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L'impatto culturale avuto dall'omoerotismo nella Grecia classica è una parte integrante della storia della sessualità umana. Le culture successive hanno articolato il proprio discorso sociologico nei riguardi dell'omosessualità e della pederastia, soprattutto nei momenti in cui l'amore tra persone dello stesso sesso è stato maggiormente vietato, attraverso i concetti di forma, armonia e bellezza dei corpi provenienti dalla tradizione classica: la scultura greca classica, un eventuale canone di bellezza, la Kalokagathia (perfezione estetica), il nudo eroico.

La metafora di amore greco diventa più vivida storicamente nei periodi in cui la ricezione ed accoglienza dell'antichità classica ha rappresentato un'importante influenza sui movimenti artistici ed intellettuali dominanti, innanzi tutto attraverso l'estetica[1].

«La Grecia, come memoria storica di un passato prezioso, romanzato e idealizzato come un tempo ed una cultura in cui l'amore tra maschi non solo era tollerato, ma in realtà incoraggiato ed espresso come altissimo ideale di cameratismo tra persone dello stesso sesso… Se la tolleranza e l'approvazione dell'omosessualità maschile era già avvenuta una volta e in una cultura tanto ammirata ed imitata per tutto il XVIII e il XIX secolo, non potrebbe essere possibile riprodurre anche nella modernità questa antica patria di non-eteronormatività?[2]»

A seguito del lavoro svolto sulla Storia della sessualità dal teorico francese Michel Foucault, la validità di un "modello greco antico" utilizzabile da parte della moderna cultura LGBT è stata messa fortemente in discussione[3]. Nel suo saggio intitolato "Greek Love" Alastair Blanshard vede per l'appunto il concetto di amore greco come una delle definizioni maggiormente problematiche e questione anche d'aspre divisioni all'interno del movimento di liberazione omosessuale[4].

Termini storici

Come significato preminente nelle moderne lingue europee[5], la frase "amore greco" si riferisce per o più ad una varietà di pratiche omoerotiche parte del patrimonio ellenico interno alla cultura occidentale[6]; le virgolette vengono spesso collocate su una od entrambe le parole per indicare che l'uso della frase viene determinato dal contesto in cui essa è posta. Serve ancor oggi spesso come frase in codice per indicare la pederastia[7] o come termine di "sanificazione" del desiderio omosessuale in contesti storici in cui esso è stato considerato inaccettabile[8].

In lingua tedesca "griechische Liebe" (Amore greco) compare all'interno della letteratura tedesca a partire all'incirca dalla metà del XVIII secolo, insieme a "socratische Liebe" (Amore socratico) e "platonische Liebe" (il cosiddetto amore platonico) in riferimento all'attrazione erotica tra maschi[9]. Il mondo dell'antica Grecia divenne a partire da questo periodo sempre più un punto di riferimento positivo, per cui gli uomini omosessuali di una certa estrazione sociale ed istruzione superiore avrebbero anche potuto intraprendere ed impegnarsi in un discorso che poteva altrimenti facilmente essere considerato come tabù[10].

Nel periodo iniziale della storia moderna è stata accuratamente mantenuta una profonda distinzione tra l'erotismo tutto al maschile idealizzato nella tradizione dell'Eros greco antico, trattato con estrema riverenza, e la sodomia la quale rappresentava il massimo termine di disprezzo dell'epoca per indicare gli atti omosessuali ("contro-natura")[11].

Sfondo greco antico

Lo stesso argomento in dettaglio: Omosessualità nell'antica Grecia e Pederastia greca.

Nella sua approfondita ricerca su L'omosessualità nella Grecia antica (1978), l'accademico britannico Kenneth Dover sottolinea che le definizioni/distinzioni attuali di eterosessualità e omosessualità non hanno equivalenti nella lingua greca antica; non vi è mai stata neppure alcuna nozione e significato nell'antica Grecia equivalente alla moderna concezione di preferenza o orientamento sessuale: è stato pertanto ipotizzato che qualsiasi cittadino adulto avrebbe naturalmente risposto, in tempi e modalità differenti, all'attrazione nei confronti di persone dello stesso sesso così come a quella rivolta verso persone di sesso opposto[12].

La prova riguardante l'esistenza dell'attrazione e di comportamenti omosessuali diffusi è molto più abbondante per quanto concerne gli uomini rispetto alle donne. Sia l'amore romantico che la vera e propria passione sensuale tra maschi erano spesso considerati perfettamente in linea con la norma vigente; in alcune circostanze addirittura sani ed ammirevoli. Il rapporto possibile più comune tra due maschi era quello inerente alla "paiderasteia", un'istituzione socialmente riconosciuta in cui un uomo adulto (-erastès o amante attivo) rimaneva per un certo periodo di tempo legato sentimentalmente a un maschio adolescente appartenente alla sua stessa comunità (-eromenos o amante passivo/amato)[13].

