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Benevento (AFI: [beneˈvɛnto][5], ; Beneviento [bənə'vjentə] in dialetto beneventano) è un comune italiano di 55 815 abitanti[2], capoluogo della provincia omonima in Campania.
In età preromana Benevento, con il nome osco di Malventum, fu forse l'insediamento più rilevante della tribù sannitica degli Irpini. I Romani la rinominarono Beneventum, dopo che vi ebbero fondato una colonia[6]. Importante snodo viario nell'Italia centromeridionale antica, in età romana Benevento era attraversata dalla via Appia ed era punto di partenza della via Traiana[7]. La città conserva cospicue vestigia di tale epoca (come l'arco di Traiano, arco onorifico tra i meglio conservati[8]) in buona parte comprese nel sito Patrimonio dell'umanità UNESCO denominato Via Appia. Regina Viarum[9]. Fu poi decisivo per la storia cittadina il ruolo di capitale di un ducato, poi principato longobardo esteso su un'ampia porzione dell'Italia meridionale, e sopravvissuto a lungo anche alla caduta del Regno longobardo[10]: emblema di tale periodo è la chiesa di Santa Sofia, facente parte con l'annesso chiostro del sito UNESCO Longobardi in Italia: i luoghi del potere[11].
Benevento è anche sede di un'arcidiocesi fra le più antiche[12].
La città si trova nell'entroterra appenninico della Campania, alla confluenza tra due fiumi: il Calore, tributario del Volturno, e il Sabato, che confluisce nel Calore in contrada Pantano, poco a ovest del centro cittadino. Un terzo fiume, il Tammaro, sbocca nel Calore all'altezza di Ponte Valentino, presso l'omonima zona industriale.
Il territorio su cui si estende la città è piuttosto ondulato: il centro infatti si eleva su una modesta collina nel mezzo della vallata, mentre alcune contrade sorgono su altri poggi circostanti. L'altezza sul livello del mare della sede comunale è pari a 135 m, con una minima di 80 m ed una massima di 495 m, pari a un'escursione di 415 m. Il basamento geologico su cui poggia l'area urbana è costituito dall'unità di Ariano (formazione detritica di origine pliocenica), cui si sovrappongono depositi alluvionali e piroclastici (questi ultimi legati alle eruzioni dei vulcani dell'area campana)[13].
L'intero centro abitato è posto in una grande conca circondata da alture; a ovest, in particolare, oltre la Valle Vitulanese, si trova il massiccio del Taburno Camposauro: le sue cime, viste dalla città, disegnano la sagoma di una donna distesa, detta la "Dormiente del Sannio". Dalla parte più alta della città si possono scorgere inoltre le cime del monte Mutria, del Matese a nord-ovest, l'alta cortina del Partenio con il monte Avella a sud-ovest e i colli dell'Arianese con le appendici dei monti Dauni a oriente.
Benevento presenta un clima tipicamente mediterraneo, con temperatura media annua di 15,8 °C. La temperatura media del mese più freddo (gennaio) è 6,5 °C, quella del mese più caldo (luglio) è di 26,5 °C[14]. In inverno si verificano ciclicamente precipitazioni nevose, mentre l'estate si presenta alquanto afosa, con periodiche ondate di calura: ad esempio, il 18 luglio 1884 la temperatura raggiunse i 42 °C. L'umidità nel periodo invernale è mediamente del 72%, in quello estivo del 57%[15].
Il clima di Benevento ha però tratti più continentali rispetto a quello, di tipo marittimo, della fascia costiera tirrenica e della pianura campana. Nel semestre invernale la temperatura in genere è più bassa; le nebbie, le brine e, talvolta, le gelate (con temperature di qualche grado sottozero) sono relativamente più frequenti. A breve distanza dalla costa le correnti perturbate provenienti dal mar Tirreno incontrano i primi baluardi dell'Appennino campano, dietro ai quali si ha una fascia di ombra pluviometrica, sicché Benevento riceve un quantitativo di pioggia nettamente inferiore rispetto ad altre zone della regione ben più piovose, quali l'Irpinia occidentale, il Salernitano e parte del Casertano.[14][15]
Il territorio cittadino è considerato ad elevato rischio sismico. Nel corso della storia si sono verificati molti terremoti in città, alcuni con epicentro nel Sannio-Matese, altri nell'Irpinia; in più occasioni Benevento è stata pressoché rasa al suolo.
La zona bassa di Benevento è periodicamente soggetta ad alluvioni.
Il 2 ottobre le piogge gonfiarono oltre il limite il bacino idrografico beneventano (in particolare il fiume Calore) che ancora portava su di sè i segni del secondo conflitto mondiale .La struttura dell’antico Ponte Vanvitelli, bassa e a sei fornici, non era adatta a sopportare la nuova portata del fiume causata dal restringimento del letto. Fu così che il medesimo ponte divenne una vera e propria diga, riversando il flusso del fiume per le strade della città. Anche allora le zone del Pantano e di contrada Ponticelli furono le più colpite oltre al rione ferrovia. Circa venti morti e ingenti danni agli edifici e alle infrastrutture pesarono sulla rinascente economia cittadina.[senza fonte]
A causa del notevole apporto di pioggia, nella mattinata del 19 ottobre si ebbe un rapido incremento dei livelli idrici dei fiumi: alle ore 9 il livello del fiume Calore Irpino, al Ponte Vanvitelli era di 3 m sopra il livello di magra, raggiungendo circa 6 m alle ore 10.15, senza allagare l'abitato, a differenza di quanto accadde in provincia, dove provocò estesi allagamenti di terreni coltivati. Il Calore Irpino non esondò nell'abitato, ma solo ad ovest di esso, grazie all'efficacia degli interventi di sistemazione fluviale eseguiti dopo l'alluvione del 1949 (sostituzione del vecchio Ponte Vanvitelli con tratti più ampi, costruzione di muri di contenimento, livellamento e allargamento dell'alveo) e alla non concomitanza delle piene di due principali affluenti del Calore Irpino: i fiumi Ufita e Tammaro.[16]
Il fiume Sabato, a differenza del Calore Irpino, esondò copiosamente nell'area urbana. Le acque fuoriuscirono dagli argini nei pressi del ponte di Santa Maria degli Angeli che si comportò come una diga rispetto al flusso idrico. Durante l'evento di piena, il fiume raggiunse una portata di circa 1100 m3/s, quasi il doppio del valore stimato per l'evento di piena del 1949. Dalle 10:45 alle 12:30, il livello del fiume Sabato diminuì di 1 m, mentre quello del Calore si ridusse solo di 10 cm a causa del continuo apporto idrico del fiume Tammaro. Dopo circa quattro ore e mezza, alle 17:00, il livello del fiume Calore era di 3 m sopra il livello di magra e quello del fiume Sabato era di 1,20 m[16].
