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Philip Glass (Baltimora, 31 gennaio 1937) è un compositore statunitense.
Autore di musica contemporanea, è solitamente considerato tra i capifila del minimalismo musicale con Steve Reich, La Monte Young, Terry Riley, John Adams. Esaurito il periodo di massima produzione minimalista, contrariamente agli autori succitati, a parte forse Adams, si è progressivamente emancipato, scegliendo uno stile di più facile fruizione, postminimalista, meno rigoroso, e spesso volto verso la tradizione sinfonica americana.[1]
Dagli anni ottanta ha preferito prendere le distanze dal termine, mantenendo nel suo stile una forma iterativa, ma ampliando al massimo le possibilità espressive offerte dalla tonalità, e accogliendo sempre più suggestioni dalle culture musicali extraeuropee, interesse del resto già manifestato all'inizio della carriera collaborando con il musicista indiano e compositore Ravi Shankar.
Tra le sue opere compaiono numerosi componimenti musicali di vario tipo, con una certa predilezione per le forme sceniche (teatro, danza, performance) e le colonne sonore di diversi film e documentari. Celebre, in quest'ultima categoria, la serie di film realizzati da Godfrey Reggio a cavallo tra il 1983 e il 2003 e basati su profezie degli indiani Hopi, nota come "Trilogia Qatsi": lo stesso Glass ha portato in tournée anche in Italia concerti live in cui il suo ensemble esegue le musiche direttamente sulle immagini dei film (prima esecuzione integrale: Torino, Settembre Musica, Auditorium "Giovanni Agnelli" del Lingotto, settembre 2005)
Ha collaborato con vari artisti della scena ambient (tra cui Brian Eno) e pop-rock (tra cui David Bowie, di cui ha adottato i temi di "Low" e "Heroes" per comporre le omonime sinfonie).
Philip Glass è stato inoltre posizionato al numero 9 della Top 100 geni viventi stilata nel 2007 dalla rivista inglese "The Telegraph"[2].
Philip Glass nasce a Baltimora, nel Maryland,[3][4] figlio di immigrati ebrei provenienti dalla Lituania.[5][6][7] Il padre possiede un negozio di dischi[8] dalla ricca offerta di lavori - spesso invenduti - di compositori di musica moderna (Paul Hindemith, Béla Bartók, Dmitrij Šostakovič) e musica classica (i quartetti per archi di Ludwig van Beethoven e i due trio per piano di Franz Schubert) che il giovane Glass arriverà a conoscere molto presto. Da bambino studia il flauto presso il Peabody Conservatory of Music e a 16 anni si iscrive alla University of Chicago, dove studia matematica e filosofia.[9] Frequenta successivamente la Juilliard School dove si dedica principalmente alle tastiere; tra i suoi insegnanti di composizione figurano Vincent Persichetti e William Bergsma. Nell'estate del 1960 studia con Darius Milhaud e compone un concerto per violino per una compagna di studi, Dorothy Pixley-Rothschild.[10]
A Parigi studia composizione con Nadia Boulanger dal 1963 al 1965, analizzando gli spartiti di Johann Sebastian Bach ("Il clavicembalo ben temperato"), Wolfgang Amadeus Mozart (i concerti per pianoforte) e Ludwig van Beethoven.[11] Riferendosi a quegli anni nella sua autobiografia - "Music by Philip Glass", (1987) - Glass racconta che la musica eseguita ai concerti del Domaines Musicale di Pierre Boulez non lo appassionava (fatta eccezione per i lavori di John Cage e Morton Feldman), mentre era molto impressionato dagli spettacoli messi in scena da Jean-Louis Barrault al teatro Odéon e dai film della nouvelle vague francese, di registi come Jean-Luc Godard e François Truffaut.
Dopo aver lavorato in Francia con Ravi Shankar alla colonna sonora del film Chappaqua, Glass nel 1966 viaggia attraverso il nord dell'India, dove entra in contatto con la comunità dei rifugiati tibetani. Diventa buddhista e incontra il quattordicesimo Dalai Lama, Tenzin Gyatso, nel 1972.
Dal lavoro con Ravi Shankar e dalla percezione delle proprietà ipnotiche dei ritmi indiani nasce lo stile compositivo di Philip Glass. Tornato a casa, rinnega i suoi lavori precedenti, scritti con uno stile moderatamente moderno simile a quello di Darius Milhaud, Aaron Copland e Samuel Barber, e inizia a comporre pezzi austeri basati su ritmi compulsivi. Tra questi primi lavori di taglio minimalista figurano le musiche per una commedia di Samuel Beckett (Comédie, 1963) ed un quartetto d'archi (No.1, 1966).[12]
Nel 2015 ha pubblicato la propria Autobiografia, dal titolo "Parole senza musica"[13].
