Search for LIMS content across all our Wiki Knowledge Bases.
Type a search term to find related articles by LIMS subject matter experts gathered from the most trusted and dynamic collaboration tools in the laboratory informatics industry.
Le opere di Borges hanno contribuito alla letteratura filosofica e al genere fantastico. Il critico Ángel Flores, primo ad utilizzare l'espressione "realismo magico" per definire quel genere che intende rispondere al realismo e al naturalismo dominante del XIX secolo[1][2], considera come inizio di tale movimento la pubblicazione del libro di Borges Storia universale dell'infamia (Historia universal de la infamia)[2].
Oggi l'aggettivo «borgesiano» definisce una concezione della vita come opera d'invenzione, menzogna, contraffazione spacciata per veritiera (come nelle sue famose recensioni di libri immaginari, o le biografie inventate), fantasia o reinvenzione della realtà.
Biografia
L'infanzia e il soggiorno europeo
Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo nacque prematuro (all'ottavo mese di gravidanza) nella stessa casa di via Tucumán 840 a Buenos Aires dove era già nata sua madre.[6] Figlio di Jorge Guillermo, avvocato e insegnante di psicologia - in lingua inglese - all'Instituto del Profesorado en Lenguas Vivas e di Leonor Acevedo Haedo. Pochi anni dopo, la famiglia si trasferì nel quartiere Palermo, che sarebbe diventato un'ambientazione ricorrente della sua opera. Il futuro scrittore - che sin da piccolo manifestò i sintomi di quella cecità che nei Borges era ereditaria da ben 6 generazioni - venne educato in casa, oltre che dal padre e dalla nonna materna, da un'istitutrice inglese e si rivelò ben presto un bambino precocissimo: a sette anni scrisse il suo primo racconto - La visiera fatal - e a nove tradusse il racconto di Oscar WildeIl principe felice (pubblicato su El País a firma di Jorge Borges: si ritenne che la traduzione fosse ovviamente del padre). Nel 1908 venne iscritto alla quarta classe elementare della scuola pubblica.[6]
Nel 1914 si trasferì con i genitori, la sorella Norah (nata nel 1901) e la nonna materna - quella paterna li raggiunse in seguito - a Ginevra, dove restò fino al 1918. Il soggiorno svizzero, durante il quale frequentò il Collège Calvin (rue Theodore de Beze, Ginevra, fondato da Giovanni Calvino nel 1559), fu un periodo di intensi studi (tra cui le lingue latina, francese e tedesca) e ampie letture di autori europei. Nel 1918, dopo la morte della nonna materna, si trasferì con la famiglia dapprima a Lugano e, l'anno successivo, a Maiorca. Qui, prima di trasferirsi a Siviglia e poi a Madrid, scrisse i suoi primi due libri rimasti inediti: uno di poesie (Los ritmos rojos di celebrazione della rivoluzione russa) e uno di prose (Los naipes del tahur, Le Carte del Baro). Nel 1919, durante il soggiorno a Siviglia, per la prima volta venne pubblicata, sul numero 37 della rivista Grecia, una sua poesia, Himno del mar (Inno al Mare).[6]
Il 4 marzo 1921 la famiglia Borges - composta dalla nonna paterna, Frances Haslam, che si era unita a Ginevra nel 1916; i genitori, Leonor Acevedo e Jorge Guillermo Borges e la sorella Norah Borges - si imbarcò nel porto di Barcellona sulla nave (la "Reina Victoria Eugenia") che li avrebbe riportati a Buenos Aires[6]. Al porto li aspettava Macedonio Fernández, la cui amicizia Borges ereditò dal padre. Una volta a Buenos Aires egli scrisse nella rivista Cosmópolis, fondò la rivista murale Prisma (della quale però furono pubblicati solo due numeri) e scrisse anche su Nosotros, diretta da Alfredo Bianchi[6].
Nel 1922 egli andò a trovare Leopoldo Lugones insieme a Eduardo González Lanuza, per consegnargli il secondo (e ultimo) numero di Prisma. Fonda la prima serie della rivista Proa con Macedonio Fernandez e altri scrittori. Nell'agosto del 1924 seconda serie della rivista Proa con Ricardo Güiraldes, autore di Don Segundo Sombra, Alfredo Brandán Caraffa e Pablo Rojas Paz.
