Ubicazione dei Luvi (in azzurro) nel II millennio a.C. (in giallo, gli Ittiti; in rosso, i Palaici).[1]

I Luvi furono un popolo indoeuropeo del ramo anatolico, caratterizzato dall'uso della lingua luvia e storicamente stanziato nella parte centro-meridionale dell'Anatolia (II millennio a.C.).

Dopo la caduta dell'Impero ittita la parte orientale del regno ritornò a essere frammentato in numerose città-Stato e principati indipendenti, noti soprattutto grazie a fonti assire: Kummuhi (la Commagene di epoca classica), Milid (Militene), Tabal (Tubal nella Bibbia), Tiantis sul Tauro. Queste città raccolsero i profughi in fuga dal nucleo dell'Impero ittita dopo che questi cadde, a opera dei Popoli del Mare e dei Frigi, nel XII secolo a.C.; i nomi dei sovrani che sono stati tramandati fino a noi (Sapalulme, Katuzili, Mutallu, Lubarna) attestano una continuità, per lo meno onomastica, con i sovrani ittiti.[2]

Nelle varie città luvie sono state rinvenute testimonianze scritte della loro lingua, il luvio, redatte in un'originale scrittura geroglifica, raro caso di scrittura elaborata autonomamente da un popolo indoeuropeo.[2] Tale lingua è attestata anche nella regione di Arzawa, da alcuni identificata con la Troia omerica nonostante Arzawa si collocasse piuttosto nell'Anatolia sud-orientale, anziché nella porzione nord-occidentale.[2]

Note

  1. ^ Francisco Villar, p. 350, 1997.
  2. ^ a b c Francisco Villar, pp. 351-352, 1997.

Bibliografia

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