Lo studioso e autore Martin Litchfield West interpreta la pederastia greca essenzialmente come un sostituto per l'amore eterosessuale, essendo il libero contatto tra i sessi fortemente limitato dalla società dell'epoca[14]. Sia l'arte greca che la letteratura greca ritraggono queste relazioni in uno sfondo a volte decisamente erotico-sessuale, talvolta fortemente idealizzato, educativo e pertanto non consumato sensualmente in cui il partner più anziano svolgeva un ruolo eminentemente di mentoring.

Una delle caratteristiche distintive dell'erotismo greco tra maschi era poi quella di essere ampiamente presente in ambiente militare, il cui massimo esempio costitutivo è dato dal battaglione sacro di Tebe (vedi in omosessualità militare nell'antica Grecia e pederastia tebana)[15], anche se la misura in cui le relazioni omosessuali svolgessero un ruolo militare preminente al suo interno è stato in parte messo in discussione[16].

Alcune tra le più importanti e celebri narrazioni della mitologia greca sono state interpretate come essere un riflesso dell'usanza pederastica, in particolare il mito riguardante il rapimento di Ganimede da parte di Zeus con l'intenzione di farlo diventare il coppiere durante il simposio degli Olimpi[17]. Anche la vicenda riguardante il tragico amore del dio Apollo nei confronti del bellissimo Giacinto viene spesso referenziata come essere uno dei maggiori miti pederastici, riguardante nello specifico la pederastia spartana.

Le principali fonti letterarie antiche riguardanti l'omosessualità greca sono la lirica greca, la commedia antica, le opere di Platone e Senofonte, i discorsi pronunciati all'assemblea del tribunale ateniese (Contro Timarco), la pittura vascolare greca raffigurante scene di corteggiamento e atti sessuali tra maschi[18].

Antica Roma

Nella lingua latina con "mos Graeciae" o "mos Graecorum" ("tradizione greca" o "la via dei Greci") ci si viene a riferire a tutta una serie di comportamenti che nell'antica Roma venivano considerati come di derivazione greca comprese, ma non limitate ad esse, anche certe pratiche sessuali[19]. I comportamenti omosessuali a Roma erano accettabili solamente all'interno di un rapporto intrinsecamente diseguale; i cittadini romani maschi avrebbero in ogni caso mantenuto la loro mascolinità fintanto che avessero preso il ruolo attivo-penetrante e partner sessuali appropriati potevano essere sia uomini che si dedicavano alla prostituzione maschile sia schiavi (i quali sarebbero stati quasi sempre dei non romani, quindi dei non-cittadini i quali non godevano di alcun diritti civili[20].

Nel mondo greco sia arcaico che classico la paiderasteia era stata un rapporto sociale formale tra uomini nati liberi; estrapolata dal contesto e rimodellata come prodotto di lusso di un popolo conquistato, la pederastia è venuta nell'impero romano ad esprimere ruoli che si basavano essenzialmente sul dominio e lo sfruttamento[21].

Agli schiavi venivano spesso dati nomi greci, gli stessi prostituti li assumevano a volte volentieri, indipendentemente dalla loro effettiva origine etnica: tutti i ragazzi-pueri da cui il poeta Marziale è attratto hanno nomi greci[22]. L'utilizzo degli schiavi in qualità di oggetti sessuali definisce la pederastia romana; venivano poi considerate pratiche erotiche in qualche modo di derivazione greca quelle che venivano indirizzate a ragazzi nati liberi ed apertamente corteggiati in conformità on le tradizioni elleniche della pederastia greca[23]. La figura dell'eromenos viene successivamente tradotta a Roma col nome di pais-fanciullo, inteso come vezzeggiativo e non necessariamente indicante una precisa categoria d'età anagrafica[24].

L'Effeminatezza o una mancanza di disciplina nella gestione dell'attrazione sessuale provata verso un altro maschio minacciava la "romanità" di un uomo e quindi poteva facilmente essere denigrata come "orientale" o "greca". I timori che i modelli greci con i loro codici potessero corrompere la tradizione sociale romana (il mos maiorum) sembrano aver indotto alla promulgazione di una legge vagamente documentata - la Lex scantinia - che ha tentato di regolamentare gli aspetti delle relazioni omosessuali tra maschi nati liberi e di proteggere la gioventù romana dagli uomini adulti che emulavano i costumi grevi della pederastia[25].