Nel 1931 uscì il primo numero di Sur, rivista fondata e diretta da Victoria Ocampo; in questo primo numero Borges collaborò con un articolo dedicato al colonnello Ascasubi.[6]
Nel 1923, il giorno prima del secondo viaggio in Svizzera, Borges pubblicò il suo primo libro di poesie, Fervore di Buenos Aires (Fervor de Buenos Aires), in cui si prefigurava, come disse lo stesso Borges, tutta la sua opera successiva.
Fu un'edizione preparata in fretta e furia in cui erano presenti alcuni refusi ed era priva di prologo. Per la copertina sua sorella Norah realizzò un'incisione, e ne furono stampate all'incirca trecento copie; le poche che ancora si conservano sono considerate dei tesori dai bibliofili: in alcune sono addirittura rinvenibili correzioni manoscritte realizzate dallo stesso Borges. L'unica copia appartenente alla Biblioteca Nazionale Argentina è stata rubata nel 2000 insieme ad altre prime edizioni di Borges.[6]
Più tardi scrisse, tra le altre pubblicazioni, nella rivista Martín Fierro, una delle riviste chiave della storia della letteratura argentina della prima metà del XX secolo.[6]
Nonostante la sua formazione europeista, Borges rivendicò con le tematiche trattate le sue radici argentine, e in particolare "porteñas" (cioè di Buenos Aires), nelle opere come Fervore di Buenos Aires (1923), Luna di fronte (Luna de enfrente) (1925) e Quaderno San Martín (Cuaderno de San Martín) (1929).[6]
Sebbene la poesia fosse uno dei fondamenti della sua opera letteraria, il saggio e la narrativa furono i generi che gli procurarono il riconoscimento internazionale.[6]
Dotato di una vasta cultura, costruì un'opera di grande solidità intellettuale sull'andamento di una prosa precisa e austera, attraverso la quale poté manifestare un distacco talora ironico dalle cose del mondo, senza per questo rinunciare al suo delicato lirismo. Le sue strutture narrative alterano le forme convenzionali del tempo e dello spazio per creare altri mondi di grande contenuto simbolico, costruiti a partire da riflessi, inversioni, parallelismi. Gli scritti di Borges prendono spesso la forma di artifici o di potenti metafore con sfondo metafisico.[6]
Nel 1938 muore il padre, cieco da anni. Con l'aiuto del poeta Francisco Luis Bernárdez, Jorge Luis ottenne un posto di aiuto catalogatore alla biblioteca municipale Miguel Cané nel quartiere di Boedo. In questa biblioteca poco frequentata poté continuare la sua attività, cioè a passare i giorni fra i libri, leggendo e scrivendo. La vigilia di Natale dello stesso anno, in seguito a una ferita alla testa, dovuta a un banale trauma in casa, va in setticemia e rischia la vita. Durante la convalescenza, per aver prova di esserne ancora in grado, scrive Pierre Menard, autor del Quijote. Nel 1946Juan Domingo Perón venne eletto presidente, sconfiggendo così la Unión Democrática. Borges, che aveva appoggiato quest'ultima, manifestò la sua avversione al nuovo governo, tanto che fu costretto ad abbandonare la sua posizione di bibliotecario[6] e fu "degradato" a ispettore di pollai.[7]
Per questo motivo egli dovette superare la sua timidezza e iniziare a tenere conferenze. Nel 1948 sua sorella Norah e sua madre vennero incarcerate, accusate di aver dato scandalo nella loro vita pubblica. Norah Borges (e la sua amica Adela Grondona) vennero portate al carcere femminile del Buon Pastore, mentre a Leonor Acevedo furono concessi gli arresti domiciliari vista l'età avanzata.[6]
In seguito alla Revolución Libertadora che depose Perón, Borges fu nominato direttore della Biblioteca Nazionale Argentina, incarico che ricoprì dal 1955 fino alle sue dimissioni del 1973, dovute al ritorno al potere proprio di Perón. Lo stesso anno fu eletto membro dell'Accademia argentina delle Lettere.[6]
Dagli anni '40, la malattia agli occhi ereditata dal padre, la retinite pigmentosa[8], unita alla forte miopia di cui già soffriva, peggiorò rapidamente e gli provocò una progressiva ipovisione, e Borges divenne completamente cieco alla fine degli anni '60. Questo non rallentò tuttavia la sua creatività letteraria e il suo ritmo di lavoro.[6]
Nel 1967, dopo la fine della ventennale relazione sentimentale e intellettuale con la scrittrice e traduttrice Estela Canto (iniziata nel 1944) sposò Elsa Helena Astete Millán, ma la coppia divorziò dopo soli tre anni, nel 1970.[6]
Borges e il Premio Nobel