Nel complesso, l'alluvione colpì circa 800 persone. Su un totale di 229 case allagate, 159 subirono danni. Di queste, 52 (33%) subirono danni lievi, 64 danni gravi (40%) e 43 danni molto gravi (27%). Furono segnalati danni anche a oltre 70 aziende industriali, artigianali e commerciali. Inoltre, le colture patirono danni ingenti. Si ebbero dissesti anche in alcuni tratti delle rive del fiume Sabato e in alcune strade cittadine[16].
Le cause principali sono le abbondanti piogge cadute sull'Appennino campano con il terreno arrivato a saturazione, ossia incapace di assorbire altra acqua; il corso d'acqua che ha creato maggiore scompiglio alle popolazioni del beneventano è stato ancora il fiume Calore il quale ha raggiunto livelli di piena inauditi grazie anche al cattivo stato del proprio alveo e alle forti piene dei suoi affluenti. Le zone più colpite dall'alluvione sono state c.da Pantano, q.re Ponticelli, zona industriale Ponte Valentino.[senza fonte]
«Benevento ha una storia, anzi dirò di più che, se avvenne una in quelle province meridionali d'Italia, questa storia è incarnata alla storia di Benevento.»
La posizione strategica e le condizioni ambientali della zona hanno costituito un valido motivo di attrazione per le popolazioni di varie epoche. Durante il corso degli anni in vari scavi occasionali sono state trovate diverse tracce di insediamenti ascrivibili al periodo neolitico. Nella seconda metà del Novecento è stata rinvenuta, nel corso di un'esplorazione archeologica nel giardino dell'ex-collegio La Salle in piazzetta Vari, una necropoli dell'orientalizzante antico (fine VIII - inizi VII secolo a.C.). Altri manufatti di ceramica e bronzo (VIII-VII a.C.), rinvenuti in diverse campagne di scavo, si conservano nel museo del Sannio.[17]
Una successiva fase della storia di Benevento è legata alle vicende dei Sanniti. È probabile che il territorio beneventano fungesse da punto di incontro tra le diverse tribù sannitiche degli Irpini (i quali, stanziati anche sulle retrostanti alture, dovevano tenere il controllo diretto dell'area[18]), dei Pentri e dei Caudini. Ad ogni modo la presenza umana era inizialmente di tipo prettamente rurale, con pochi villaggi sparsi ad economia agro-pastorale. A partire però dal IV secolo a.C. (ossia al tempo delle guerre sannitiche) si sviluppò un insediamento più organizzato, di tipo proto-urbano e in posizione meglio difendibile[19]; a tale periodo risalgono infatti due necropoli sannitiche venute alla luce poco distanti tra loro, una ancora nei pressi dell'ex Collegio La Salle e l'altra alla Rocca dei Rettori, caratterizzate dalla presenza di tumuli di terra di forma diverse che coprono una o più sepolture. Notevole tra queste una tomba realizzata in blocchi di tufi giallo e grigio, squadrati e connessi tra di loro a formare una cassa chiusa da una copertura a baule; in essa è stata rinvenuta una scala di accesso realizzata mediante la costipazione in gradini di scaglie di lavorazione dei blocchi. All'interno lo scheletro era fornito di un corredo non molto abbondante ma di gran pregio rappresentato da una patera bronzea che conteneva un coltello in ferro, due fibule in ferro e una fibbia in bronzo. Una necropoli coeva è stata trovata poi alla periferia della città, in contrada Olivola, dove sono venute alla luce tombe di guerrieri con cinturoni ed armi.
Maleventum compare per la prima volta nella storia romana nel 314 a.C., quando è citata tra i luoghi in cui si svolse la seconda guerra sannitica; nei suoi pressi, infatti, le legioni di Papirio Cursore e di Bibulco sconfissero le truppe sannitiche. Nelle vicinanze della città, nel 297 a.C., il console romano Publio Decio Mure, avrebbe sconfitto durante la terza guerra sannitica gli Apuli, impedendo in tal modo il ricongiungimento con i Sanniti.
Nel 275 a.C., i Romani vinsero Pirro, venuto in Italia con i suoi elefanti: questo fatto si dimostrò fondamentale per lo sviluppo della città. Per assicurarsi il possesso di Benevento, venne dedotto nel 268 a.C. il primo stanziamento di coloni romani con diritto latino. A quest'epoca risale il nome di Beneventum, mutato da Maleventum, considerato di cattivo augurio.
Durante la seconda guerra punica, vennero combattute due battaglie decisive: nel 214 a.C. il generale cartaginese Annone fu sconfitto da T. Gracco; nel 210 a.C., il campo di Annone venne assalito e preso dal console Q. Fulvio. Nel 209 a.C. fu una delle diciotto colonie latine a somministrare contingenti di uomini e denaro per continuare la guerra.
Nell'86 a.C., i Romani la elevarono al rango di municipium; a quel tempo la città era posta all'incrocio tra la via Appia e la via Minucia.[20] Intorno al 7 d.C. Augusto distacca definitivamente la città dal Sannio e la aggrega alla regio II Apulia et Calabria, ossia alla Puglia. Nerone vi deduce una nuova colonia, che prende il nome di Concordia, come è documentato anche nelle iscrizioni del regno di Settimio Severo: Colonia Julia Augusta Concordia Felix. In seguito l'imperatore Adriano la unì alla provincia di Campania.