Alla fine del II secolo a.C. tuttavia, l'elevazione della letteratura e dell'arte ellenica come modelli di espressione iniziò a causare un omoerotismo diffuso, considerato sempre più come segno di urbanità e sofisticatezza[26]. Il console Quinto Lutazio Catulo era membro autorevole di un circolo di poeti che hanno composto brevi poesie ellenistiche com'era di moda nella tarda Repubblica. Uno dei suoi pochi frammenti superstiti è una poesia di desiderio erotico rivolta ad un maschio con un nome greco, segnalando in tal maniera la nuova estetica della cultura romana[27].

L'ellenizzazione della cultura d'élite ha influenzato anche gli atteggiamenti sessuali tra "i romani filoellenici più all'avanguardia"[28], in una maniera in parte distinta dall'effettivo orientamento sessuale o comportamento[29]; questo passaggio è venuto a compimento nella "nuova poesia" del I secolo a.C. Le poesie di Gaio Valerio Catullo, scritte in forme adattate alla metrica greca, includono diversi brani di desiderio pederastico espresso per un giovane nato libero chiamato esplicitamente "Giovenzio" (Iuventius). Il suo nome latino e la sua condizione di nato libero sovverte decisamente la tradizione dell'omosessualità nell'Antica Roma[30].

Rinascimento

Le relazioni omosessuali maschili interpretate come genere a parte conosciuto sotto il nome ideale di "amore greco" sono sempre state disconosciute all'interno di quella parte di tradizione occidentale rappresentata dal Giudeo-cristianesimo[31]. Durante il periodo post-classico la poesia d'amore indirizzata da maschi verso altri maschi è stata considerata generalmente un tabù[32].

Nel 1469[33] Marsilio Ficino, esponente del rinascimento italiano e cofondatore dell'Accademia neoplatonica a Firenze, reintrodusse il Simposio di Platone nella cultura occidentale con la sua traduzione latina dal titolo "De Amore"[34]. Il Simposio è presto divenuto il testo più importante per la concezione dell'amore in generale nel corso del Rinascimento[35]. Nel suo commento filologico all'antico filosofo greco Ficino interpreta come "amor Platonicus" e "amor Socraticus" l'allegoria idealizzata dell'amore tutto al maschile, in linea con la dottrina della Chiesa cattolica del suo tempo[36].

L'interpretazione ficiniana del Simposio ha influenzato tutta una visione filosofica che vede la ricerca della conoscenza, in particolare quella riferita al Conosci te stesso, come richiedente di necessità una sublimazione del desiderio sessuale[37]. Ficino ha quindi iniziato il lungo processo storico di soppressione dell'omoerotismo dalle opere di platoniche[38], in particolare nel Carmide ove si è cercato di minimizzare il più possibile la minaccia di "esposizione della natura carnale dell'amore greco"[39]. Per Ficino l'amore platonico è stato un legame tra due uomini che favoriva una vita emotiva ed intellettuale condivisa, in quanto distinto dall'amore greco praticato storicamente nella pederastia greca consistente nell'intimo rapporto tra erastès ed eromenos[40].

Ficino ha quindi indirizzato l'utilizzo più moderno del termine amore platonico, per significare un amore privo del tutto di sessualità. Proprio nel suo commento al Simposio Ficino attua un'accurata separazione tra l'atto di sodomia - che senza mezzi termini condanna - dall'amore socratico che invece loda come la più alta forma possibile di amicizia, sostenendo che gli uomini potevano scoprire attraverso la bellezza esteriore e il sentimento di amicizia che ne consegue il bene più grande e alto possibile, ossia Dio. In tal maniera ha fatto opera di cristianizzazione ed ulteriore idealizzazione dell'amore maschile così com'era stato originariamente espresso da Socrate e riportato in forma scritta dal discepolo[41].

Durante tutto il periodo rinascimentale artisti quali Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti hanno ampiamente utilizzato la filosofia platonica come fonte d'ispirazione per alcune tra le loro opere più grandi. La cosiddetta riscoperta dell'antichità classica in questo periodo è stata percepita come una vera e propria esperienza liberatoria e l'amore greco come ideale del modello platonico[42]. Michelangelo si è così proposto al pubblico come un amante ideale degli uomini, che unisce l'ortodossia cattolica all'entusiasmo pagano nei suoi innumerevoli ritratti delle forme maschili, questo particolarmente accade col David, ma non solo[43]; il pronipote modificò in seguito le sue poesie per diminuire quanto più possibile le sue espressioni d'amore più che mai intenso rivolte al giovane Tommaso de' Cavalieri[44].

Per contro l'autore del rinascimento francese Michel de Montaigne, la cui visione dell'amore e dell'amicizia era umanista e razionalista, respinse l'amore greco come modello nel suo saggio intitolato "De l'amitié"; egli scrisse ch'esso non corrispondeva alle esigenze sociali del suo tempo in quanto il coinvolgimento nella relazione richiedeva necessariamente una disparità di età oltre una differenza totale nelle funzioni assegnate ad ognuno dei due innamorati[45].