Nonostante il suo enorme prestigio intellettuale e il riconoscimento universale raggiunto dalla sua opera, Borges non fu mai insignito del premio Nobel per la letteratura. Si è sempre ritenuto che la commissione del Premio non abbia mai preso in considerazione l'autore argentino, tuttavia, da alcuni atti recentemente desecretati, si scopre che nel 1967 Borges fu vicino alla vittoria del Nobel, arrivando insieme a Graham Greene sul podio degli autori che contesero l'ambito traguardo col poeta guatemalteco Miguel Ángel Asturias. La motivazione fu che Borges si era dimostrato "eccessivamente esclusivo o artefatto nella sua ingegnosa arte miniaturistica".[9]
Gli ultimi anni
Nel 1973, prima della nuova vittoria del peronismo, Borges continuò a ricordare il primo governo di Perón come "gli anni dell'obbrobrio". Nel 1975 morì sua madre, a novantanove anni. A partire da questo momento Borges effettuò i suoi viaggi insieme a María Kodama, una sua ex-alunna, divenuta sua segretaria e infine, a poche settimane dalla morte, sua seconda moglie, sposata per procura in Uruguay.[6]
Morì il 14 giugno 1986, a 86 anni, nella città di Ginevra (Svizzera), dove periodicamente si recava per curarsi agli occhi, in seguito a un cancro al fegato.[6]
Come da lui disposto, i suoi resti riposano al cimitero di Plainpalais (nella parte sud di Ginevra) sotto una lapide grezza di color bianco. Sulla parte superiore si legge semplicemente "Jorge Luis Borges"; più in basso è scritta in inglese antico la frase "And ne forhtedon na" (Giammai con timore), proveniente dal poema epico del X secoloLa battaglia di Maldon, insieme a un'incisione circolare raffigurante sette guerrieri che, impugnati gli scudi e sfoderate le spade, si gettano in combattimento e quindi verso la morte. Sotto sono incise una piccola croce del Galles e le date "1899/1986".
Dietro la lapide sono riportati due versi della Saga dei Völsungar (XIII secolo): "Hann tekr sverthit Gram okk / legger i methal theira bert" (Egli prese la sua spada, Gram, e pose il nudo metallo tra i due), al di sotto dei quali è raffigurato un drakkarvichingo. Più in basso compare la scritta "De Ulrica a Javier Otalora".[6]
Influenza nella cultura moderna
(ES)
«Soy ciego y nada sé, pero preveo que son más los caminos»
(IT)
«Sono cieco e ignorante, ma intuisco che sono molte le strade»
Umberto Eco, nel romanzo Il nome della rosa dà il nome di Jorge da Burgos a uno dei personaggi, bibliotecario cieco, chiarendo poi (nelle "postille") che il nome va riferito esplicitamente a Borges.
Degno di nota il suo rapporto, buono per la parte culturale, conflittuale in politica, con un altro grande scrittore sudamericano del XX secolo, Gabriel García Márquez, amico e sostenitore di Fidel Castro.[16] Borges descrisse sé stesso nel 1960 come un aderente al liberalismo classico,[17] nonché un convinto anticomunista (motivo di disputa, talvolta, con la compagna Estela Canto, che era comunista), antifascista[18] e anti-peronista.[17]
Nonostante fosse il favorito d'obbligo di ogni edizione del Premio Nobel per la letteratura dagli anni cinquanta in poi, l'Accademia di Stoccolma non lo premiò mai, preferendogli a volte autori meno conosciuti e popolari. Secondo insistenti voci la ragione andava cercata nelle idee politiche del grande scrittore che, senza mai essere un attivista (si iscrisse soltanto nel 1960, e con intento dichiaratamente "donchisciottesco", al Partito Democratico Nazionale, noto anche come Partito Conservatore, che dopo la fine della coalizione denominata Concordancia aveva però ormai perso ogni centralità), veniva apparentato al conservatorismo e alla destra. Secondo altri la ragione erano le critiche al poeta Artur Lundkvist, membro dell'Accademia. Non gli perdonarono inoltre le sue idee, per l'accademia eccessivamente tradizionaliste e filo-occidentali (seppur amante dell'Oriente), e l'atteggiamento cosmopolita, refrattario sia al folklore (ma non alla madrepatria) sia alle forzature moderniste. Tuttavia non era un nazionalista: in un'intervista concessa al giornalista italiano Toni Capuozzo, Borges definì il nazionalismo «un male» e l'Argentina «un'invenzione».[19]
Dal punto di vista spirituale, Borges era agnostico (sovente si definiva ateo), ma sensibile alle varie suggestioni delle tradizioni religiose (in punto di morte volle parlare con un sacerdote cattolico, pur non convertendosi), che però non influenzano la visione politica, ma solo quella letteraria.[13] Questa indifferenza si ritrova però spesso anche nella maggior parte della vita dello scrittore, in rapporto alla politica e ai problemi dell'attualità, e gli è costata molte critiche.[20][21][22]
Borges dichiarò anche:
«L'impegno sociale dello scrittore è una bestialità.»
