ISO/IEC 17025: History and introduction of concepts
Con il nome comune di rana si indica la maggioranza degli anfibi appartenente all'ordine degli Anuri[1][2]. In ambito tassonomico, è bene notare che il nome è invece attribuito esclusivamente ai membri del genere Rana[1].
Etimologia
Il vocabolo "rana" risale al latino rāna(m), una voce di origine onomatopeica, imitante il verso gracidante tipico dell'animale[3].
Caratteristiche
Generalmente, le rane sono anfibi che vivono principalmente in acqua, privi di coda e con zampe posteriori adatte a saltare; la pelle è liscia e di colore giallo o verde, gli occhi sporgenti, e sono dotati di denti nella mascella superiore[2].
I membri dell'ordine degli Anuri che non sono rane, sono detti rospi e raganelle: questi tre nomi comuni non trovano corrispondenza nella zoologia, per cui una data specie di rana potrebbe essere evolutivamente più prossima ad una raganella o ad un rospo che a un'altra rana[4]. Si tratta invece di macrocategorie che identificano lo stile di vita dell'animale: la differenza principale è che le rane passano la maggioranza del tempo in acqua (e hanno infatti le zampe palmate[5] e sono eccellenti nuotatrici[4]), mentre i rospi sono terricoli e le raganelle arboricole (pur essendo entrambi legati all'acqua per la riproduzione)[4]. Rispetto ai rospi, le rane sono più snelle, e hanno la pelle liscia al tatto[4][5].
In generale, le rane sono più veloci dei rospi; a terra, si spostano quasi solo saltando (a differenza dei rospi, che spesso camminano), e possono balzare molto più lontano di un rospo, grazie alle zampe posteriori più lunghe[4][5].
Specie significative
Tra le specie significative, molte appartenenti proprio al genere Rana, si possono citare[1][4]:
- Rana agile o rana dalmatina (Rana dalmatina)
- Rana alpina, rana montana o rana rossa (Rana temporaria)
- Rana appenninica (Rana italica)
- Rana golia (Conraua goliath)
- Rana greca (Rana graeca)
- Rana toro (Lithobates catesbeianus)
- Rana verde, rana comune o rana ibrida dei fossi (Pelophylax esculentus)
- Rana verde maggiore (Pelophylax ridibundus)
- Rana verde minore, rana dei fossi o rana di Lessona (Pelophylax lessonae)
Le rane nella cultura
Nella cultura vi sono riferimenti alle rane in relazione al loro aspetto e al loro comportamento (come nei modi di dire "verde come una rana" o "saltare come una rana", ma anche "cantare come una rana", riferito ad una voce stridula o sgradevole)[1][2]; il loro caratteristico modo di nuotare dà il nome allo stile di nuoto a rana[1][2], e venivano chiamati "uomini rana" i membri dei reparti d'assalto e di sabotaggio speciali della marina militare italiana che operarono durante la seconda guerra mondiale[1].
Alle rane vengono anche associate caratteristiche simboliche; per via di una favola di Fedro, nella quale una rana orgogliosa cerca di gonfiarsi fino a diventare grande come un bue e finendo per esplodere, esiste ad esempio il detto "gonfiarsi come una rana", che si usa per indicare una persona tronfia o boriosa[1][2]. In araldica invece la rana rappresenta la prudenza.
Nella letteratura greca antica è da ricordare il poemetto giocoso intitolato Batracomiomachia, cioè la battaglia delle rane e dei topi. Le rane è invece una commedia del commediografo greco Aristofane.
Le zampe delle rane vengono consumate, solitamente fritte, in molte aree del mondo fra cui la Francia[6], il Piemonte[7] e l'Indonesia[8].
Note
- ^ a b c d e f g rana, su Treccani. URL consultato il 31 maggio 2020.
- ^ a b c d e rana, su Sapere.it. URL consultato il 31 maggio 2020.
- ^ Nocentini, p. 971.
- ^ a b c d e f rane, rospi e raganelle, su Enciclopedia dei ragazzi - Treccani. URL consultato il 31 maggio 2020.
- ^ a b c (EN) What's the Difference Between a Frog and a Toad?, su Frogs Are Green. URL consultato il 31 maggio 2020.
- ^ (EN) Appetite For Frogs' Legs Harming Wild Populations, su abcnews.go.com. URL consultato il 1º giugno 2020.
- ^ La grande cucina regionale - Piemonte, Il corriere della sera, 2005, p. 74.
- ^ (ID) Setahun 500 Ton Kodok Hijau Diekspor, Rp 72 Ribu per Kilo, su jpnn.com. URL consultato il 1º giugno 2020.
Bibliografia
- Alberto Nocentini, L'etimologico, Le Monnier, ISBN 978-88-00-20781-2.