Montaigne intendeva l'amicizia come un rapporto tra pari nel contesto di una libertà politica, pertanto questa intrinseca disuguaglianza esistente nell'antico amore greco ne diminuiva il valore[46]. La bellezza fisica e l'attrazione sessuale inerente al modello greco per il saggista e filosofo francese del '600 non erano condizioni necessarie per poter instaurare un prolifico rapporto d'amicizia e congeda i rapporti omosessuali, a cui si riferisce con la definizione di "licence grecque", come socialmente ripugnanti[47].

Anche l'importazione all'ingrosso di una qual forma di modello greco sarebbe socialmente improprio, il termine utilizzato da Montaigne sembra riferirsi soltanto ai comportamenti omosessuali per così dire licenziosi; ciò in netto contrasto col comportamento moderato vigente tra gli uomini in stato di perfetta amicizia. Quando Montaigne sceglie di presentare il proprio saggio sull'amicizia ricorrendo apertamente al modello greco "il ruolo dell'omosessualità come tropo è più importante del suo status attuale di desiderio o atto tra maschi... la "license grecque" diventa un apparecchio estetico per inquadrarne il centro focale"[48].

Scultura in marmo del 1844-48 ritraente Johann Joachim Winckelmann, lo storico dell'arte fondatore dell'estetica moderna.

Neoclassicismo

Il termine tedesco "griechische Liebe" (amore greco) compare all'interno della letteratura tedesca tra il 1750 e il 1850, insieme a "socratische Liebe" (amore socratico) e "Platonische Liebe" (amore platonico) in riferimento alle attrazioni sessuali di stampo omoerotico[49].

Il lavoro compiuto dallo storico dell'arte tedesco Johann Joachim Winckelmann ha avuto una grande influenza sulla formazione degli ideali classici nel XVIII secolo, ed è anche un punto di partenza frequente per le storie della letteratura gay tedesca[50]. Winckelmann ha osservato con estrema attenzione l'omoerotismo intrinseco dell'arte greca, anche se sentiva di aver lasciato in gran parte questa percezione in una forma implicita: "Avrei dovuto essere in grado di dire di più se avessi scritto per i greci, e non in una lingua moderna, che ha imposto a me alcune restrizioni"[51].

L'Apollo del Belvedere.

La sua omosessualità ha influenzato notevolmente la sua risposta all'arte greca e spesso su questo argomento tendeva verso il rapsodico: "dall'ammirazione passo allo stato di estasi...", ha scritto nei riguardi dell'Apollo del Belvedere[52], "Io mi sento come se fossi trasportato a Delo e nei boschi sacri di Licia - luoghi che il dio Apollo ha onorato con la sua presenza - e la statua sembra prendere vita come la meravigliosa creazione di Pigmalione"[53]. Anche se al giorno d'oggi viene considerato come "astorico e utopico", il suo approccio alla storia dell'arte ha fornito un "corpo" e "una serie di tropi" per l'idea e la concezione di amore greco, "una semantica circostanziata sull'amore greco che... alimenta i relativi discorsi settecenteschi sull'amicizia e nei confronti dell'amore generalmente inteso[54].

La "visione ideal-romantica" di Winckelmann ha ispirato i poeti tedeschi nella seconda metà del XVIII secolo e poi tutti quelli del XIX secolo[55], tra cui Goethe il quale ha evidenziato la glorificazione di Winckelmann dei giovani maschi in stato di nudo eroico nell'antica scultura greca come centrale per una nuova estetica del tempo moderno[56], per i quali Winckelmann stesso era un modello di amore greco come forma superiore di amicizia[57]. Anche se Winckelmann non ha inventato l'eufemismo "amore greco" per indicare l'omosessualità, è stato però considerato come una "levatrice intellettuale" per il modello greco come estetica e ideale filosofico che forma per l'intero XIX secolo il culto omosociale dell'amicizia[58].

Opere in lingua tedesca di questo periodo derivanti dal milieu degli studi classici sull'"amore greco" sono i saggi accademici di Christoph Meiners e Alexander von Humboldt, la poesia parodica "Juno e Ganimede" di Christoph Martin Wieland e "Ein Jahr in Arkadien: Kyllenion" (Un anno in Arcadia: Kyllenion 1805), un romanzo incentrato su una storia d'amore esplicitamente omosessuale in un ambiente greco il cui autore fu il duca Augusto di Sassonia-Gotha-Altenburg[56].