Notoria è la sua antipatia viscerale per Juan Domingo Perón e il suo Partito Giustizialista, ritenendolo un partito fascista. Durante il regime di Perón (da Borges chiamato "gli anni dell'obbrobrio") si ebbero anche l'incarcerazione della madre e della sorella dell'autore, nonché il suo temporaneo licenziamento dalla Biblioteca Nazionale.
Diverse tappe della sua carriera pubblica sono segnate dal conflitto col peronismo. Alcune di queste:
il suo reintegro e la sua nomina a Direttore della Biblioteca Nazionale avvenne proprio dopo la caduta di Perón (1955);
il rifiuto da parte del quotidiano La Nación di pubblicare una sua poesia (Il Pugnale) di chiaro intento tirannicida;
la sua presidenza dal 1950 al 1953 della Società degli Scrittori Argentini, di cui il regime peronista impose la chiusura; Borges stesso ricorda gli ultimi seminari che poté tenere, di fronte a poliziotti che annotavano i passi salienti delle sue esposizioni;
esplicite dichiarazioni di Borges, che sembrano smentire del tutto un suo appoggio al caudillo, anzi manifestano tutta la sua disapprovazione per il populismo e la demagogia.[23]
Il rapporto con la dittatura militare
Viceversa, Borges salutò con apprezzamenti il governo militare argentino, salito al potere nel 1976 con un colpo di Stato apparentemente incruento dopo aver deposto i peronisti e il loro governo populista e corrotto (guidato, dopo la morte di Perón, dalla sua terza moglie Isabelita e da José López Rega, che poi passò subito dalla parte dei militari), definendo la giunta militare "un governo di caballeros e di galantuomini". Lo scrittore fu invitato a un incontro a cena con il generale Jorge Rafael Videla nel maggio 1976, con Ernesto Sabato e altri intellettuali vicini al regime.[13]
In seguito, tuttavia, si ebbe un suo progressivo allontanamento dal regime: Borges rimase sconvolto quando scoprì il comportamento adottato dalla giunta contro i dissidenti - i soldati si resero responsabili, in segreto, di torture, decine di migliaia di sparizioni forzate (circa 30 000, di cui 9 000 accertati secondo il CONADEP[24]) nella cosiddetta "guerra sporca" - per niente "cavalleresco", al punto di definire i generali "banditi", "folli" e "criminali".[25] Si è detto che due avvocati coinvolti nella difesa di guerriglieri marxisti, una volta, tentarono di investirlo con la macchina mentre attraversava la Avenida 9 de Julio.[16]
Nel 1980 firmò una petizione di sollecitazione a favore dei desaparecidos nel quotidiano Clarín e assunse un netto atteggiamento di opposizione, che veniva tollerato in omaggio alla sua statura intellettuale. Smise anche di scrivere sul quotidiano La Nación, vicino al governo, dove fu annunciata la rottura di Borges con la giunta militare. Nel 1982 condannò quindi l'invasione argentina delle Isole Malvinas e si dichiarò pacifista, anche se alcune guerre, in passato, furono da lui ritenute giuste (come la guerra dei sei giorni in cui appoggiò Israele contro i Paesi arabi).[19] A un generale secondo il quale anche l'assassinio di 5 colpevoli ogni 100 desaparecidos avrebbe giustificato la morte di 95 innocenti, rispose di farsi ammazzare anche lui se proprio voleva convincere del suo argomento.[26]
Nel 1985, dopo la caduta della giunta, partecipò come uditore al processo contro la giunta (da cui uscirono le prime condanne e il rapporto Nunca más); già malato, ebbe una forte reazione emotiva e un malore al racconto delle violenze subite da parte di superstiti dei centri di detenzione clandestini, e dovette essere portato fuori a spalla dai presenti; disse in aula: «Questo è troppo per me. È orribile. Non riesco a trattenermi».[16] Espresse così il suo punto di vista e la sua impotenza nella situazione, in una serie di interviste:
«Ho firmato una dichiarazione di protesta contro le sparizioni, per cui nessuno può associarmi al governo. La mia fama, indubbiamente immeritata, mi dà una certa impunità e penso che sia mio diritto, o mio dovere, usarla. Adolfo Bioy Casares, Ernesto Sabato ed Alicia Jurado (altri intellettuali famosi) possono dire cose che sarebbero pericolose se dette da A, B o Z. (...) Quando vengo a sapere queste cose e se ne parla, io parlo. La gente pensa che quel che ho fatto l'ho fatto tardi. È vero. Ma pensate a me come a un cieco che non legge i giornali e che conosce poca gente. (...) Due madri mi hanno detto che i loro figli sono stati sequestrati e torturati. La mia non è una posizione politica ma etica. Ho da obiettare sulle sparizioni e sulle pratiche clandestine della giustizia. Ma non ho soluzioni da offrire. Può darsi che il governo sia costituito da gente ben intenzionata ma incompetente. Mio nonno e il mio bisnonno erano colonnelli, anche il generale Soler era un mio parente. Ma io sono contro tutto questo. Siamo governati dai militari e sono incompetenti. Se il governo fosse in mano ai dentisti non è detto che sarebbe meglio. O si immagini se fosse in mano ai postini.[16]»
La sua opposizione morale alla dittatura cominciò, come raccontò lui stesso, quando alcune componenti delle Madri di Plaza de Mayo vennero a trovarlo a casa sua raccontandogli la sorte dei loro figli scomparsi.[15] Ai desaparecidos è dedicato un racconto dell'ultima raccolta, Los conjurados (1985).[26] Nel 1983 Borges manifestò soddisfazione e ottimismo per l'elezione di Raúl Alfonsín, primo Presidente dell'Argentina dopo la fine della dittatura.[27]
Il rapporto con il Cile di Pinochet
Una delle critiche più feroci rivolte a Borges riguarda anche un pranzo al tavolo di Augusto Pinochet, il dittatore cileno che rovesciò il governo del socialistaSalvador Allende nel golpe cileno del 1973 appoggiato dalla CIA, ma che Borges riteneva avesse evitato il comunismo e il caos nel Paese vicino dell'Argentina, sebbene non approvasse le violenze del regime. Avvisato della vittoria del Nobel quasi sicura se avesse rinunciato a quel viaggio in Cile per un giro di conferenze e per ritirare una delle sue 23 lauree honoris causa, rispose che allora era "un'ottima idea partire".[16] Pronunciò un discorso a Santiago del Cile nel settembre 1976, dove elogiò l'ospitalità di Pinochet e, ispirandosi a Machiavelli, parlò del «momento della spada» e dichiarò di preferire «la spada, la spada chiara alla dinamite illegale». Sebbene García Márquez in tale occasione lo difese parlando di "umorismo di Buenos Aires",[16] lo stesso Borges aveva specificato «lo dico in modo molto chiaro, sapendo bene quello che dico».[28] Mario Vargas Llosa ha confermato che alcuni accademici di Svezia gli avrebbero rivelato di essere rimasti molto a disagio, proprio nell'anno in cui stavano per concedergli il Nobel, a causa dell'accettazione da parte di Borges di una decorazione conferitagli da Pinochet.[7][29]
Tuttavia anche in questo caso, come per la giunta argentina, in seguito Borges rivide le sue convinzioni. Riguardo alla cena con Pinochet nel 1984 affermò, parafrasando Pablo Neruda, «confesso che ho sbagliato».