Ricevendo poca attenzione dagli esecutori e dagli spazi di esecuzione tradizionali, Glass forma un gruppo nei tardi anni sessanta a New York con i suoi ex compagni di studi, tra cui Steve Reich e Jon Gibson, iniziando ad esibirsi all'interno delle gallerie d'arte. Queste gallerie rappresentavano l'effettivo punto di contatto tra il minimalismo musicale ed il minimalismo nelle arti visive - oltre alle amicizie personali tra gli artisti che, avendo interessi artistici simili, supportavano l'attività musicale di Glass e Reich e spesso preparavano i poster per i loro concerti.
Il primo concerto della "nuova" musica di Philip Glass è una serata alla Jonas Mekas's Film-Makers Cinematheque nel 1968. In questo concerto vengono inclusi Music in the shape of a square for two flutes (un omaggio a Erik Satie, eseguito da Glass e Gibson) e Strung Out for amplified solo violin, eseguito dalla violinista Pixley-Rothschild. Gli spartiti sono appesi alle pareti ed i musicisti devono spostarsi durante l'esecuzione. La risposta è entusiastica, anche se il pubblico consiste principalmente di artisti e appassionati di arti visive e performance art, già molto ben disposti verso l'approccio riduzionista di Glass.
Oltre all'eseguire la propria musica, Glass lavora come tassista, gestisce con Steve Reich una compagnia di traslochi e fa da assistente allo scultore Richard Serra. In questo periodo conosce e stringe amicizie con altri artisti della scena di new York, tra cui Sol LeWitt, Nancy Graves, Laurie Anderson e Chuck Close. Dopo alcune divergenze con Steve Reich[14] fonda il proprio Philip Glass Ensemble (mentre Reich fonda il gruppo Steve Reich and Musicians) in cui entrano le tastiere, i fiati (sassofono e flauto) ed una voce di soprano.
Inizialmente il lavoro continua ad essere rigorosamente minimalista, diatonico e strutturato ripetitivamente, come in "Two Pages", "Contrary Motion" e "Music in Fifths" (un omaggio a Nadia Boulanger che trovò delle "quinte nascoste" nei suoi lavori di studente). Col tempo l'austerità viene meno, la musica sempre più complessa e drammatica, come in "Music in Similar Motion" (1969) e in "Music with Changing Parts" (1970). La serie culmina, nell'esecuzione della durata di quattro ore, di Music in Twelve Parts (1971-1974),[15] inizialmente concepito come un'unica composizione con dodici parti strumentali e successivamente evoluto in una composizione ciclica che riassume l'opera di Glass e la trascende - nella parte finale la voce soprano canta un tema dodecafonico.
Glass continua il proprio lavoro con due serie di opere strumentali, "Another Look at Harmony" (1975) e "Fourth Series" (1978-79), mentre è la sua musica per le produzioni teatrali a diventare più famosa.[15] La prima opera è una collaborazione con Robert Wilson, una composizione che successivamente Glass identificherà come la prima di una trilogia di ritratti: "Einstein on the Beach" (composta nel 1975 ed eseguita per la prima volta nel 1976), centrata sulla figura di Albert Einstein, in cui figurano il suo gruppo, un violino solista, un coro e gli attori. Il Washington Post lo recensisce con parole entusiastiche.
Glass continua a produrre musica per opere teatrali componendo nel 1980 l'opera "Satyagraha", incentrata sui primi anni di vita del Mahatma Gandhi e sulle sue esperienze in Sudafrica. L'opera è anche un punto di svolta per Glass, che scrive per la prima volta dopo 15 anni per un'orchestra sinfonica, anche se le parti principali rimangono riservate a delle voci soliste e al coro.
La trilogia si completa con "Akhnaten" (1983-84), ritratto del faraone Akhenaton, una potente composizione vocale e orchestrale cantata in accadico, ebraico biblico e antico egizio. Alla parte cantata si alterna un attore che recita antichi testi egiziani nella lingua del pubblico. I violini spariscono e l'orchestra assume "un suono basso e scuro, che caratterizza l'opera e si adatta molto bene al suo soggetto" (da Music by Philip Glass, 1985).
Nello stesso anno Glass collabora con Robert Wilson alla stesura di un'altra opera, "the CIVIL warS", che debutta all'Opera di Roma.