Particolare della Morte di Socrate (1787) di Jacques-Louis David; un'idealizzazione dell'omosocialità presente massicciamente nella cultura Greca.

Le opere d'arte del neoclassicismo raffigurano spesso e volentieri la società antica ed una forma idealizzata di "amore greco"[59]. Jacques-Louis David già a partire dalla sua tela giovanile Morte di Socrate è destinato a diventare un pittore della grecità, intriso pertanto di un forte apprezzamento nei confronti dell'"amore greco" come tributo e documentazione di relazioni di amicizia romantica disinteressata e di fraternità tutta al maschile[60].

Ritratto del giovane Lord Byron. Il busto rivolto verso sinistra, tiene il suo mantello di velluto rosso drappeggiato sulle spalle con la mano destra (1837), di Henry Pierce Bone.

Romanticismo inglese

Il concetto di amore greco era assai importante per due dei più celebri poeti del Romanticismo di lingua inglese, Lord Byron e Shelley. L'età della Reggenza in Inghilterra era un'epoca caratterizzata da ostilità ed una "frenesia di... persecuzione" contro gli omosessuali, i cui decenni più virulenti hanno coinciso esattamente con la vita di Byron[61].

I termini "omosessuale" e "gay" non erano ancora utilizzati, ma l'eufemismo "amore greco" tra i contemporanei di Byron divenne presto un modo di concettualizzare l'omosessualità, altrimenti tabù, nei precedenti di un passato classico molto stimato. Il filosofo Jeremy Bentham, per fare solo un esempio, ha fatto appello ai modelli sociali dell'antichità classica, come i legami omoerotici del battaglione sacro e la pederastia greca, per dimostrare come questi rapporti non avessero di per sé nessun influsso nei riguardi dell'erosione del matrimonio eterosessuale o della struttura familiare[62].

L'alta considerazione per l'antichità classica nel XVIII secolo ha causato qualche aggiustamento negli atteggiamenti omofobici continentali, ma non in Inghilterra[63]. In Germania, l'alto prestigio dato dallo studio della filologia classica ha portato alla fine a traduzioni e saggi più onesti che hanno esaminato anche l'omoerotismo di cui era impregnata la cultura greca, inteso soprattutto come pederastia; questo nel contesto dell'indagine scientifica piuttosto che in quello della condanna morale.

I forti sentimenti religiosi e nazionalisti in Inghilterra nel complesso han fatto sì che il paese rimanesse ostile nei confronti delle espressioni d'amore tra persone dello stesso sesso[63]. Fu però proprio l'arcivescovo di Canterbury John Potter a scrivere quello che potrebbe essere il resoconto più effusivo della pederastia greca disponibile in inglese al momento, al di fuori della "List of Historical Writers Whose Works I Have Perused" che Byron ha elaborato a 19 anni[64].

Platone non era molto letto ai tempi di Byron, in contrasto con la successiva epoca vittoriana, quando le traduzioni del Simposio e del Fedro sarebbero state il modo più probabile per un giovane studente di conoscere la sessualità greca[65]. L'unica traduzione inglese del Simposio, pubblicato in due parti nel 1761 e il 1767, era stata un'impresa ambiziosa dallo studioso Floyer Sydenham, che tuttavia ha tenuto a sopprimere totalmente l'omoerotismo del testo: Sydenham ha difatti regolarmente tradotto la parola eromenos come "padrone" e "ragazzo" spesso diventa "fanciulla" o "donna"[66]. Allo stesso tempo, il curriculum classico nelle scuole di inglese passò a dare la preferenza dallo studio delle opere di storia e filosofia alla poesia latina e alla lirica greca che molto spesso affrontato temi erotici[67].

Nel descrivere gli aspetti omoerotici della vita di Byron e della sua intera produzione, Louis Crompton usa il termine generico "amore greco" per coprire i modelli letterari e culturali dell'omosessualità dall'antichità classica nel suo complesso, sia greche che romane[68], così com'era la ricezione degli intellettuali, artisti e moralisti del tempo.

Per quelli come Byron che erano impregnati di letteratura classica, la frase "l'amore greco" evocava immediatamente i miti pederastici quali potevano essere le storie di Ganimede e di Giacinto, nonché personaggi storici come i martiri politici Armodio e Aristogitone, l'imperatore romano del II secolo Adriano e il suo amato Antinoo; Byron si riferisce a tutte queste vicende nei suoi scritti.

Ma era ancora più familiare con la tradizione classica dell'amore maschile nella letteratura latina, avendo citato a più riprese o tradotto i passaggi omoerotici provenienti dalla poesia di Catullo, Orazio, Virgilio, per finire con Petronio[69] il cui nome "era sinonimo di omosessualità nel XVIII secolo a causa del suo romanzo Satyricon il quale è pieno di episodi d'amore omosessuale[70].