Tematiche
«Ontologie fantastiche, genealogie sincroniche, grammatiche utopiche, geografie fittizie, storie universali multiple, bestiari logici, sillogismi ornitologici, etica narrativa, matematica immaginaria, thriller teologici, geometrie nostalgiche e memorie inventate fanno parte dell'immenso panorama che le opere di Borges offrono sia agli studiosi quanto al lettore occasionale. E soprattutto, alla filosofia, intesa come perplessità, o pensiero come congettura, e alla poesia, come forma suprema della razionalità. Scrittore puro, ma, paradossalmente, preferito da semiotici, matematici, filologi, filosofi e mitologi, Borges offre, per la perfezione del suo linguaggio, la sua conoscenza, l'universalismo delle sue idee, l'originalità della sua narrativa e la bellezza della sua poesia, un'opera che onora la lingua spagnola e la mente universale.[30]»
Temi ricorrenti
La metafora
I libri (e la biblioteca)
L'infinito spaziale e temporale
Il labirinto
Gli specchi
Il doppio
Le tigri
La rosa
Il sogno
Gli scacchi
Il viaggio
I miti nordici
I duelli dei malavitosi
I temi della colpa, del perdono e del peccato
Il paradiso perduto
Dio e le Sacre Scritture
La forma della spada
Temi internazionali
Argentina: è il biografo di Evaristo Carriego, suo amico del quale scrive una biografia immaginaria e fantasiosa; lettore di Leopoldo Lugones, Almafuerte, e altri; vi ambienta: Storia del tango, Il nostro povero individualismo, Horse Cart Inscriptions, Celebrazione del Mostro, Il Sud, The Mountebank
Israele: due poesie, due viaggi, la ricorrente compiacenza nella possibile (ma discussa) origine da un ceppo di immigrati ebrei lusitani. Un convegno su "Borges en Jerusalem" è stato celebrato nel 1999 e pubblicato nel 2003 dalla Vorvuert - Iberamericana. In generale nutre grande stima e affetto per questa giovane e antica nazione, e per il popolo ebraico in generale.
Italia: Borges ha una speciale affinità con la Divina Commedia di Dante Alighieri, soggetto dei Nove saggi danteschi e con Venezia. Alla Divina Commedia è pure liberamente ispirato L'Aleph (l'amore di Dante per Beatrice = l'amore di Borges per Beatriz Viterbo, personaggio ispirato a Estela Canto, con lo stesso personaggio di Carlos Argentino Daneri, il cui nome è l'anagramma di Dante Alighieri; un'Opera che contenga tutto, l'Aleph = Divina Commedia). Altra lettura prediletta era Ariosto, il cui italiano ha imparato viaggiando in autobus verso la biblioteca come per Dante. Il suo particolare amore per Dante Alighieri è stato definito dalla critica "dantismo immanente", poiché i riferimenti ai concetti danteschi legati alla tradizione cristiana presenti nell'opera borgesiana si traducono in un'immanenza (come per Thomas Stearns Eliot ed Ezra Pound) che non si risolve necessariamente in una perdita di sacralità (cfr. Lore Terracini e Roberto Paoli; il volume di Riccardo Ricceri è dedicato a Dante e allo specifico tema del dantismo immanente presente nell'opera dello scrittore argentino). Borges faceva spesso notare il legame tra Italia e Argentina, affermando scherzosamente di non potersi sentire davvero argentino in quanto non aveva origini italiane.[31] Borges ammira anche lo scrittore Giovanni Papini, che definisce "ingiustamente dimenticato"[19]. Borges era solito leggere in italiano - come l' opera di Dante e di Ariosto- l' opera di Benedetto Croce.
Francia: è influenzato da Léon Bloy (poeta decadente e reazionario di fine Ottocento) e da Marcel Schwob, erudito scrittore di fine Ottocento, autore di Vite immaginarie, fonte d'ispirazione per Storia universale dell'infamia; è un grande estimatore e scrive saggi su Guillaume Apollinaire
Norvegia e paesi nordici: vi ambienta i racconti Lo specchio e la maschera e Undr, entrambi della raccolta Il libro di sabbia; altri personaggi, come la donna protagonista di Ulrica, il giovane studioso de La corruzione e il vecchio re de Il disco sono nordici, a testimonianza del suo grande amore per la letteratura e il mito di quei paesi.
Temi religiosi
Cristianesimo: influenzato da Léon Bloy; Storia dell'Eternità, Tre versioni di Giuda, I teologi, Il Vangelo di Marco, Un teologo nella morte. L'influenza maggiore gli venne dalla Bibbia (i Vangeli, specialmente Giovanni, Paolo, Giobbe, Qohelet e anche gli apocrifi), che la nonna protestante conosceva a memoria e gli leggeva spesso.
Buddhismo: Tema del mendicante e del re, lettura sul Buddhismo in Sette notti.
Islam: L'accostamento ad Almotasim, La ricerca di Averroè, Hakim di Merv, il tintore mascherato (ma solo l'ambientazione è islamica, in quanto il credo di Hakim è schiettamente gnostico), La camera delle statue; è stato fortemente influenzato da Le mille e una notte del quale ha anche realizzato diverse traduzioni.
