista delle versioni in termini di dolcezza ovvero l'articolazione delle tipologie di vino in funzione del residuo zuccherino, il Franciacorta può essere messo in commercio in tutte le versioni previste dalla normativa europea sullo spumante ad eccezione, del tipo "dolce" (il Franciacorta più dolce può essere demisec). Altra eccezione riguarda il rosé che nelle tipologie "millesimato" e "riserva" può arrivare, rispettivamente, a extra-dry e brut.
Il pas dosé, a parte il residuo zuccherino massimo specifico, ha la peculiarità che non può avere aggiunta di zucchero (in nessuna forma) nel rincalzo post degorgement (dosaggio zero, appunto) prima della tappatura.
Denominazione
Residuo zuccherino (g/l)
Dosaggio zero
Extra brut
Brut
Extra dry
Dry
Demi sec
< 3
≤ 6
< 12
12-17
17-32
32-50
Abbinamenti consigliati
Il Franciacorta è, come tutti i grandi spumanti ottenuti con il metodo tradizionale, il classico vino da tutto pasto e per ogni occasione. Di seguito l'abbinamento per ogni versione anche se, come per tutti i vini, la combinazione produttore, zona, annata e specifico prodotto, determina differenze molto rilevanti anche per l'abbinamento.
Inoltre, anche le diverse tipologie di residuo zuccherino sono ovviamente rilevanti in sede di abbinamento. Di seguito una lista suggerita[senza fonte].
Bianco
Franciacorta pas dosé riserva: arrosto di vitello con patate al forno
Franciacorta pas dosé millesimato: risotto ai funghi
L'Unione europea riconosce a solo tre vini italiani (Asti, Marsala e, appunto Franciacorta) la possibilità di indicazione senza altri termini qualificati. Il disciplinare in vigore vieta esplicitamente l'utilizzo del termine spumante nella designazione e etichettatura. Pertanto è corretto e legittimo dire "Franciacorta" e non "spumante Franciacorta", come è storicamente anche per lo Champagne francese.
La caratteristica fondamentale del Franciacorta è che l'unico metodo ammesso per la presa di spuma è quello tradizionale ovvero la rifermentazione in bottiglia (quella utilizzata da 3 secoli in Champagne), detto anche metodo classico. Inoltre, è stata la prima DOCG in Italia esclusivamente dedicata al metodo classico[6].
Dal 1967 al 1995 il nome Franciacorta era usato anche per designare vini DOC rossi e bianchi prodotti nella stessa area. In seguito, questi vini sono stati ribattezzati Terre di Franciacorta e, dal 2008, Curtefranca.
^La motivazione per cui una piccolissima porzione del comune di Brescia (quello confinante con il comune di Gussago nella frazione "Mandolossa") rientra nel disciplinare, è dovuta al semplice fatto che il fiume Mella che lì passa faceva da confine naturale nella prima versione del disciplinare.
^Fino agli anni Sessanta la frazione di San Pancrazio faceva parte di Adro ed Erbusco.
^In questa frazione di Palazzolo sull'Oglio la cantina esistente produce Franciacorta e Curtefranca ma con uve non raccolte in San Pancrazio. Invece, con i vigneti di San Pancrazio si può produrre Sebino IGT.