Nel cerchio di Byron all'università di Cambridge "Horatian" era una parola in codice per intendere la bisessualità[69]. Nella sua corrispondenza, Byron e i suoi amici fanno ricorso al codice delle allusioni classiche, in uno scambio di rinvii ed elaborati giochi di parole per "Giacinti" che potrebbero essere colpito da "Quoits" (tradizionale gioco di lancio degli anelli), proprio come il mitologico Giacinto era stato accidentalmente abbattuto mentre stava giocando al lancio del disco assieme ad Apollo[71].

Epoca vittoriana

Note

  1. ^ Alastair J.L. Blanshard, Greek Love, in Sex: Vice and Love from Antiquity to Modernity (Wiley-Blackwell, 2010), pp. xi and 91–92 et passim.
  2. ^ Susan Petrilli, Translation, translation, Rodopi, 14 novembre 2003, p. 624, ISBN 978-90-420-0947-9.
  3. ^ Blanshard, Greek Love, p. 161; Didier Eriobon, Insult and the Making of the Gay Self, translated by Michael Lucey (Duke University Press, 2004), p. xxiv.
  4. ^ Blanshard, Greek Love, p. 161.
  5. ^ Craig Arthur Williams, Roman homosexuality, Oxford University Press, USA, 10 giugno 1999, p. 72, ISBN 978-0-19-511300-6.
  6. ^ Julie Anne Taddeo, Lytton Strachey and the search for modern sexual identity, 1ª ed., Routledge, 18 luglio 2002, p. 21, ISBN 978-1-56023-359-6.
  7. ^ David Halperin, John J. Winkler, e Froma I. Zeitlin, introduzione a Before Sexuality: The Construction of Erotic Experience in the Ancient Greek World (Princeton University Press, 1990), p. 19.
  8. ^ Patricia Pulham, Art and the Transitional Object in Vernon Lee's Supernatural Tales (Ashgate, 2008), p. 59.
  9. ^ Susan E. Gustafson, Men desiring men, Wayne State University Press, June 2002, p. 24, ISBN 978-0-8143-3029-6.
  10. ^ Susan Petrilli, Translation, translation, Rodopi, 14 novembre 2003, p. 623, ISBN 978-90-420-0947-9.
  11. ^ Gert Hekma, The Pursuit of Sodomy: Male Homosexuality in Renaissance and Enlightenment Europe, Haworth Press, 1989, p. 436.
  12. ^ K.J. Dover, Greek Homosexuality (Harvard University Press, 1978, 1989), p. 1 et passim.
  13. ^ David Sacks, A Dictionary of the Ancient Greek World (Oxford University Press, 1995), pp. 115–115.
  14. ^ Martin Litchfield West, Studies in Greek Elegy and Iambus, Walter de Gruyter and Co. (1974), p. 75.
  15. ^ A Dictionary of the Ancient Greek World, pp. 115–117.
  16. ^ David Leitao, 'The legend of the Theban Band', in M. Craven Nussbaum and J. Sihvola The Sleep of Reason: Erotic Experience and Sexual Ethics in Ancient Greece and Rome, Chicago University Press (2002), pp. 140-50.
  17. ^ A Dictionary of the Ancient Greek World, p. 117;
  18. ^ A Dictionary of the Ancient Greek World, p. 115.
  19. ^ Craig Williams, Roman Homosexuality (Oxford University Press, 1999, 2010), pp. 61, 70, 308, 342 (examples in note 53).
  20. ^ Helen King, "Sowing the Field: Greek and Roman Sexology," in Sexual Knowledge, Sexual Science: The History of Attitudes to Sexuality (Cambridge University Press, 1994), p. 30.
  21. ^ John Pollini, "The Warren Cup: Homoerotic Love and Symposial Rhetoric in Silver," Art Bulletin 81.1 (1999), pp. 37, 40–41 et passim.
  22. ^ Sandra R. Joshel, Slavery in the Roman World (Cambridge University Press, 2010), pp. 78 and 95; John G. Younger, Sex in the Ancient World from A to Z (Routledge, 2005), p. 38.
  23. ^ Williams, Roman Homosexuality, p. 17.
  24. ^ Dover, Greek Homosexuality, p. 16; Marguerite Johnson and Terry Ryan, Sexuality in Greek and Roman Society and Literature: A Sourcebook (Routledge, 2005), pp. 3–4; Anne L. Klinck, "'Sleeping in the Bosom of a Tender Companion': Homoerotic Attachments in Sappho," in Same-sex Desire and Love in Greco-Roman Antiquity and in the Classical Tradition of the West (Haworth Press, 2005), p. 202; Jane McIntosh Snyder, The Woman and the Lyre (Southern Illinois University Press, 1989), p. 3.