Ebraismo: La morte e la bussola, Il Golem, Una difesa della Cabala, Il miracolo segreto, letture sulla Cabala e su Shmuel Agnon.
Gnosticismo: alcuni dei suoi primi scritti a imitazione di Emanuel Swedenborg; Una vendicazione del falso Basilide, che soprattutto manifesta l'interesse per le correnti gnostiche ereticheggianti del Cristianesimo primitivo (Carpocrate, Basilide, i nicolaiti, gli anulari), presenti in molti testi già citati.
Taoismo: fondamentale retroterra della sua opera, è esplicitamente presente nelle opere ambientate in Cina.
Storia universale dell'infamia (Historia Universal de la Infamia, 1935), trad. di Mario Pasi, Il Saggiatore, Milano, 1961; trad. di Vittoria Martinetto e Angelo Morino, Adelphi, Milano, 1997 ISBN 88-459-1332-5
Libro di sogni (Libro de sueños, 1976), con Roy Bartholomew, trad. di Tilde Riva, Collana La Biblioteca di Babele n.32, Franco Maria Ricci editore, 1985 ISBN 88-216-0232-X; Collana Oscar La Biblioteca di Babele n.6, Mondadori, Milano, 1991; Collana Oscar scrittori moderni, Mondadori, 1998 ISBN 88-04-45552-7; a cura di Tommaso Scarano, Collana Piccola Biblioteca n.679, Adelphi, Milano, 2015.
Racconti brevi e straordinari (Cuentos breves y extraordinarios, 1955), trad. di Gianni Guadalupi, La Biblioteca blu n.12, Franco Maria Ricci, Parma, 1973; a cura di Tommaso Scarano, Collana Piccola Biblioteca n.755, Milano, Adelphi, 2020, ISBN 978-88-459-3477-3
Carme presunto e altre poesie (Poemas, 1923-1958), Introduzione e trad. di Ugo Cianciòlo, Einaudi, Torino, I ed. 1969; Collezione di Poesia n.121, Einaudi, Torino, 1975.
L'idioma degli argentini (El idioma de los argentinos, 1928), a cura di Antonio Melis, trad. di Lucia Lorenzini, Adelphi, Milano, 2016. [libro giovanile ripudiato dall'autore, ripubblicato solo nel 1998]
Brume, dei, eroi (Literaturas Germánicas Medievales, 1966), in collaborazione con Maria Esther Vazquez, trad. di Gianni Guadalupi e Marcelo Ravoni, Franco Maria Ricci, 1973; col titolo Letterature germaniche medioevali trad. di F. Antonucci, Theoria, 1984; a cura di A. Melis, trad. L. Lorenzini, Adelphi, Milano, 2014.
Oral (Borges oral, 1979), traduzione di Angelo Morino, Collana I David, Roma, Editori Riuniti, 1981, ISBN978-88-359-2269-8.
Siete noches, 1980 [conferenze tenute al Teatro Coliseo di Buenos Aires nel 1977]
Sette notti, traduzione di Mirka Eugenia Moras, Collana I Fatti e le Idee. Saggi e Biografie n.520, Milano, Feltrinelli, 1983, ISBN978-88-072-2520-8.
Sette sere, trad. e cura di Tommaso Scarano, Collana Piccola Biblioteca n.804, Milano, Adelphi, 2024, ISBN978-88-459-3896-2.
L'invenzione della poesia. Le lezioni americane (Arte poética, 2000), a cura di Calin-Andrei Mihailescu, trad. di Vittoria Martinetto e Angelo Morino, Collana Saggi di letteratura straniera, Milano, Mondadori, 2001, ISBN978-88-044-8840-8. [testo delle lezioni tenute all'Università di Harvard nel 1967]
La biblioteca inglese. Lezioni sulla letteratura (Borges profesor, 2000), traduzione di Glauco Felici e Irene Buonafalce, a cura di Martín Hadis e Martin Arias, Collana Saggi, Torino, Einaudi, 2006, ISBN978-88-061-8227-4. [Corso di 25 lezioni di Letteratura inglese tenuto all'Università di Buenos Aires nel 1966]
El aprendizaje del escritor, 2014. [trascrizione del seminario sulla scrittura dettato in Colombia nel 1971]
Il tango (El tango. Cuatro conferencias, 2016), a cura di Martín Hadas, ed. italiana a cura di Tommaso Scarano, Collana Piccola Biblioteca n.737, Milano, Adelphi, 2019, ISBN978-88-459-3281-6.