I lavori di Glass per il teatro in questo periodo includono molte composizioni per la compagnia teatrale Mabou Mines, che ha cofondato nel 1970, che consistono principalmente in musiche per scritture e adattamenti della prosa di Samuel Beckett, quali "The Lost Ones" (1975), "Cascando" (1975), "Mercier and Camier" (1979), "Endgame" (1984) and "Company" (1984). Beckett approvò l'adattamento fatto dalla compagnia di "The Lost Ones", ma disapprovò in maniera veemente la messa in scena di "Endgame" all'American Repertory Theatre di Cambridge per la regia di Joanne Akalaitis. I quattro brevi pezzi composti per "Company" per quartetto d'archi, destinati ad essere eseguiti negli intervalli del dramma, divennero successivamente un brano da concerto per orchestra d'archi e vennero anche pubblicati separatamente.
A partire dalle composizioni di opere e musiche per il teatro, Glass - specialmente a cavallo tra gli anni ottanta e novanta - scrive sempre più per ensembles più accessibili, come i quartetti d'archi e le orchestre sinfoniche, ritornando così in qualche modo verso le radici stilistiche dei suoi studi compositivi. Con questa direzione, i lavori per orchestra e da camera risultano essere scritti con una vena più lirica e poetica. Nei suoi lavori Glass arriva ad impiegare antiche forme musicali come quella della ciaccona, come ad esempio nel "Satyagraha" e nei movimenti lenti del suo "Violin Concerto" (1987) e della "Symphony No.3" (1995). Vi sono inoltre richiami a stili musicali storici (il barocco, il classico, il primo romanticismo e la musica classica di inizio del XX secolo), senza che tuttavia Glass abbandoni la propria cifra stilistica individuale, né a farne un mero pastiche.
Il "Violin Concerto" consiste di tre movimenti quasi neo-barocchi, su cui vengono cantati testi scritti nella lingua di Akhenaton. Nel 1992 il concerto viene eseguito dalla Vienna Philharmonic Orchestra condotta da Gidon Kremer. Ad esso fanno seguito una trilogia Sibeliana ("The Light", "The Canyon", "Itaipu", 1987-1989), "The Voyage", commissionata dalla Metropolitan Opera e altre due sinfonie da tre movimenti ("Low" nel 1992 ed una seconda nel 1994). Glass descrive la sua "Symphony No.2" come uno studio in politonalità comparabile alle musiche di Arthur Honegger, Darius Milhaud e Heitor Villa-Lobos, ma il tono dissonante, oscuro e meditabondo del pezzo evoca maggiormente le sinfonie di Dmitrij Šostakovič.
Centrali nella sua produzione di musica da camera del periodo sono gli ultimi due quartetti d'archi di una serie di cinque scritti per il Kronos Quartet (1989 e 1991) ed il pezzo "Music from The Screens" (1989). Questi lavori mostrano un aspetto molto diverso della produzione di Glass. The Screens ha le nella collaborazione con il musicista gambiano Foday Musa Suso e con la regista teatrale Joanne Akalaitis (la prima moglie di Glass). Oltre all'influenza di Suso, il tessuto musicale evoca remotamente la musica da camera classica europea, dalle sonate di Johann Sebastian Bach fino ai lavori da camera di Claude Debussy e Maurice Ravel.
Con la "Symphony No.3" (1995), commissionata dall'orchestra da camera di Stoccarda, riemerge uno stile orchestrale più trasparente, raffinato ed intimo (rispecchiando la simile evoluzione del lavoro di Steve Reich). Nei quattro movimenti della sinfonia Glass tratta un'orchestra di 19 archi come un ensemble da camera esteso e sembra evocare il primo classicismo (le sinfonie per archi di Carl Philipp Emanuel Bach e le prime sinfonie di Franz Joseph Haydn), nonché il neoclassicismo di Igor' Fëdorovič Stravinskij, Béla Bartók e, di nuovo, Ravel.
Sin dalla fine degli anni ottanta Glass scrive sempre più frequentemente pezzi per pianoforte solo, a cominciare da un ciclo di cinque pezzi (1988) per un adattamento teatrale della "Metamorfosi" di Franz Kafka e proseguendo con il suo primo volume di "Études for Piano" (1994-95). I primi sei études furono originariamente commissionati dal pianista e direttore d'orchestra Dennis Russel Davies.
Negli anni tra il 1993 ed il 1996 Glass compone un altro trittico di opere basato sulla prosa e sui film Jean Cocteau ("Orphée" (1949), "La Belle et la Bête" (1946) ed il racconto "Les Enfants Terribles" (1929) adattato a film nel 1950 dallo stesso Cocteau e da Jean-Pierre Melville) che è anche un omaggio musicale ai Les Six, un gruppo di compositori francesi associati a Cocteau. "Orphée" è sia concettualmente che musicalmente ispirata all'opera Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck ed il tema della morte di Euridice si intreccia con la vita privata di Glass, essendo l'opera stata scritta un anno dopo l'inattesa morte della moglie Candy Jernigan, nel 1991. "(...) si può solo immaginare che il dolore di Orfeo debba aver echeggiato quello del compositore" (K. Robert Schwarz, Minimalists, 1996, p. 164).
