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Chiesa di San Nicola di Bari | |
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Stato | Italia |
Regione | Abruzzo |
Località | Lanciano |
Coordinate | 42°13′59.67″N 14°23′18.33″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | san Nicola di Bari |
Arcidiocesi | Lanciano-Ortona |
Stile architettonico | romanico-gotico-barocco-neoclassico |
Inizio costruzione | 1226 |
Completamento | 1242 o 1292 |
Sito web | www.segnineltempo.org |
La chiesa di San Nicola di Bari è un luogo di culto cattolico situato in via Garibaldi, nel quartiere Sacca di Lanciano, in provincia di Chieti. Adiacente ad essa vi è la minuscola chiesa di San Rocco.
Sui resti dell'ormai distrutta chiesa di San Pellegrino, a causa di un incendio nel 1226, venne eretta la chiesa di San Nicola, i cui lavori terminarono secondo la tradizione nel 1242 o 1292[1], facendone una delle più antiche chiese del quartiere. Nel 1319 la chiesa divenne parrocchia[2]. Al precedente luogo di culto appartiene probabilmente la statua di San Nicola. La chiesa fu ornata nello stile gotico italiano, e nel XVII secolo ci furono alcuni rimaneggiamenti barocchi che ne ampliarono la pianta originale, aggiungendo tre navate. Nel 1868 la chiesa versava in precario stato di conservazione, e fu restaurata da Filippo Sargiacomo in stile neoclassico; tale restauro però fu infelice perché coperse gli affreschi e gli stucchi impoverirono sostanzialmente tutta la struttura interna.
Nel restauro degli anni '90 fu scoperto il mirabile ciclo di affreschi delle Storie della Vera Croce presso un vano nel campanile, visibile dall'interno.
La chiesa ha pianta rettangolare, con il prospetto che si affaccia sul corso Garibaldi. L'esterno conserva solo la parte di base in stile gotico, con il portale ogivale incorniciato da un timpano polistile sopra cui campeggia la statua di San Nicola, affiancato dallo stemma del comune di Lanciano, e lo stemma della famiglia Ricci che aveva il patronato su alcune cappelle. La parte alta della chiesa è di stampo chiaramente neoclassico. Presso l'ingresso originale, con una piccola porta con lunetta a tutto sesto, si trova il poderoso campanile quattrocentesco tardo gotico, ornato da finestre bifore, una finestra è stata aperta completamente per inserire la campana maggiore. Anche l'ordine inferiore della torre era ornato a bifore, di cui se ne conserva solo una, essendo state le altre murate. La sommità ha quattro dentelli angolari. Accanto alla chiesa, scendendo in fondo, si trova la cappella di San Rocco.
L'interno è a tre navate, suddivisa in quattro campate regolari coperte da volta; lo stile è quello neoclassico del progetto di Filippo Sargiacomo, finanziato nel 1859 dall'arcivescovo Mons. De Vincentiis; l'altare maggiore fu completato nel 1910 per volere del parroco don Filippo De Cecco. Le navate laterali seguono in pianta la ripartizione della navata centrale, ma le coperture sono diverse: a crociera nella navata destra e a vela in quella di sinistra. Inoltre nella pianta si notano delle asimmetrie delle due navate, dato che le mura perimetrali seguono l'andamento orografico della collina; la navata sinistra è stretta dall'ingresso e si allarga verso il presbiterio, la navata destra si restringe dall'ingresso verso il presbiterio.
La copertura del presbiterio prevista a semi-cupola con lanternino sovrastante, è stata sostituita da una calotta su pennacchi sferici con decorazioni geometriche e floreali. L'altare maggiore è costituito da una nicchia ad edicola neoclassica, in cui è collocata la statua del santo Nicola che salva i bambini dall'annegamento, statue leccese, incorniciata da coppie di colonne.
Presso il presbiterio si trovano il coro dei canonici, e due quadri di Innocenzo Giammaria romano, del 1936, che mostrano due miracoli della vita di San Nicola. La struttura di sostegno della navata centrale e degli archi comunicanti con i laterali, è composto da un articolato sistema murario poggiante su un unico basamento parallelepipedo, su cui si elevano coppie di paraste corinzie della navata centrale, e del presbiterio e coppie di colonne doriche per gli archi laterali; la navata centrale è priva di nicchie e di altari.
Gli altari laterali hanno le cappelle dedicate a San Giuseppe col Bambino, al Sacro Cuore, ai Sepolcri, e il capo-altare di sinistra dedicato all'icona della Madonna col Bambino, detta popolarmente "Mamma nostra", dal culto omonimo di Bivongi. Il quadro è una copia di un originale, andato rovinato irreparabilmente per incuria. La chiesa conserva un prezioso fonte battesimale ligneo ottagonale, con dipinto il Battesimo di Cristo; un fonte coevo è conservato nel Museo diocesano di Lanciano. Le vetrate policrome istoriate che abbelliscono la chiesa sono di Michele Cianfrone lancianese, realizzate nel 1999 per volere di Mons. Enzio d'Antonio per il Giubileo del 2000[3]
Il parroco don Leo Di Felice nel 2000 organizzò un museo parrocchiale nei locali sotterranei della chiesa[4]Tra le opere di maggior interesse un reliquiario a tempietto in argento dorato e smalti di Nicola De Franca, di scuola guardiese, che conserva la mandibola di San Biagio, due quadri copia di Francesco De Mura della Deposizione dalla Croce e della Pietà, un ricco corpus di paramenti sacri, calici, pissidi, corone della Madonna Immacolata, croci astili e dei frammenti della vecchia chiesa di San Pellegrino, come capitelli tardo-romanici fogliati in pietra della Maiella, e una vasca del XVI secolo con mascheroni. Il patrimonio del museo attualmente è in deposito provvisorio presso il Museo diocesano di Lanciano.
La Legenda Aurea di Jacopo da Varagine a cui si ispirò il ciclo del XIV secolo, è una raccolta di 150 vite di santi e Padri della Chiesa, e 30 di questi capitoli sono dedicate alle feste cristologiche e mariane con degli aneddoti estranei ai Vangeli. Il ciclo è stato rinvenuto dal parroco don Leo Di Felice negli anni '90, durante dei lavori di restauro nella cantoria, scoprendo un vano posto sotto il campanile, usato in antico anche come cripta di sepoltura per i morti, essendo la cappellina di Santa Croce provvista di un ampio vano sotterraneo, con tracce dei ruderi dell'antica chiesa di San Pellegrino. Gli affreschi furono restaurati dalla Soprintendenza di L'Aquila.
Ecco le scene illustrate:
Ulteriori informazioni sugli affreschi ed il deposito museale della chiesa