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L'analogia, nella linguistica, indica un procedimento che, nel corso della storia di una lingua, riduce via via le forme percepite come irregolarità e le riformula secondo il modello più comune (quello considerato "regolare") di una data lingua. L'analogia opera in diversi campi della linguistica, dalla fonetica alla grammatica.
L'analogia è un fenomeno persistente e molte volte si creano forme analogiche più moderne sfruttando paradigmi più antichi che già di per sé erano analogici. L'analogia morfologica è un processo che si estende mediante diffusione lessicale; ciò significa che diverse parole concrete sono influenzate in diversi momenti e simultaneamente. In una lingua si possono trovare parole in diversi stadi di modificazione a causa dell'analogia morfologica.
Essa è una tendenza naturale nelle lingue naturali. L'analogia è responsabile della "regolarizzazione" della flessione verbale e nominale, mediante cui si vengono a eliminare le forme conformi a modelli flessivi in disuso sostituendole con altre più proficue e regolari.
L'analogia è un processo di regolarizzazione al quale al posto delle (o accanto alle) forme attese, ne troviamo altre, che o risultano modellate su forme concorrenti all'interno dello stesso paradigma oppure sono ottenute mediante allineamento a moduli all'inizio estranei a loro ma che, a un certo punto e per motivi che possono essere di volta in volta diversi, hanno incontrato il favore dei parlanti. Rispetto all'antecedente latino PONO/PONUNT ed EVELLO/EVELLUNT, gli italiani pon[g]o/pon[g]ono (cioè "io pongo", "essi pongono") e svel[g]o/svel[g]ono (cioè "io svelgo", "essi svelgono") presentano un elemento velare [g] foneticamente ingiustificabile. Nel passaggio dal latino all'italiano infatti, a una -L(L)- o a una -N- latine in posizione intervocalica corrispondono di norma -n- e -l(l)-, non -ng- e -lg- (per esempio, dal latino DONUM viene l'italiano dono, e non *dongo e dal latino COLTELLUS viene l'italiano coltello, non *coltelgo)[1].
Un esempio in lingua italiana è la tendenza a sostituire il superlativo di "aspro" ereditato dal latino, "asperrimo", con la forma "asprissimo", dotata della desinenza più comune in italiano.
Nello spagnolo troviamo numerose regolarizzazioni tra i participi (specialmente tra quelle provenienti dalla terza coniugazione latina):
Nell'ultimo esempio, si apprezza l'effetto della frequenza dell'uso. Quando una forma è meno frequente può succedere che si produca o meno una regolarizzazione analogica.
infinito latino | infinito spagnolo | forma latina | forma originaria | forma analogica |
---|---|---|---|---|
SCRIBERE | escribir | SCRIPTUS | escrito | *escribido |
RUMPERE | romper | RUPTUS | roto | *rompido |
CORRUMPERE | corromper | CORRUPTUS | corrupto | corrompido |
INCLŪDERE | incluir | INCLŪSUS | incluso | incluido |
RECLŪDERE | recluir | RECLŪSUS | recluso | recluido |
IMPREMERE | imprimir | IMPRESSUS | impreso | imprimido |
ELIGERE | elegir | ELECTUS | electo | elegido |
Molti verbi castigliani avevano una coniugazione analogica nel preterito perfetto semplice in -uve / -uje (che in alcuni casi già era di per sé una forma analogica) che fu sostituita da altra forma basata sulla coniugazione in -í. La seguente tabella esamina ciò che accaduto durante la storia dello spagnolo con quattro di questi verbi:
infinito español | forma antica | forma analogica | Stadio |
---|---|---|---|
conocer | conuve | conocí | (1) |
traer | truje [R] | traje | (2) |
andar | anduve [R] | *andé | (3) |
tenere | tuve [R] | *tení | (4) |
I quattro esempi precedenti mostrano quattro fasi dell'ultima ondata regolarizzatrice mediante analogia morfologica (infatti le forme segnate con [R] provenivano da altra diversa regolarizzazione analogica):