Benevento trasse particolari benefici dall'essere situata su un'importante arteria di comunicazione quale era al tempo la via Appia. Traiano la scelse quale punto di partenza per la via che prese il suo nome (la via Traiana, variante dell'Appia da Benevento a Brindisi, parzialmente sovrappostasi alla via Minucia). Fu così che per tutto il III e IV secolo d.C. la città prosperò in modo particolare, arricchendosi di numerosi monumenti. In quel periodo fu la città più popolosa della Campania dopo l'allora capoluogo Capua.[senza fonte]
Sede vescovile a partire dal IV-V secolo, fu quasi interamente distrutta da un terribile terremoto nel 369 d.C., segnando il suo lento ed inesorabile declino, favorito anche dalla crisi dell'Impero romano d'Occidente.
Nel 410 d.C., subì l'invasione dei Visigoti e nel 455 quella dei Vandali. Poco tempo dopo, si verificò la caduta dell'Impero Romano d'Occidente.
Nel 490 d.C. fu presa dai Goti, nel 536 o 537 liberata da Belisario e nel 545 conquistata e saccheggiata da Totila, durante la Guerra greco-gotica, un conflitto quasi ventennale che vide contrapposti l'Impero bizantino agli Ostrogoti.
Nel 571 i Longobardi vi fondarono il ducato di cui Zottone fu il primo duca fino al 591. Secondo duca fu Arechi I (noto nelle fonti anche come Arigiso) (592-641). Terzo duca fu Aione (641-642). Quarto duca fu Radoaldo (643-661). Quinto duca fu Grimoaldo (651-662), che divenne anche Re dei Longobardi nel 661. Sesto duca fu Romualdo I o (noto nelle fonti anche come Romoaldo) (663-687). Settimo duca fu Grimoaldo II (687-689). Ottavo duca fu Gisulfo I (689-705). Nono duca fu Romualdo II (706-731). Decimo duca fu Audelaio (731-733). Undicesimo duca fu Gregorio (733-739). Dodicesimo duca fu Iodescalco o Godescalco (740-742). Tredicesimo duca fu Gisulfo II (742-751). Penultimo duca fu Liutprando (752-758). L'ultimo fu Arechi II, genero di re Desiderio, dal 758 al 787. Protetto dalla sua grandezza, dalla situazione appartata e dalle difficoltà di portarvi e sostenervi guerra, il ducato si mantiene incolume davanti alla minaccia dei Franchi e lo stesso Carlo Magno è costretto ad arrestarsi ai suoi confini. Nell'840, dopo la morte violenta di Sicardo, il dominio fu diviso nei due principati di Benevento e Salerno e nella contea di Capua. Nel secolo successivo l'Impero bizantino tornava però alla carica riuscendo ad occupare Benevento tra l'891 e l'894[21]. Seguì la serie dei principi indipendenti di Capua e Benevento, da Radalgisio a Landolfo VI. Nel 969, papa Giovanni XIII innalzò Benevento a Chiesa metropolitana. Il principato finì nel 1053 con la battaglia di Civitate e la presa di Benevento da parte di Riccardo I di Aversa e Roberto il Guiscardo. Nel 1077, Enrico III la cedette alla Chiesa.
Fu per qualche anno in mano ai Normanni (1078 - 1081), rimanendo poi per secoli un'enclave pontificia nel Regno di Napoli, governata da rettori papali, pur fra alterne vicende: vi furono infatti tentativi di conquistarla da parte di Federico II e Manfredi di Svevia, che qui rimase ucciso in una battaglia contro Carlo I d'Angiò. Fu sottratta alla Chiesa durante le lotte tra Angioini e Aragonesi.
Il suo stato di enclave pontificia nel Regno di Napoli, governata da rettori papali continuò anche in epoca più moderna. Nel 1458, papa Callisto III, alla vigilia della sua morte, ricreò per il nipote Pedro Luís il ducato di Benevento, infeudazione illusoria, in quanto la città era saldamente tenuta da re Ferrante[senza fonte].
Alessandro VI, per non essere da meno, confermando a Federico d'Aragona l'investitura del regno di Napoli, nel 1497 l'ottiene per il figlio Giovanni, già duca di Gandia, principe di Tricarico, conte di Carinola e di Chiaromonte, nonché Gonfaloniere della Chiesa. Benevento fu poi turbata dalle lotte intestine sorte tra la fazioni di Castello e della Fragola (Fravola), concluse con la pace del 1530[senza fonte].
Nel Seicento, però, pestilenze, carestie e terremoti annientarono gli sforzi compiuti e impoverirono sempre più la città. Benevento ritrova serenità sotto il papa, salvo un breve assedio operato dagli spagnoli dal 4 settembre al 28 settembre 1633, scrive infatti lo storico Gregorovius: "La città si considerava come repubblica sotto l'alto patrocinio dei Papi, ed essa sopportava codesta forma di supremazia papale, perché vi trovava modo di usare una libertà maggiore di quella che un altro reggimento le avrebbe consentito".[22]
Quando la città venne distrutta dal terremoto del 1688 il cardinale arcivescovo Orsini, futuro papa Benedetto XIII, uscì indenne dalle rovine del suo palazzo. Egli non solo provvide a ricostruire la città, ma ne incrementò tutte le attività finché il sisma del 1702 devastò nuovamente Benevento. Nonostante ciò il pastore non desisté dalla sua opera, tanto da essere celebrato come Alter Conditor Urbis ("nuovo fondatore della città").
Con l'arrivo in Italia di Napoleone Bonaparte nel 1798, Benevento fu dapprima occupata da Ferdinando IV di Borbone. In seguito, Napoleone la fece sede di un nuovo principato, retto dal Talleyrand (1806). Tornata alla Chiesa con la Restaurazione, nel 1860 i garibaldini di Salvatore Giuseppe Rampone la sottrassero al dominio pontificio, e fu così annessa al nascente Regno d'Italia e proclamata capoluogo di Provincia.
Cominciava così una nuova vita per la vetusta città, che riprendeva nel Mezzogiorno d'Italia la sua funzione, sviluppandosi notevolmente nel suo complesso urbano ed arricchendosi di nuovi edifici, progredendo nell'agricoltura, specie nella coltivazione dei tabacchi e dei cereali, nelle famose industrie dolciarie, meccaniche, dei liquori, del legno, dei laterizi, nei suoi floridi commerci, nelle istituzioni assistenziali e culturali.