  25. ^ Pollini, "Warren Cup," p. 27, with reference to the Lex Scantinia; Jan Bremmer, "An Enigmatic Indo-European Rite: Paederasty," Arethusa 13.2 (1980), p. 288.
  26. ^ Ramsay MacMullen, "Roman Attitudes to Greek Love," Historia 31.4 (1982), pp. 484–502.
  27. ^ Eva Cantarella, Bisexuality in the Ancient World (Yale University Press, 1992, 2002, originally published 1988 in Italian), p. 120; Edward Courtney, The Fragmentary Latin Poets (Oxford: Clarendon Press, 1992), p. 75.
  28. ^ Pollini, "Warren Cup," p. 28.
  29. ^ David M. Halperin, "The First Homosexuality?" in The Sleep of Reason: Erotic Experience and Sexual Ethics in Ancient Greece (University of Chicago Press, 2002), pp. 242 and 263.
  30. ^ Pollini, "Warren Cup," p. 28. Catullus's poems are more often addressed to a woman.
  31. ^ Louis Crompton, Homosexuality and Civilization (Harvard University Press, 2006), pb ed., pp. 213, 411 et passim.
  32. ^ Louis Crompton, Byron and Greek Love (University of California Press, 1985), p 6.
  33. ^ Armando Maggi, "On Kissing and Sighing: Renaissance Homoerotic Love from Ficino's De Amore and Sopra Lo Amore to Cesare Trevisani's L'impresa (1569)," in Same-Sex Desire and Love in Greco-Roman Antiquity and in the Classical Tradition (Haworth Press, 2005), p. 315, gives a date of 1484.
  34. ^ Phillippa Berry, Of Chastity and Power: Elizabethan Literature and the Unmarried Queen (Routledge, 1989, 1994), p. 29; Robert Aldrich, The Seduction of the Mediterranean: Writing, Art, and Homosexual Fantasy (Routledge, 1993), p. 38; Beert C. Verstraete and Vernon Provencal, introduction to Same-Sex Desire and Love in Greco-Roman Antiquity and in the Classical Tradition (Haworth Press, 2005), p. 9. Ficino è "forse il più importante commentatore platonico e maestro del Rinascimento": Blanshard, "Greek Love," p. 128.
  35. ^ Berry, Of Chastity and Power, p. 29.
  36. ^ Byrne R. S. Fone, The Columbia anthology of gay literature, Columbia University Press, 15 maggio 1998, pp. 131, ISBN 978-0-231-09670-6.
  37. ^ Berry, Of Chastity and Power, p. 2.
  38. ^ Blanshard, "Greek Love," p. 101; Aldrich, The Seduction of the Mediterranean, p. 80; Maggi, "On Kissing and Sighing," pp. 315–340, per una discussione più ampia dell'omoerotismo in Ficino e relative pertinenze e connessioni.
  39. ^ Blanshard, "Greek Love," p. 101.
  40. ^ Nikolai Endres, "Plato, Platotude, and Blatancy in E.M. Forster's Maurice," in Alma parens originalis?: The Receptions of Classical Literature and Thought in Africa, Europe, the United States, and Cuba (Peter Lang, 2007), p. 178, note 2.
  41. ^ Robert Aldrich, The seduction of the Mediterranean, Routledge; 1 edition, 15 novembre 1993, pp. 38, ISBN 978-0-415-09312-5.
  42. ^ Rachel Annand Taylor, Leonardo the Florentine - A Study in Personality, Kiefer Press, 15 marzo 2007, pp. 483, ISBN 978-1-4067-2927-6.
  43. ^ Louis Crompton, Homosexuality and civilization, Belknap Press of Harvard University Press, 31 ottobre 2006, pp. 270, ISBN 978-0-674-02233-1.
  44. ^ Crompton, Byron and Greek Love, p. 5.
  45. ^ Et cet'autre licence Grecque est justement abhorrée par nos muers: Montaigne, "De l'amitié" (1580), 187a and c, così come citato e discusso da Zahi Anbra Zalloua, Montaigne and the Ethics of Skepticism (Rockwood Press, 2005), pp. 86–87.
  46. ^ Michael Platt, "Montaigne, Of Friendship, and On Tyranny," in Freedom over Servitude: Montaigne, La Boétie, and "On Voluntary Servitude" (Greenwood, 1998), p. 58; una particolare attenzione al contesto della libertà politica viene svolto da Marc D. Schachter in, " 'That Friendship Which Possesses the Soul': Montaigne Loves La Boétie," in Homosexuality in French History and Culture (Haworth Press, 2001), p. 14.
  47. ^ Zalloua, Montaigne and the Ethics of Skepticism, p. 87. Platt, "Montaigne," p. 58, ritiene che l'enfasi di Montaigne sulla parità è più importante che il suo rifiuto dell '"amore più fisico-corporeo tra i maschi". Montaigne nel suo passaggio include anche le donne incapaci di vera amicizia.