Libro di viaggio
Atlante (Atlas, 1984), con la collaborazione di María Kodama, a cura di Domenico Porzio e Hado Lyria, Collana Saggi e testi, Milano, Mondadori, 1985, ISBN978-88-042-5246-7. [versi e prosa]
Conversazioni
Richard Burgin, Conversazioni con Borges, Milano, Palazzi Editore, 1971.
Conversazioni americane (Borges at Eighty, 1982), traduzione di Franco Mogni, A cura di Willis Barnstone, postfazione di Jorge Isaias Oclander, Collana Universale scienze sociali, Roma, Editori Riuniti, 1984.
Conversazioni con Osvaldo Ferrari (Borges en diálogo. Conversaciones, 1985), traduzione di Francesco Tentori Montalto, Collana Nuovo Portico n.42, Milano, Bompiani, 1986. [incontri radiofonici del 1984]
Altre Conversazioni con Osvaldo Ferrari (Libro de diálogos. Conversaciones, 1986), trad. e curatela di F.T. Montalto, Collana Nuovo Portico, Milano, Bompiani, 1989.
Ultime Conversazioni con Osvaldo Ferrari (Diálogos últimos, 1987), traduzione di F. T. Montalto, Collana Nuovo Portico n.54, Milano, Bompiani, 1990, ISBN978-88-452-1643-5. [tenute alla Radio di Buenos Aires]
^ Theo L. D'Haen, "Magical Realism and Postmodernism: Decentering Privileged Centers, 1995.
^ab Louis P. Zamora, Wendy B. Faris, Magical Realism: Theory, History and Community, London, Duke University Press, pp. 191–208.
^Il premio Nobel Mario Vargas Llosa ritiene che Borges abbia realizzato la "vera rivoluzione della lingua spagnola" e che sia "forse il più grande scrittore cha ha dato la lingua spagnola dopo i classici". Bruno Arpaia, Il Venerdì di Repubblica, 2 dicembre 2022, p. 76.
^abcdefBorges. Il poeta contro i generali, su archiviostorico.corriere.it, corriere.it, 17 agosto 1999. URL consultato il 27 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 27 dicembre 2014).
^Emir Rodríguez Monegal in Borges, una biografia letteraria (Milano, Feltrinelli, 1982; or. ing. 1978), spiega: «... era già stato scelto assieme a Vicente Aleixandre, poeta surrealista spagnolo, per il Premio Nobel, quando una prematura visita a Santiago del Cile, per accettare una medaglia dal dittatore Pinochet, indusse l'Accademia svedese a cancellare opportunamente il suo nome...». Quando a Borges è stato chiesto se sapeva che ci fosse in gioco il Premio Nobel, rispose: «Ma guardi, io sapevo che c'era in gioco il Premio Nobel quando sono andato in Cile e il presidente, come si chiama? -Pinochet. -Sì, Pinochet mi ha dato la decorazione. Amo molto il Cile e ho capito che la nazione cilena, i miei lettori cileni, mi hanno decorato».
Blanchot Maurice, L'infinito letterario: L'Aleph, in ID Il libro a venire, Torino, Einaudi, 1969.
Matamoro Blas, Jorge Luis Borges o el juego trascendente, Buenos Aires, Peña Lillo Editor, 1971.
Monegal Emir Rodriguez, Borges: una biografia letteraria, Milano, Feltrinelli, 1982 (or. ing. 1978)
Barrenechea Ana Maria, La expresion de la irrealidad en la obra de Borges, Buenos Aires, Bibliotecas Universitarias & Centro Editor de America Latina, 1984.
Paoli Roberto, Borges e gli scrittori italiani, Napoli, Liguori, 1997.
Barili Amelia, Jorge Luis Borges y Alfonso Reyes: la cuestión de la identidad del escritor latinoamericano, México, Fonde de cultura económica, 1999.
Campa Riccardo, L'ombra etimologia del mondo, Bologna, Il Mulino, 2004
Eco Umberto, L'abduzione in Uqbar, in ID Sugli specchi e altri saggi, Milano, Bompiani, 2004.
Pauls Alan, El factor Borges, Barcelona, Editorial Anagrama, 2004.
Porzio Domenico, Jorge Luis Borges, Roma, Studio Tesi, 1992.