Negli anni della seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1943, Benevento fu uno dei comuni della Campania destinati dalle autorità fasciste ad accogliere profughi ebrei in internamento civile. Gli internati furono liberati con l'arrivo dell'esercito alleato nell'ottobre 1943.[23]
Nei mesi del passaggio del fronte, di fronte alle immani distruzione, la cittadinanza diede tale prova di coraggio e di abnegazione, da meritare la medaglia d'oro al valor civile (15 giugno 1967). La città fu bombardata a più riprese dagli Alleati tra il 20 agosto e il 1 ottobre 1943: duemila abitanti morirono e oltre la metà dell'abitato rimase distrutto.[24] Solo il 2 ottobre 1943 gli americani entrarono nella città.
Ingenti danni furono poi causati da un'alluvione nel 1949. Dagli anni Cinquanta Benevento si è notevolmente espansa, ma l'alluvione del 2015 creò altri gravi danni.
Lo stemma cittadino, concesso con D.P.R. del 27 dicembre 1990, ha la seguente blasonatura:
«scudo ennagonale a testa di cavallo, inquartato di rosso e di argento, al capo d'oro, caricato dal cinghiale al naturale, fermo sulla linea di partizione, cinghiato di rosso. Lo scudo è sormontato dalla corona di principe; sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante d'oro, la sigla S.P.Q.B. nella prima riga, le parole CONCORDES IN UNUM nella seconda riga, sigla e parole in lettere maiuscole di nero.»
Il gonfalone consiste in un drappo di rosso mentre la bandiera cittadina, che riprende gli smalti del blasone civico, è un tricolore giallo, bianco e rosso.
In precedenza erano in uso uno stemma e un gonfalone riconosciuti con decreto del Capo del Governo del 24 aprile 1941.[25] Il gonfalone era un drappo rettangolare di azzurro.
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Complesso di Santa Sofia Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774) | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | culturali |
Criterio | (ii)(iii)(vi) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 2011 |
Scheda UNESCO | (EN) Santa Sofia Complex Longobards in Italy. Places of the power (568-774 A.D.) (FR) Scheda |
Abitanti censiti[28]
Secondo l'Istat nel 2015 Benevento (che all'epoca contava oltre 60 000 abitanti) era al vertice di un sistema locale di 135 426 abitanti in un ambito di 30 comuni, tutti compresi all'interno del territorio provinciale[29].
Al 31 dicembre 2020 gli stranieri residenti in città sono 2 134, corrispondenti al 3,7% della popolazione.[30] Le nazionalità più rappresentate sono:
Accanto alla lingua italiana, a Benevento è in uso un vernacolo appartenente al gruppo dei dialetti campani.
«Sotto l'acqua e sotto u viento, Sotto u noce e Beneviento»
Benevento è comunemente nota come la "città delle streghe" (o, più propriamente, delle janare). La fama, consolidatasi grazie al libro De nuce maga beneventana del protomedico Pietro Piperno, è dovuta con tutta probabilità ai riti pagani che i longobardi svolgevano nei pressi del fiume Sabato: alcune donne urlanti saltavano intorno ad un albero di noce da cui pendevano serpenti, oppure dei guerrieri a cavallo infilzavano una pelle di caprone appesa ad un albero. Questi riti apparvero come demoniaci ai beneventani cattolici, che forse credettero di vedere dei sabba stregoneschi.
Altri fanno risalire la fama ai riti della tribù dei Samentes che in origine furono adoratori dei boschi nei quali, di notte, celebravano feste e riti religiosi; poiché chi officiava tali riti erano sacerdotesse, a cui venivano attribuiti poteri magici e divinatori, si creò tale leggenda che, ai tempi in cui operava la Santa Inquisizione, fu causa di persecuzioni ed esecuzioni capitali.
Più tardi i dominatori capirono che era molto più conveniente accettare la religione dei beneventani. Questa valutazione politica, forse ancor più della perseveranza di San Barbato, portò dunque i nuovi padroni a convertirsi nel 664. Ciò garantì una lunga e stabile prosperità alla città e ai suoi governanti, e portò all'abbattimento dell'albero sacro da parte di San Barbato. In questo luogo egli fece erigere un tempio intitolato a Santa Maria in Voto.
Ma nei secoli successivi la credenza non si sopì, anzi si arricchì di nuovi elementi. Streghe provenienti da ogni dove, volando come il vento, si sarebbero riunite sotto un noce, ovvero l'albero dei longobardi inspiegabilmente risorto. Qui si sarebbero tenuti banchetti e orge con la partecipazione del demonio, dopo i quali le streghe avrebbero attuato sortilegi contro la popolazione. Numerose furono le donne processate per stregoneria che riferirono dei sabba sotto il noce di Benevento; la credenza sopravvive come superstizione popolare.
A Benevento sono presenti 3 strutture ospedaliere:
Benevento ospita numerose scuole e tra queste le più degne di nota sono il liceo classico "Pietro Giannone" e il liceo scientifico "Gaetano Rummo", che rappresentano la storica coppia di licei della città. Il primo è stato fondato nel 1810 ed è pertanto uno dei primi licei classici d'Italia; il secondo è stato fondato nel 1923 con il nome di "Regio Liceo Scientifico di Benevento", per poi essere intitolato al medico beneventano nel 1924. Altri importanti istituti sono il liceo statale "Giuseppina Guacci", nato nel 1872 come istituto magistrale, il liceo artistico "Virgilio", l'istituto tecnico commerciale "Giuseppe Alberti" e l'istituto tecnico industriale "Giovan Battista Bosco Lucarelli".
Dal 1990 Benevento è sede dell'Università degli Studi del Sannio, ospitata in varie strutture cittadine.
Un ulteriore polo universitario è dato dalla presenza in città dell'Università degli Studi Giustino Fortunato, ateneo privato;
In città sono presenti alcuni indirizzi di studio dell'ateneo principale di Napoli.