  48. ^ Todd W. Reeser, Moderating Masculinity in Early Modern Culture (University of North Carolina Press, 2006), pp. 187–214, citazione a p. 213.
  49. ^ Susan E. Gustafson, Men desiring men, Wayne State University Press, June 2002, ISBN 978-0-8143-3029-6.
  50. ^ Robert Tobin, "German Literature," in Gay Histories and Cultures: An Encyclopedia (Taylor & Francis, 2000), p. 612.
  51. ^ Crompton, Byron and Greek Love, pp. 87–88, citando Winckelmann: Writings on Art ed. David Irwin (London: Phaidon, 1972), pp. 105–106.
  52. ^ Le opinioni sull'"Apollo Belvedere" in The Classical Tradition (Harvard University Press, 2010), pp. 55–56.
  53. ^ Winckelmann, come viene citato da William Armstrong Percy III, "Reconsiderations about Greek Homosexualities," in Same-Sex Desire and Love in Greco-Roman Antiquity and in the Classical Tradition, (Haworth Press, 2005), p. 49, con riferimento ad Aldrich, The Seduction of the Mediterranean, p. 51.
  54. ^ Alice A. Kuzniar, Outing Goethe and His Age (Stanford University Press, 1996), p. 14 et passim. Vedi anche Alex Potts, Flesh and the Ideal: Winckelmann and the Origins of Art History (Yale University Press, 1994, 2000), e Susan E. Gustafson, Men Desiring Men: The Poetry of Same-Sex Identity and Desire in German Classicism (Wayne State University Press, 2002), p. 63, su come le lettere di Winckelmann forniscono "una serie di tropi che segnalano la lotta per esprimere il desiderio erotico tra maschi."
  55. ^ Aldrich, The Seduction of the Mediterranean, p. 55.
  56. ^ a b Tobin, "German Literature," in Gay Histories and Cultures, p. 612.
  57. ^ W. Daniel Wilson, "Diabolical Entrapment: Mephisto, the Angels, and the Homoerotic in Goethe's Faust II," in Goethe's Faust: Theatre of Modernity (Cambridge University Press, 2011), p. 177.
  58. ^ Aldrich, The Seduction of the Mediterranean, p. 55; Gustafson, Men Desiring Men, pp. 11, 32, 44.
  59. ^ Robert Aldrich, The seduction of the Mediterranean, Routledge; 1 edition, 15 novembre 1993, pp. 136, ISBN 978-0-415-09312-5.
  60. ^ Thomas E. Crow, Emulation, Yale University Press; Revised edition, 20 giugno 2006, pp. 99, ISBN 978-0-300-11739-4.
  61. ^ Crompton, Byron and Greek Love, p. 3, come evidenziato dalla lettura di "poets and novelists, theologians, journal writers, and historians, along with newspapers, political speeches, reports of religious societies, and popular pamphlets."
  62. ^ Crompton, Byron and Greek Love, pp. 38–53, in particolare pp. 49–51.
  63. ^ a b Crompton, Byron and Greek Love, p.86.
  64. ^ Crompton, Byron and Greek Love, pp. 97–97. Nelle sue Antiquities of Greece (1697–99), l'arcivescovo anglicano John Potter presuppone che "the excellent passion" del battaglione sacro tebano fosse casta. Potter fa eco all'elogio espresso da Ateneo di Naucrati nei confronti della pederastia, e da Strabone nella sua descrizione della pederastia cretese.
  65. ^ Crompton, Byron and Greek Love, p. 89.
  66. ^ Crompton, Byron and Greek Love, pp. 89–90.
  67. ^ Crompton, Byron and Greek Love, p. 91.
  68. ^ La letteratura latina in special modo è stata veduta come derivante direttamente e continuatrice del patrimonio dato dalla letteratura greca.
  69. ^ a b Crompton, Byron and Greek Love, p. 11.
  70. ^ Crompton, Byron and Greek Love, p. 93.
  71. ^ Via a punning allusion to Petronius's Satyricon, plenum et optabilem coitum ("full and to-be-wished-for coitus"); Crompton, Byron and Greek Love, pp. 127–129. See also Barry Weller, "English Literature," in Gay Histories and Cultures: An Encyclopedia (Taylor & Francis, 2000), p. 444, on the use of classical allusions as code among Byron and his circle.
Zeus che rapisce Ganimede; terracotta di epoca arcaica.

Bibliografia

Voci correlate