"Les Enfants Terribles" (1996, per voce e tre pianoforti), per essere concepita per un ensemble di pianoforti, è debitrice ad un altro lavoro fondamentale del XVIII secolo: il concerto per quattro clavicembali (o quattro pianoforti) in la minore di Bach, BWV1065. E forse non è una coincidenza che il concerto di Bach fosse parte della colonna sonora del film del 1950 così come l'opera di Gluck fece da colonna sonora al film "Orphée" di Cocteau del 1949.
Molte colonne sonore sono state scritte da Glass, a cominciare (1981-83) da quella per il Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio, il primo documentario della serie Qatsi di cui Glass curò anche le successive colonne sonore, continuando con Mishima: A Life in Four Chapters (1985) di Paul Schrader, L'agente segreto (1996) con la English Chamber Orchestra e Kundun (1997) di Martin Scorsese. Ha fatto anche una breve apparizione come attore nel film The Truman Show (1998). The Hours (Stephen Daldry, 2002), Taking Lives (2004), The Fog of War (Errol Morris, 2003), e The Illusionist - L'illusionista (Neil Burger, 2006) sono tra i film più famosi in cui la colonna sonora contiene pezzi di Glass, sia di repertorio che nuovi. La colonna sonora di Diario di uno scandalo (2007) ha ricevuto la nomination all'Oscar.
Oltre a lavorare in ambito classico, per il teatro e per il cinema, Glass ha avuto molti contatti con gli ambienti del rock, dell'ambient, della musica elettronica e della world music. Nei primi anni settanta tra i suoi estimatori si annoveravano Brian Eno e David Bowie, colpiti ed influenzati dallo stile poco ortodosso di Glass. Anni dopo Glass, entrato in amicizia con Bowie, orchestrerà alcuni pezzi di Bowie e Eno inclusi negli album "Low" e "Heroes" (scritti a Berlino nei tardi anni settanta) trasformandoli nella sua prima ("Low", 1992) e quarta ("Heroes", 1996) sinfonia.
Glass ha collaborato anche con cantautori quali Paul Simon, Suzanne Vega e Natalie Merchant, nonché con autori di musica elettronica (Aphex Twin).
La contrapposizione di due stili iniziata con gli "Études" e con "Les Enfants Terribles" riemerge nella colonna sonora del film di Godfrey Reggio "Naqoyqatsi" (2002), nell'opera da camera "The Sound of a Voice" (2003) e, in misura minore, nella serie di concerti scritti a partire dal 2000 e nelle tre sinfonie centrate sullo scambio tra voci e coro e orchestra. Due sinfonie abbastanza simili, la "Symphony No.5" (1999) e la "Symphony No.7" (2004) sono basate su temi religiosi e meditativi, mentre la "Symphony No.6 - Plutonian Ode", commissionata dalla Brucknerhaus Linz e dalla Carnegie Hall in onore del 65º compleanno di Glass, nasce come collaborazione con il poeta Allen Ginsberg per voce recitante e piano (gli stessi Ginsberg e Glass), basata sulla sua omonima poesia. Nel primo e secondo movimento di questa opera Glass esplora melodie complicate e dissonanti, solo per tornare col terzo movimento ad una sorta di musica ipnotica ed estatica dal risultato sorprendentemente fresco.
Negli anni di composizione di questa sinfonia Glass si sposa con Holly Critchlow, conosciuta quattro anni prima.
Il più recente lavoro di musica per teatro di Glass è la sua prima opera su grande scala da otto anni, "Waiting for the Barbarians", basata sul romanzo di J. M. Coetzee col libretto a cura di Christopher Hampton. Ha debuttato nel settembre 2005.
Solo due mesi dopo, nel novembre 2005, debutta alla Brooklyn Academy of Music di New York la "Symphony No.8". Dopo tre sinfonie per voce e orchestra, questa sinfonia è un ritorno alla composizione puramente orchestrale e, come i lavori precedentemente scritti per Dennis Russel Davies, presenta lunghi assoli.
Tra i prossimi lavori di Glass sono inclusi la corale per "The Passion of Ramakrishna", la colonna sonora del film La vita interiore di Martin Frost (2007) di Paul Auster ed un secondo volume degli "Études for piano".
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