A Benevento è presente il Centro di Cultura Raffaele Calabrìa, nel Palazzo Arcivescovile, il quale è legato all'Università Cattolica;
L'Istituto superiore di scienze religiose "Redemptor hominis"[35], istituto accademico eretto dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica, che rilascia i titoli di Laurea in Scienze Religiose abilitanti all'insegnamento della religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado ed inoltre offre una serie di percorsi di approfondimento della fede per laici e religiosi;
Tra gli artisti locali è da menzionare innanzitutto Perinetto da Benevento, che decorò la chiesa dell'Annunziata, dipingendo nell'aprile 1456 le Sette Gioie della Vergine, nel marzo 1457 Storia di San Giorgio e della Donzella, Sant'Antonio, La Madonna, San Michele con quattro Angeli. Diversi altri lavori furono eseguiti dal Perinetto a Napoli; su tutti si ricorda il ciclo di affreschi rinascimentali della cappella Caracciolo del Sole nella chiesa di San Giovanni a Carbonara.
Nel secolo successivo l'artista di maggior spicco fu Donato Piperno. Nel 1589 nella chiesa di San Domenico dipinse su legno San Vincenzo Ferreri e forse il Rosario; sono suoi, inoltre, il Martirio di San Gennaro nella chiesa dell'Annunziata, la Pace nell'aula delle riunioni dell'ex Seminario, la Deposizione nella chiesa di Sant'Agostino, Sant'Orsola anacoreta con Sant'Onofrio e Sant'Antonio abate nella chiesa di Santa Sofia.
Nel XVIII secolo Basilio Alvano dipingeva il quadro di Elia e Daniele, fatto collocare dall'arcivescovo Landi nella navata maggiore dell'antica chiesa Metropolitana, mentre il sacerdote Giuseppe Cassella nel 1786 dipingeva la Parrocchia di Santa Maria della Verità con una serie di affreschi, successivamente perduti nella guerra e nel terremoto nel 1980.
Nel XIX secolo svariati artisti furono attivi in città. Giuseppe Salvetti realizzò nel 1840, nel centro della volta della crociera dell'antica Chiesa Metropolitana, un grande dipinto dei santi Bartolomeo, Gennaro e Barbato, voluto dal cardinale Bussi.
Achille Vianelli nel 1850 fece apparire alla chiesa Santa Sofia un'aula di disegno che vide cultori come l'acquarellista Luigi Petrosini, Giuseppe Petrosini, il caricaturista Vincenzo Romano. Giuseppe Chiarotti (m. 17 gennaio 1905) dipinse San Pantaleone nell'estinta cappella omonima in piazza Piano di Corte. Suo anche un quadro perduto della Desolata in via Episcopio (già calata Olivella). Francesco Pastore (m. 22 dicembre 1907) dipinse Un brutto quartodora, negli uffici dell'Economato del Palazzo Provinciale; il cardinale Di Rende gli commissionò inoltre una rappresentazione di San Barbato per la cappella del Convitto Arcivescovile, e a lui l'avv. Ignazio Pilla fece eseguire il ritratto del cardinale Donato Maria Dell'Ollio e quello del patriota Federico Torre.
Da ricordare inoltre: Gaetano De Martini, Maurizio Barricelli, Raffaele Maienella, Cesare Mainella, Attilio Zanchelli, Nicola Silvestri, Nicolino Rummo.
Il più autorevole esponente beneventano della pittura contemporanea è Mimmo Paladino, ex-docente del Liceo Artistico, assurto agli allori della fama mondiale con mostre in America ed in Cina. È tra i massimi esponenti della Transavanguardia e vive e lavora a Benevento.
Giovanni De Vita in Thesaurus Antiquatarum menzionava, tra i collegi di arti e mestieri esistenti in epoca romana a Benevento, quelli dei tibicines e degli artifices organorum, ovvero suonatori e costruttori di strumenti. A conferma di ciò nel 1912, durante i lavori di costruzione della ferrovia Benevento-Cancello, nelle vicinanze della chiesa dei SS. Cosma e Damiano furono rinvenuti reperti che attestavano l'esistenza di un collegio musicale romano.
Per quanto riguarda il Medioevo, la Biblioteca Capitolare di Benevento raccoglie numerosi codici musicali risalenti al IX secolo, scritti in notazione neumatica. Essi costituiscono la più grande raccolta di musica antica a disposizione oggi.
Inoltre nel Medioevo si sviluppò a Benevento il canto beneventano, un particolare tipo di canto piano liturgico, diverso dal canto gregoriano ma simile a quello ambrosiano.
Nel XVI secolo si ha notizia di un primo organo in città, costruito fa Fabio Scoppa e Carlo Scala, posto nella scomparsa chiesa di Santo Spirito, all'inizio dell'odierno corso Garibaldi. Questo secolo e il successivo vedono numerosi contributi alla musica da parte di artisti locali. Domenico Scorpione, insegnante di musica al seminario, compose i Sacra Modulamina (1672), completa da cappella dedicata a Gioacchino Monti. Caratterizzata dal basso continuo dell'organo, comprende quattro "antifone" e "litanie della Beata Vergine" a cinque voci. Scorpione scrisse inoltre testi teorici come le Istituzioni Corali, dedicata al vescovo Orsini e un Introduttorio musicale. In questo periodo si annoverano poi Don Prisco Della Porta, maestro di cappella nella chiesa Metropolitana, che diede alla stampa Arianna Musicale, operetta dedicata al De Nicastro; e Sipontino, arciprete della Metropolitana.
Nel XIX secolo è famosa l'accademia poetica e musicale celebrata nel convitto delle Orsoline il 1º novembre 1849, in onore di papa Pio IX in visita a Benevento. In questo periodo si annoverano l'agostiniano Beniamino Arena, vissuto ai primi del secolo, compositore di canti sacri per il popolo, fra cui un famoso Miserere. Giuseppe Petrosini, ritrattista e musicista, fondatore della società mandolinista e del circolo filodrammatico, scrisse parecchie suonate, valzer (fra cui La vallata del Sabato, scherzo con tamburelli) e sinfonie (fra cui Aurora). Alla sua morte lasciò il suo harmonium al tempio della Madonna delle Grazie. Antonio De Maria fu un altro musicista, capo opera per circa 40 anni della schola cantorum del seminario. Anche il clinico Gaetano Rummo non ancora ventenne, appena diplomatosi in pianoforte al conservatorio di San Pietro a Maiella, musicò Iarba di Salvatore Cosenza, in tre atti, eseguita il 17 marzo 1900 nel Teatro Comunale Vittorio Emanuele.
