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Il 3-3-1-3 (detto anche forcone) è un modulo calcistico riconducibile al 3-4-3, rispetto al quale è ancora più spregiudicato: davanti ai tre difensori si schierano tre mediani, di cui uno funge da regista "basso"; a sostenere il tridente d'attacco si posiziona un trequartista, più avanzato rispetto alla linea dei centrocampisti.[1] Pertanto, se nel 3-4-3 con il centrocampo "in linea" i calciatori che si occupano principalmente della fase offensiva sono tre, in questo modulo diventano quattro (più precisamente tre più uno).[1] È anche possibile leggere questo schema come un 3-3-3-1, nel caso in cui le due ali aiutino la linea mediana e si sistemino ai fianchi della mezzapunta; l'ideatore e principale utilizzatore della variante 3-3-3-1 è riconosciuto essere l'allenatore argentino Marcelo Bielsa.[2]
Modulo di concezione simile al catenaccio (in numeri 1-3-3-3), il sistema di gioco 3-3-1-3 è ottenuto "isolando" una vera mezzapunta dietro al trio avanzato[3] (e non un difensore "staccato" dietro al reparto arretrato a rappresentare il libero, come appunto nel catenaccio). Il nome forcone[3], altro modo in cui è conosciuto, deriva della figura che i quattro calciatori offensivi descrivono sul terreno di gioco: il punto di partenza è il trequartista, i tre vertici sono la punta centrale e le ali. Nato per contrastare la formazione accorta del catenaccio, il 3-3-1-3 si poneva come opposto offensivo.[3] Le aspirazioni spregiudicate di questo schieramento si dissolsero tuttavia quasi subito, preferendogli la zona mista.[3]
Tatticamente la difesa a 3 non richiedeva l'uso del libero e disponeva di due terzini senza funzioni in fase di possesso.[1] Questi ultimi erano dei difensori centrali a tutti gli effetti e difficilmente si spingevano in avanti e marcavano a uomo le punte avversarie.[1] Il centrale si trasformava invece in un regista arretrato, che impostava la manovra.[1] A centrocampo erano presenti tre interni dotati di corsa e buone doti sia nel passaggio sia in copertura.[1] Le ali, esterni d'attacco, garantivano ampiezza alla manovra, dovendo crossare, dribblare e all'occorrenza finalizzare.[1] Il centravanti (spesso "di sfondamento" per la stazza) aveva il ruolo di terminale offensivo.[1] Ruolo rivoluzionario fu la mezz'ala centrale, paragonabile all'odierno trequartista, vero fulcro del gioco, rifinitore fantasista.[3]