Type a search term to find related articles by LIMS subject matter experts gathered from the most trusted and dynamic collaboration tools in the laboratory informatics industry.
Heros (ἥρως hḗrōs; in italiano Eroe) è il termine greco antico con cui si indica, nella religione, nella mitologia e nella filosofia greca, un essere che si pone su un piano intermedio tra l'uomo e la divinità[1].
L'origine del termine ἥρως è incerta[2] anche se è attestato già in Lineare B come 𐀴𐀪𐀮𐀬𐀁 (ti-ri-se-ro-e)[3] ("tre volte eroe"[4], indica un grande eroe divinizzato; identificato anche con il dio Tritopator[5]). Per gli studiosi moderni il termine ἥρως è comunque collegabile al sanscrito vedico vīrá (in devanāgarī devanāgarī वीर, sostantivo maschile nel significato di "condottiero" o "eroe") come al latino vir (uomo di valore) ma anche al gotico vair e all'anglosassone wer[6], dal protoindoeuropeo *wih-rós.
Per Pierre Chantraine[7] il collegamento è invece con la radice, sempre indoeuropea, di *ser-, da cui il latino servare ("custodire") come ad indicare che allo hḗrōs viene celebrato il culto affinché egli offra protezione. Che il significato sia religioso è evidenziato, ad esempio, dallo stesso Pierre Chantraine[8].
Una etimologia certamente di fantasia fu proposta da Platone nel Cratilo:
«Ermogene: Anch'io penso questo, o Socrate, di essere del tutto d'accordo con te riguardo a questo. Ma l'ἥρως [eroe], che cosa sarebbe?
Socrate: Non è affatto difficile intendere questo, dato che il nome è stato modificato di poco, e mostra chiaramente la sua origine dall'ἔρως [amore].
Ermogene: Come dici?
Socrate: Non sai che gli ἥρωες [eroi] sono semidèi[9]?
Ermogene: E allora?
Socrate: Tutti certamente sono nati o da un dio innamorato di una mortale, o da un mortale innamorato di una dea. Se, dunque, esamini, anche questo secondo l'antica lingua attica, capirai meglio: ti risulterà chiaro infatti, che, rispetto al nome di ἥρωες (eroi) è stata piccola l'alterazione per ottenere il nome. E, così, questo è il significato di ἥρωες (eroi), oppure vuol significare che erano saggi e retori, si abili, sia dialettici, essendo capaci di interrogare»
Con il termine ἥρως (Héros, "Eroe") si indica nella religione greca un essere che si pone su un piano intermedio tra l'uomo e la divinità[11][12]. Ciò è evidente già nel periodo omerico dove tali "esseri" vengono appellati come ἡμίθεοι (semidèi)[13]. Platone conferma questa suddivisione aggiungendo anche la categoria dei Dèmoni[14] – già presenti in Esiodo[15], ma come stato di post mortem della generazione aurea e in qualità di tutori del genere umano[16].
Esiodo ci dice che gli eroi sono la quarta generazione (dopo le stirpi dell'oro, dell'argento e del bronzo) subito prima dell'avvento degli uomini:
«Poi, quando, anche questa stirpe la terra ebbe ricoperto,
ancora un'altra, la quarta, sulla terra nutrice di molti
Zeus Cronide creò, più giusta e migliore,
razza divina di eroi, che sono chiamati
semidei: la generazione a noi precedente sulla terra infinita.»
Gli eroi per quanto di natura eccezionale, sono simili e vicini agli uomini, nelle loro vene scorre sangue e non icore (ichór)[17] e non possiedono poteri soprannaturali[18]. E seppur nella cultura omerica, gli eroi sono coloro che nei poemi vengono cantati per le loro gesta, successivamente tale termine occorre ad indicare tutti coloro che, morti, dalla loro tomba (ἡρῷον hērōion) sono in grado di condizionare, positivamente o negativamente, la vita dei vivi e che per questo richiedono degli appropriati culti[19]. Tale sviluppo è generato dalla convinzione che nei poemi omerici vengano cantati uomini con caratteristiche eccezionali rispetto ai mortali[19]. Eroi non sono solo i "semidei" cantati da Omero ed Esiodo, ma anche personaggi, mitici o meno, alla cui tomba si presta un culto, come Giacinto, il giovine amato da Apollo al centro di un complesso rituale iniziatico o, per uscire dall'ambito strettamente "eroico", la vergine Ifinoe a cui sacrificano le fanciulle prima di maritarsi[20].
Come già ricordava Erwin Rohde[21] nel testo classico Psiche, l'associazione degli eroi alla nozione di "semidio" non inerisce a un loro presunto aspetto spirituale o alla natura di uomini glorificati, quanto piuttosto all'essere uomini figli di uomini e di dèi, dove la presenza di questa parentela occorreva per il loro innalzamento a un rango "divino". Esiodo collegava questa parentela al periodo in cui dèi e uomini convivevano, generando insieme la stirpe degli eroi che combatté a Tebe e a Troia. In occasione di quest'ultima guerra, il re degli dèi Zeus decise tuttavia di allontanare gli dèi dagli uomini[22].
I primi documenti in nostro possesso che indicano un culto dedicato agli eroi corrispondono ad un frammento inerente a Mimnermo[23] e a un testo di Porfirio che richiama una legge di Draconte:
«Si ricorda tuttavia anche una legge di Draconte di questo genere, legge eterna per gli abitanti dell'Attica, onorare gli dèi e gli eroi indigeni, pubblicamente seguendo le leggi dei padri, privatamente secondo le possibilità individuali, con preghiere, primizie di frutti e focacce annuali.»
«Mais "héros" comporte également une signification religieuse attestée après Homère : "demi-dieu" (déjà chez Hésiode), "dieu local"; il s'agit d'un culte funéraire et le plus souvent d'un humain divinisé, comme Thésée, ou même Sophocle; le mot s'est finalement appliqué (Ar., Alciphr., etc.) à un mort, un revenant. Le mot ἥρως s'appliquant à la fois aux héros d'Hom. et à des dieux doit être un terme de respect et de politesse : « sire », etc. Le culte des héros ignoré des textes homériques est certainement très ancien, puisqu'il est attesté, semble-t-il, en mycénien où le datif *τρισ-ἥρωι signifie "au triple héros", c'est-à-dire "au héros très antique"»
«Poi, dopo che la terra questa stirpe ebbe coperto,
essi sono, per volere del grande Zeus, dèmoni
propizi, che stanno sulla terra, custodi dei mortali,
e osservando le sentenze della giustizia e le azioni scellerate,
vestiti di aria nebbiosa, ovunque aggirandosi sulla terra,
dispensatori di ricchezze: questo privilegio regale posseggono»