Nel 1980 è sorto anche a Benevento un Conservatorio musicale, situato nell'antico palazzo De Simone (già Collegio La Salle), e dedicato nel 2006 al compositore Nicola Sala, nativo di Tocco Caudio. Il Conservatorio dispone di una biblioteca musicale con un patrimonio musicale di oltre 4.000 volumi e opuscoli, di circa 300 dischi e di sei periodici correnti.
Il principale quotidiano di Benevento è Il Sannio Quotidiano fondato da Luca Colasanto. Altri quotidiani della città sono: Il Quaderno, Gazzetta di Benevento.
In città è presente anche una redazione de Il Mattino.
A Benevento (o nelle immediate vicinanze) hanno sede alcune emittenti radiofoniche:
A Benevento (o nelle immediate vicinanze) hanno sede alcune emittenti televisive:
Vi è anche una televisione online:NTR24
I primi piatti sono a base di pasta (condita con sugo di agnello o ragù). Tipici del Beneventano sono i cecatielli, le lasagne, i cavatelli con i broccoli, le fiavole preparate con pasta sfoglia con ripieno di uova e formaggio. Altri piatti tipici sono il mugniatiello, involtino a base di fegato, polmone, prezzemolo, aglio, avvolti con budella di agnello e di legumi, preparati in vari modi, e il natalizio cardone, a base di germogli di carciofo opportunamente trattati.
Liquore Strega, nocino, lacrime di Bacco.
La fama del torrone di Benevento si diffuse a partire dal XVII secolo: a quei tempi in occasione delle feste natalizie era usuale inviarne ai prelati di Roma, capitale dello Stato Pontificio di cui Benevento faceva parte. Nel secolo successivo, infatti, nacque il Torrone del Papa, con zucchero liquefatto, pinoli e frutta sciroppata, oltre al Perfetto Amore, ricoperto di cioccolato, limone o caffè, e all'Ingranito, arricchito da confetti cannellini. Furono però i Borbone nel XIX secolo a valorizzare questo prodotto facendolo diventare una specialità natalizia: alla casata fu dedicato il Torrone della Regina.
Verso gli inizi del nuovo millennio, si ricominciò a produrlo prediligendo le tecniche artigianali e ne vengono prodotte nuove varietà che hanno pur sempre alla base la stessa ricetta vecchia di secoli. La sua fama è nazionale; continua ad essere un dolce soprattutto natalizio: in particolare è diffuso il torrone bianco, alle nocciole o alle mandorle. Due le ditte produttrici principali: la Strega Alberti (nota anche per il liquore) e le Fabbriche Riunite del Torrone di Benevento, entrambe con sede al Rione Ferrovia.
Il cardone[39] è una zuppa di cardi con brodo vegetale, pollo, uova e polpettine, servita con crostini di pane, tipico piatto natalizio[39][40].
La città di Benevento è suddivisa in otto quartieri, o rioni:
Il centro storico di Benevento si trova su un'altura fra il corso dei fiumi Calore e Sabato, digradante verso la loro confluenza, ad ovest. È attraversato da un asse viario principale costituito dal Corso Dante e dallo spazioso Corso Garibaldi, sul quale si aprono alcune piazze (Cardinal Pacca, Duomo, Orsini, Roma, Matteotti). Nel punto più alto si trova il castello, la Rocca dei Rettori.
Nei due corsi confluisce un'irregolare rete di vicoli, nella quale sono distinguibili alcuni rioni storici, fra cui i medievali Trescene e Triggio, situati rispettivamente all'estremo nordorientale e sudoccidentale. I longobardi eressero una cinta muraria che includeva tutta la zona, della quale rimangono solo alcuni tratti. L'acropoli di Benevento conserva una cospicua quantità di monumenti, di cui i principali sono posti su Corso Garibaldi.
La struttura del centro è segnata dall'impianto della città romana, di cui il corso Garibaldi riprende il tracciato del decumano massimo. Oltre agli antichi monumenti di cui si parla nelle sezioni seguenti sono presenti alcune architetture notevoli realizzate dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. Negli anni cinquanta viene costruito su progetti di Gennaro De Rienzo e Vincenzo Miccolupi il complesso di edifici della Via Traiano. Più tardi l'edificio INA Assitalia di Davide Pacanowsky, la sede tecnica della SIP di Nicola Pagliara, l'Hortus Conclusus di Mimmo Paladino, Roberto Serino e Pasquale Palmieri, la nuova ala del Museo del Sannio di Ezio De Felice, Eirene Sbriziolo e Roberto Fedele, alcuni restauri notevoli come quello di Palazzo Paolo V su progetto di Gianfranco Caniggia e di Palazzo Mosti (attuale sede del Comune) di Giovanni Consolante, oltre che della Rocca dei Rettori degli stessi De Felice, Sbriziolo e Fedele. Infine agli inizi del nuovo secolo sono stati realizzati alcuni interventi significativi come il museo ARCOS progettato da Vittorio Maria Berruti ed il Liceo Artistico nell'area parco di Sant'Ilario dell'architetto Raimondo Consolante. La riqualificazione dell'area dell'Arco del Sacramento degli architetti Damiano Dolce, Roberta Di Ciò e Nicola Moffa ha dato inizio ad una serie di interventi coordinati per il recupero del quartiere Triggio, a ridosso del Teatro Romano. Risulta in costruzione la sede di un secondo museo di arte contemporanea di fronte al Duomo, progettato dagli architetti torinesi Roberto Gabetti ed Aimaro Isola.
La zona nuova del centro cittadino sorge ad est del centro storico, continuando la salita della stessa collina. Lo attraversano due lunghi viali alberati paralleli: Viale Antonio Mellusi, costruito nel dopoguerra, e Viale Atlantici, prosecuzione ideale di Corso Garibaldi, completato nel 1932 su progetto dell'ingegnere Gennaro De Rienzo e dedicato ai "Trasvolatori Atlantici".
All'inizio dei due lunghi viali si trovano, rispettivamente: la grande Piazza Risorgimento, in cui si trova il Liceo Classico progettato dall'architetto Luigi Piccinato e la ex sede della Banca d'Italia, un edificio lecorbuseriano progettato dagli architetti Massimo Nunziata e Gerardo Mazziotti e La Villa Comunale che è invece esempio di giardino di fine ottocento progettato dall'architetto napoletano Alfredo Denhardt. la zona alta è caratterizzata da altri edifici scolastici importanti: la scuola elementare Mazzini progettata dall'architetto Frediano Frediani e la scuola media Pascoli dell'architetto Giovanni Consolante.
Il quartiere è costituito principalmente da palazzi, ingentiliti da molto verde. Risalendo Viale Atlantici si trovano la sede della Soprintendenza ai Beni Archeologici (nell'ex convento di San Felice), il Seminario Arcivescovile, la Scuola Allievi Carabinieri. Circa a metà del viale, sulla destra vi è un crocefisso posto nel XIX secolo[44]. Nel quartiere si trovano inoltre il Teatro-Auditorium Nicola Calandra, il Palazzo di Giustizia, in Via Raffaele De Caro, e gli uffici dell'ASL, in Via Patrizia Mascellaro. Edifici notevoli sono le ville neoliberty dell'architetto Vincenzo Miccolupi.
I viali Mellusi ed Atlantici ad est si ricongiungono tramite Via Almerico Meomartini, che porta ad un piazzale sopraelevato, dove si trova il Convento dei Cappuccini.
Proseguendo lungo l'altura seguendo Via delle Puglie, si incontra la zona residenziale di Pacevecchia. Qui si trova il più grande ospedale cittadino, il Gaetano Rummo[45]. Il quartiere presenta graziose villette, case popolari e fabbricati di nuova costruzione, e si sviluppa attorno al parco di Villa dei Papi, residenza del vescovo Orsini.
Notevole poi il complesso di Villa Beatrice e del suo parco, residenza aristocratica in stile vanvitelliano neoclassico tardo-settecentesco riconosciuta di interesse storico – artistico e tutelata ai sensi della Legge 1089 riguardante il patrimonio artistico e culturale italiano. La costruzione risale agli inizi del secolo XIX, precisamente al 1804 come testimonia un'incisione sul travertino del portale.
A Pacevecchia si trova lo stadio in cui gioca il Rugby Benevento.
Il quartiere prende il nome dalla pace che fu qui firmata dalle fazioni cittadine nel 1530, dopo quasi un secolo di avversità. Visto il contributo fornito dal padre cappuccino Lodovico da Napoli per la sottoscrizione dell'accordo, il comune volle ringraziare i frati permettendo loro di costruire un convento. La costruzione originaria sorse in una collocazione diversa da quella odierna: distrutta da un terremoto, fu sostituita dalla villa dell'Orsini.
Pacevecchia è detta anche la "zona alta" di Benevento, essendo l'area a maggiore altitudine della città: è ivi locato l'osservatorio astronomico del Sannio[46] e il centro MARSec.
Il Rione Ferrovia si trova a nord del fiume Calore; il principale collegamento con il centro è costituito dal Ponte Vanvitelli. Subito dopo il ponte si incontra piazza Leonida Bissolati da cui a destra si aprono via Valfortore (già Francesco Paga), che conduce alle vie di collegamento con i Comuni del Fortore, e il Lungocalore Manfredi di Svevia (ove si ritiene che un tempo sorgesse la chiesa di San Marciano, già diruta nel XVIII secolo, nella quale il 18 giugno 1156 papa Adriano IV investì ufficialmente Guglielmo I re di Sicilia, Puglia e Capua come si legge nelle cronache: cfr. trattato di Benevento). La via Lungocalore Manfredi di Svevia prende il nome dal luogo in cui venne sepolto re Manfredi di Svevia morto a Benevento nel corso dell'omonima battaglia. Le ossa del re vennero poi profanate dal vescovo di Cosenza, come ricorda Dante Alighieri nella Divina Commedia:
«[…] Io mi volsi ver lui e guardail fiso:
biondo era e bello e di gentile aspetto,
ma l'un de' cigli un colpo avea diviso.
…
Se 'l pastor di Cosenza, che a la caccia
di me fu messo per Clemente allora,
avesse in Dio ben letta questa faccia,
l'ossa del corpo mio sarieno ancora
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora.
Or le bagna la pioggia e move il vento
di fuor dal regno, quasi lungo 'l Verde,
dov'e' le trasmutò a lume spento.
…
Poi sorridendo disse: Io son Manfredi,
nepote di Costanza imperatrice […]»
All’inizio del suddetto lungocalore è presente un bassorilievo in bronzo dello scultore Bruno Mistrangelo che rappresenta l’incontro tra Dante e Manfredi. Il rione è attraversato dal viale Principe di Napoli, che porta dal ponte alla stazione ferroviaria (da cui il nome). Lungo il suo corso si trovano la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli e l'Ospedale Sacro Cuore di Gesù, tenuto dall'ordine religioso dei Fatebenefratelli.
L'abitato non si protrae molto profondamente nelle traverse che partono dal viale: ad est del rione si trova la zona industriale di Pezzapiana. Nel Rione hanno inoltre sede le due principali industrie dolciarie della città: le Fabbriche Riunite Torrone di Benevento e la Strega Alberti (di fronte alla stazione).
Poco dietro la stazione si trova la rotonda dei Pentri, al centro della quale è stato eretto un monumento a Padre Pio.
La collina del centro storico presenta una forte pendenza verso sud, ai piedi della quale vi è la zona di Porta Rufina, detta così da un ingresso della città andato distrutto. Il collegamento con la zona alta avviene principalmente tramite Piazza Orsini e Via delle Puglie, lungo la quale si trova la Facoltà di Scienze Economiche dell'Università. Nel rione si apre piazza Commestibili, sede del mercato alimentare fino al 24 novembre 1980 quando fu reso inagibile dal terremoto. La zona del mercato fu recuperata e dalla fine del 2007 adibita a galleria commerciale ma attualmente è abbandonata. Vi è inoltre l'ufficio postale centrale della città.
Il Rione Libertà, intitolato alla liberazione nazionale nella seconda guerra mondiale, presenta la tipica forma a scacchiera delle zone periferiche, con ampi viali alberati e grandi condomini. Il Rione, nato oltre il corso del fiume Sabato durante il ventennio fascista e fortemente ampliatosi nel secondo novecento, è il quartiere più popoloso della città. Rappresentativa è soprattutto la parte ad ovest di via Napoli, che presenta strade ortogonali, in cui si aprono vasti spiazzi liberi. Molti dei palazzi per abitazioni, dall'aspetto sobrio e massiccio, sono in cattive condizioni e fra di essi si trova la chiesa di San Modesto. Le zone ad est di via Napoli presentano una topografia meno regolare, poiché i palazzi non sono stati costruiti secondo un piano unico; qui si trova un'altra chiesa moderna, dedicata alla Madonna Addolorata.
Il settore nord-est assume in genere un altro nome, Santa Colomba. Vi si trovano il moderno Centro Servizi Amministrativi della Provincia di Benevento, lo stadio Ciro Vigorito e diversi plessi scolastici. Attorno allo stadio si svolge, il sabato, il più grande mercato cittadino. Procedendo via Napoli dal ponte Santa Maria degli Angeli, oltre l'allacciamento con la tangenziale si trova San Vito, una zona accresciutasi tra gli anni novanta e l'inizio del duemila ed affermatasi come nuova zona commerciale della città.
Il rione Capodimonte - Ponticelli si trova in un'altra zona elevata della città ed è l'ultimo agglomerato urbano sviluppatosi a Benevento intorno agli anni '70, ad est del centro cittadino, dal quale è separato dal torrente San Nicola, affluente del fiume Calore. Da questo quartiere si può accedere direttamente alla zona industriale "Ponte Valentino". Ivi è ubicato il carcere di Benevento con la casa circondariale del Ministero della giustizia, la stazione dei Vigili del fuoco e due luoghi di culto: la chiesa di San Pasquale nella zona Ponticelli e quella di San Giuseppe Moscati nella zona Capodimonte.
Altre località rilevanti sparse per il territorio comunale di Benevento sono: Acquafredda, Badessa, Caprarella, Cardoncielli, Cardoni, Catalano, Chiumiento, Ciancelle, Ciofani, Coluonni, Cretazzo, Fontana Margiacca, Fontana Fabbricata, Francavilla, Gran Potenza, Imperatore, La Francesca, La Vipera, Lammia, Le Murate, Mascambruni, Masseria del Ponte, Masseria Grasso, Merici, Monache, Monteguardia, Monte Pino, Murata, Pamparuottolo, Perrottiello, Pezzapiana, Piano Borea, Piano Morra, Pino, Ponte delle Tavole, Ponte dei Masi, Ponte Valentino, Ripamorta, Ripazecca, Rosetiello, Roseto, San Cumano, San Domenico, San Francesco, San Liberatore, San Giovanni a Caprara, Santa Colomba, Sant'Angelo a Piesco, Sant'Angelo di Sotto, Sciabacca, Serretelle, Sponsilli, Torretta, Triemolo, Vallereccia.
Il Beneventano è tradizionalmente una zona agricola. Sebbene questa attività interessi soprattutto i comuni della provincia, Benevento non fa eccezione, avendo nel suo territorio comunale ampie zone rurali. Tra le principali coltivazioni, l'uva, le olive e il tabacco.
Il settore secondario è piuttosto dinamico, soprattutto al livello delle piccole imprese. L'industria più sviluppata è quella alimentare, che comunque non raggiunge grandi dimensioni: in particolare sono importanti le industrie dolciarie (produzione del famoso torrone), ma vi è anche lo storico pastificio Rummo. Sono presenti inoltre industrie tessili, edili, metalmeccaniche, di lavorazione delle pelli e del legno. Presente anche l'attività artigianale.
La stazione principale di Benevento è situata sulla linea Napoli - Foggia e pertanto risulta essere uno snodo tra Roma e la Puglia. Il collegamento con Napoli è assicurato inoltre dalla linea Benevento - Cancello, detta anche ferrovia Caudina, costruita nel 1913, ora gestita da MetroCampania NordEst (Eav) ma sospesa dal 2021. I restanti treni regionali qui attestati effettuano servizio verso Caserta, Avellino, Salerno, Foggia e Campobasso, benché su tali quattro ultime direttrici il servizio sia ormai svolto da autobus sostitutivi.
Le linee afferenti alla stazione di Benevento sono:
Oltre alla menzionata stazione principale, la città dispone di 7 stazioni secondarie:
All'interno del territorio comunale di Benevento sorgono infine le due stazioni di Vitulano-Foglianise (in contrada Scafa) e Paduli sul Calore (nell'area industriale di Ponte Valentino), entrambe ricostruite ex-novo secondo criteri moderni ed inaugurate nel 1997 ma poi definitivamente chiuse tra il 2000 e il 2005,[47][48] nonché la dismessa stazione di San Vito-Cretazzo, attiva come capolinea temporaneo della ferrovia Benevento-Cancello negli anni 1910.[49]
I trasporti urbani e interurbani di Benevento vengono svolti dalla società Trotta Bus Services e Autoservizi Irpini, mentre sono stati gestiti fino al 14 gennaio 2017[50] da AMTS.
Nome | Mandato | Partito | |
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Inizio | Fine | ||
Pasquale Viespoli | 7 dicembre 1993 | 23 maggio 1996 | Movimento Sociale Italiano |
Armando Levante | 23 maggio 1996 | 2 dicembre 1996 | Commissario prefettizio |
Pasquale Viespoli | 2 dicembre 1996 | 5 aprile 2001 | Alleanza Nazionale |
Giuseppe Giordano | 6 aprile 2001 | 29 maggio 2001 | Commissario prefettizio |
Sandro D'Alessandro | 30 maggio 2001 | 29 maggio 2006 | Alleanza Nazionale |
Fausto Pepe | 30 maggio 2006 | 15 maggio 2011 | UDEUR Partito Democratico |
15 maggio 2011 | 20 giugno 2016 | ||
Clemente Mastella | 20 giugno 2016 | 22 ottobre 2021 | Forza Italia Noi Campani |
22 ottobre 2021 | in carica | UDEUR |
Sono presenti anche associazioni sportive dilettantistiche:
Due sono le maggiori manifestazioni di atletica:
Per otto volte Benevento è stata sede di arrivo di tappa del Giro d'Italia:
Per una volta invece è stata sede di partenza di tappa:
In città sono presenti:
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